martedì 16 aprile 2013

Amedeo Ricucci è libero!

Da qualche giorno il giornalista calabrese Amedeo Ricucci è tornato in Italia, a Roma. Il suo paese d'origine, Cetraro, lo aspetta per fare una grande festa.

Per saperne di più su Amedeo www.amedeoricucci.it

sabato 6 aprile 2013

Il giornalista della Rai Amedeo Ricucci trattenuto in Siria: il nostro speciale sul repoter di guerra cetrarese


Amedeo Ricucci, giornalista cetrarese, è attualmente trattenuto nel nord della Siria con altri tre reporter. 

La redazione di Controcorrenteonline chiede di liberarlo immediatamente: l'informazione non si deve fermare.

Riproponiamo alcuni degli articoli che da Cetraro abbiamo pubblicato negli ultimi dieci anni sull'attività di reporter di guerra del giornalista cetrarese. Molti di questi pezzi sono apparsi sulla stampa regionale calabrese.

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Attacco all’Afghanistan


di Mario Bencivinni


“Alle 18 e 30 ora italiana abbiamo sentito le prime esplosioni provocate dai bombardamenti a Kabul”. Con queste parole il giornalista cetrarese Amedeo Ricucci, inviato speciale del TV7 Rai in Afghanistan, ha confermato nel corso della edizione straordinaria del Tg1 di domenica sette ottobre l’inizio dell’azione militare guidata dagli Stati Uniti contro l’Afghanistan.

Subito dopo l’inizio dei bombardamenti anglo-americani, Ricucci ha lasciato la sua postazione a Jabal Os Sarag, cinquanta chilometri da Kabul, per avvicinarsi il più possibile alla capitale afgana. Intorno a lui le grida di entusiasmo dei Mujaidin, che attendevano da settimane l’attacco americano per poter iniziare l’invasione da terra di Kabul.

Amedeo Ricucci, uno dei pochi giornalisti occidentali che è riuscito ad entrare in territorio afghano dall’inizio della crisi internazionale, con il suo telefono satellitare sta raccontando dai canali della Rai le drammatiche ore dell’attacco ai Talebani.

La situazione nella zona di guerra è, ovviamente, precaria. Il territorio è pieno di mine, vero grande rischio per tutti i giornalisti che si muovono intorno a Kabul. Nell’intervista rilasciata qualche ora prima dell’attacco, Ricucci aveva descritto le condizioni in cui, insieme ad altri colleghi, è costretto ad operare. Scarsissima acqua potabile, poco cibo, niente energia elettrica. Per alimentare le batterie dei telefoni satellitari solo dei gruppi elettrogeni a nafta.

Ricucci è riuscito ad entrare in territorio afghano, dopo un viaggio di quattro giorni attraverso le montagne impervie del Tagikistan. Da Jabal Os Sarag ha raccontato per settimane l’evoluzione delle operazioni militari, riuscendo anche a visitare un carcere dell’Alleanza del Nord. L’unico giornalista italiano che è riuscito ad entrare in Afghanistan è diventato preziosa fonte di informazione per gli Italiani che hanno potuto così vivere in diretta l’offensiva coordinata tra anglo-americani e Mujaidin.

Ecco il testo dell’intervista che Amedeo Ricucci ci ha rilasciato intorno alle dodici del sei ottobre:


 Jabal Os Sarag, cinquanta chilometri da Kabul, Afghanistan. Dall’inizio della crisi internazionale è questa la nuova casa di Amedeo Ricucci. Da questo piccolo insediamento a venti chilometri dalla linea del fronte di guerra, stretto tra Taleban e Mujaidin, Amedeo trasmette i suoi servizi al Tv Sette ed al Tg1.

Amedeo, innanzitutto, come stai?
Bene, considerando il contesto di emergenza in cui mi trovo. Sono a pochi chilometri dal fronte di guerra, in territorio afgano. Siamo duecento giornalisti.
In che condizioni stai lavorando?
La situazione è precaria. Siamo senza acqua potabile, senza cibo, senza energia elettrica. Mangiamo, quando è possibile, un po’ di carne o un pugno di riso.
Che tipo di rischi stai correndo?
Il problema principale è quello delle mine. La zona in cui mi trovo, a circa cinquanta chilometri dalla capitale dell’Afghanistan, è piuttosto insidiosa. D’altra parte sono i rischi che si possono correre in una zona di guerra. Al momento, in ogni caso, non sono in corso attacchi. Ogni tanto sentiamo passare aerei militari, ma per il resto la situazione sembra sotto controllo.
Come sei riuscito ad entrare nella zona di guerra in un momento così delicato?
Sono arrivato in carovana, dopo un viaggio estenuante in mezzo alle montagne. Sono partito dal Tagikistan e dopo quattro giorni di viaggio ho raggiunto la zona di Jabal Os Sarag.
Conti di rimanere ancora a lungo in Afganistan?
Nulla è certo, dipende dall’evolversi degli eventi. Qui le agenzie e le Tv fanno restare i loro inviati per dieci, quindici giorni al massimo. Anche la Cnn ogni due settimane dà il cambio ai suoi giornalisti.

La voce di Amedeo va e viene. Il collegamento satellitare è così. Per risentirlo aspettiamo di vedere stasera il Tg1. Come accade ormai da giorni, l’inviato cetrarese racconterà agli Italiani cosa succede a venti chilometri dal fronte di guerra. Come reagiscono gli afghani? Dove si trova Osama bin Laden, nemico pubblico numero uno dell’Occidente? Per saperne di più non ci resta che attendere il consueto collegamento da Jabal Os Sarag, cinquanta chilometri da Kabul, Afghanistan.

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 Cetraro- Sabato prossimo nella sala consiliare di Palazzo del Trono di Cetraro sarà presentato il volume del senatore Francesco Martorelli «Diritto, storia e politica. Uno sguardo di insieme».
L’iniziativa è promossa dal Laboratorio sperimentale Giovanni Losardo. Introdurrà i lavori l’avvocato Francesca Le Pera del Foro di Cosenza. Sarà presente il giornalista Amedeo Ricucci, reporter di guerra in Afganistan.
Sono previsti gli interventi di Tommaso Sorrentino, docente universitario ed avvocato, Alessandro Pagliaro, direttore responsabile della rivista Comunità 2000 dell’ente montano paolano, il presidente dell’amministrazione provinciale Antonio Acri.
Martorelli concluderà la manifestazione culturale.
Nel corso dell’iniziativa sarà anche presentato il progetto del Laboratorio sperimentale Giovanni Losardo, che si propone di valorizzare i giovani talenti, che si sono particolarmente distinti in diverse attività artistiche: cinema, teatro, danza, musica, pittura e scultura, artigianato artistico, giornalismo e giornalismo elettronico.
“La decisione di costituire un laboratorio sperimentale, da dichiarato il direttore amministrativo Nando Caldiero, dedicato alla memoria di Losardo, ci è sembrato il modo migliore per portare avanti un progetto ambizioso che sappia   trasmettere valori positivi alle nuove generazioni e sappia dare fiducia ai giovani talenti del nostro comprensorio che, se adeguatamente valorizzati come ci proponiamo, potrebbero diventare i protagonisti di un radioso futuro in grado di  restituire alla nostra zona capacità di attrarre nuovi investimenti, nuove opportunità di lavoro e di sviluppo, un nuovo modo di rapportarsi con i complessi problemi che ormai da troppo tempo irretiscono la nostra crescita”.

Rosa Randazzo


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Kabul è libera. E adesso?

di Mario Bencivinni


Intervista al giornalista Rai Amedeo Ricucci, inviato del TvSette in Afghanistan.
Dopo la caduta di Kabul nuovi scenari si aprono. Sarà pace vera solo se si troverà una soluzione politica chiara, condivisa da tutti i contendenti.


“Come finirà non lo so. So che durerà molto, che non siamo agli sgoccioli e che si rischia di avere delle false vittorie”. Il giornalista della Rai Amedeo Ricucci, inviato del Tv Sette sul fronte di guerra, racconta di ritorno dall’Afghanistan le sue impressioni sul conflitto in corso. Il giornalista cetrarese lo scorso sette ottobre, quando è partito l’attacco a Kabul, era uno dei pochi occidentali in territorio afghano.

L’Afghanistan è descritto come un luogo non luogo, una sorta di terra senza tempo. Tu che idea ti sei fatto.
L’Afganistan è un paese dimenticato che di rado va in prima pagina. È come se avesse di tanto in tanto degli appuntamenti con la storia, pur mantenendo tutte le caratteristiche di una civiltà del Medio Evo. Ha svolto un ruolo di primo piano  nell’Ottocento, quando Russi e Inglesi si contendevano il potere in Asia centrale. Allora era l’Afghanistan che decideva a chi dare i suoi favori e a chi no. E’ lì che ha avuto inizio il gioco spionistico globale, il Great Game, che lo pone ancora oggi al centro di tessiture di grandi trame internazionali che comunque escludono un suo ruolo indipendente.

Dal ’96 il Paese vive sotto il giogo dei Taleban, che non hanno fatto nulla per migliorare le condizioni di vita della popolazione. Anche dal punto di vista militare il regime di Kabul appare debole, dotato solo di armi obsolete. Perché, allora, resiste ancora?
I Taleban godono nell’area asiatica di forti appoggi esterni. Il regime pakistano, ad esempio, certamente fa il doppio gioco. L’ultima conferma sono i diecimila fondamentalisti che qualche giorno fa hanno attraversato la frontiera per schierarsi militarmente con i Taleban.

Come andrà a finire?

Il problema di questa guerra, come per tutte le guerre, è cosa ci sarà dopo. Il nodo non è chi deve combattere contro chi, come e con quali armi, ma quale assetto politico ci sarà dopo. O si decide a tavolino, prima, che governo ci sarà in Afghanistan, oppure i contendenti non concluderanno una pace vera. Uno dei problemi è l’assenza di un leader tra le fila dell’alleanza del Nord. Da questo punto di vista la morte di Massud, unico vero capo carismatico dei Mujaidin, è stato il vero capolavoro di Osama bin Laden che l’ha fatto uccidere due giorni prima degli attentati di New York e Washington. Lo sceicco saudita aveva ben chiaro il disegno: avrebbe compiuto gli attentati solo dopo aver preparato il terreno in Afghanistan, eliminando il suo grande avversario, l’unico che avrebbe potuto aiutare gli Americani a cacciare i Taleban da Kabul in tempi rapidi.

La sensazione è che la coalizione internazionale non voglia ancora vincere la guerra per non consegnare Kabul ai Mujaidin.
La situazione, in effetti, è politicamente confusa. Il Pakistan, in cambio del suo appoggio, ha posto alla coalizione internazionale una sola condizione: evitare che l’Alleanza del Nord arrivi a Kabul militarmente. Non a caso, nell’ultimo mese, i Mujaidin hanno addestrato un corpo di polizia che dovrebbe entrare per primo nella capitale afghana per evitare spargimenti di sangue. Il veto del Pakistan, che non vuole un Afghanistan autonomo ed indipendente, è rafforzato dal fatto che gli Stai Uniti non possono dare credito sino in fondo all’Alleanza del Nord che, dopo la morte di Massud, è composta esclusivamente da capi clan.
Come finirà non lo so. So che durerà molto, che non siamo agli sgoccioli e che si rischia di avere delle false vittorie. Gli obiettivi degli Stati Uniti non sono gli stessi del Pakistan o dell’Alleanza del Nord. A Bush, per placare l’opinione pubblica, potrebbe andar bene anche una soluzione precaria che non risolva sino in fondo il problema Afghanistan. Ma se non si arriva ad un esito politico chiaro, con un Afghanistan indipendente e libero da influenze esterne, il problema della stabilità dell’area asiatica si ripresenterà tra due, tre, cinque anni.

Bin Laden nei suoi famosi video trasmessi da Al Jazeera ha messo in stretta relazione la guerra santa con la situazione israelo-palestinese. Lo fa solo per opportunismo?
Lo farà anche per calcolo politico, ma come uomo intelligente, spietato certo, ma lucido, sa benissimo che questo è un tasto dolente. Le masse arabe giudicano un’empietà che va risolta il fatto che Israele continui ad occupare il suolo sacro della Palestina.. E’ proprio questa la grande differenza con la guerra nel Golfo di dieci anni fa: allora gli stati arabi si dovettero schierare con l’Occidente perché un paese libero, il Kuwait, era stato aggredito, adesso sarà aberrante ma Bin Laden ha posto il problema in termini molto chiari: la battaglia si fa perché i fratelli palestinesi sono oppressi. E su questo punto le masse arabe sono d’accordo. Il problema va risolto lì.


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CETRARO – Presentato sabato mattina a Cosenza il libro del giornalista cetrarese
Marco Minniti (Ds): “Una lettura che consiglio per l’importanza dei temi trattati”

Ricucci, in diretta dal fronte

CETRARO – Eventi mediatici inventati di sana pianta, immagini sempre più cruente usate come armi, inviati che diventano “la notizia”, più dei fatti stessi di guerra.
E’ un quadro preoccupante quello tracciato sabato mattina a Cosenza dal giornalista cetrarese Amedeo Ricucci nel corso della presentazione del suo libro “La guerra in diretta”, edito da Pendragon (194 pagine, 13 euro, disponibile nelle librerie e sui siti www.pendragon.it e www.ibs.it).
   Ricucci, nel libro, ripercorre le sue esperienze di reporter di guerra (Iraq, Palestina, Afghanistan e Kosovo) e analizza a fondo il nuovo modo di raccontare i conflitti, fatto di show più che di analisi, di primi piani in diretta dal fronte più che di narrazione dei fatti pura e semplice.
   Del perverso intreccio tra informazione di guerra e spettacolarizzazione delle notizie hanno parlato il primo cittadino di Cosenza Eva Catizone, il membro della direzione nazionale dei Democratici di sinistra Marco Minniti e il presidente del Laboratorio sperimentale “Giovanni Losardo” di Cetraro Gaetano Bencivinni. L’incontro si è tenuto nella Casa delle Culture di Corso Telesio.
   “Il giornalismo è a un bivio”, ha detto Ricucci. “O gli operatori dell’informazione fanno uno sforzo per recuperare il loro ruolo di mediazione fra i fatti che accadono e l’opinione pubblica che ha il diritto di essere correttamente informata, o saranno sopraffatti dalla mercificazione delle notizie”. 
   La presentazione del libro di Ricucci – organizzata dall’assessorato alle politiche scolastiche della città dei Bruzi, in collaborazione con il Laboratorio sperimentale “Giovanni Losardo – ha coinciso con la pioggia di notizie e immagini sempre più drammatiche e cruenti provenienti dall’Iraq. Il confronto sul rapporto tra informazione e guerra proprio in queste settimane sta diventando centrale. Ultimo capitolo di una storia a tinte fosche, la decisione de “Il Foglio” di Giuliano Ferrara di pubblicare le istantanee della decapitazione dell’ostaggio americano Nick Berg. Una scelta giornalistica che Ricucci ha bocciato senza mezzi termini.
   “La guerra in diretta è un libro che consiglio”, ha detto Marco Minniti. “I temi trattati sono tutti molto importanti e meritano una riflessione approfondita”.

Mario Bencivinni


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La guerra sul piccolo schermo
di Tiziana Prezio

“La svolta arriva il 2 aprile. All'alba, quando al quartier generale di Doha, in Qatar, gli inviati della stampa mondiale vengono tirati giù dal letto e portati al Centro comunicazioni per visionare un filmato eccezionale. Nel video, di 5 minuti, c'è la cronaca a raggi infrarossi del "temerario assalto notturno" dei ranger dell'esercito e dei seal americani all'ospedale di Nasiriyah, dove, secondo le informazioni fornite dall'eroico avvocato iracheno Al‑Rehaief, era tenuta prigioniera e veniva torturata Jessica Lynch. Nel filmato si sentono spari, urla ed esplosioni, perché il commando Usa si ritrova ad avanzare sotto il fuoco nemico. Ma alla fine i nostri eroi riescono a individuare la stanza di Jessica e a trascinarla via dal suo letto fino all'elicottero.
Happy end, dunque. Come nei migliori film americani. E infatti anche la storia del soldato Jessica era tutto un film, dall'inizio alla fine. Una gigantesca montatura, un evento ad uso e consumo dei media, costruito dal Pentagono per dare un volto umano a una guerra che si stava trascinando troppo e che, in quella fase, non offriva molti motivi di orgoglio per la nazione. A svelarlo è stata la stampa inglese, The Guardian e Times in testa, e per un motivo ben preciso: c'era un forte dissenso a Londra nei confronti della politica sull'informazione adottata dal Pentagono, che gli inglesi ritenevano imbarazzante e ipergonfiata”.

La guerra che i media ci raccontano ogni giorno, con ore e ore di diretta dal fronte, non è quasi mai quella che in realtà si combatte. A raccontarcelo è il giornalista della Rai Amedeo Ricucci nel suo libro “La guerra in diretta” (edizioni Pendragon, 13 euro).
Ricucci ripercorre le sue esperienze di reporter di guerra (Iraq, Palestina, Afghanistan e Kosovo) e analizza il nuovo modo di raccontare i conflitti, fatto di show più che di analisi, di mezzi busti Tv più che di narrazione dei fatti pura e semplice.

La guerra raccontata dal piccolo schermo è fatta di eventi mediatici inventati di sana pianta, immagini sempre più cruente usate come armi, inviati che diventano “la notizia”, più dei fatti stessi di guerra. Quello del soldato Lynch è solo uno dei tanti esempi. Dal Kosovo all’Afghanistan, dall’Iraq alla Palestina, il giornalista della Rai ci spiega che “la guerra è ormai l’evento mediatico più importante dei nostri tempi: ma la guerra in diretta è sempre meno vincolata alle regole del giornalismo e sempre più assoggettata alle leggi dello spettacolo. La televisione abolisce ogni distinzione fra realtà e finzione e l’opinione pubblica rischia di trovarsi in balia di chi vuole manipolarla”.

“La guerra in diretta” è un libro amaro, nato da una terribile esperienza: vedere un collega, che è anche un amico, cadere davanti ai propri occhi. La vicenda di Raffaele Ciriello, ucciso in Palestina mentre faceva con passione il suo lavoro, sembra la metafora del giornalismo di guerra, che rischia di cadere sotto i colpi della mercificazione delle notizie e dell’esigenza di fare spettacolo più che informazione. Una prospettiva che spaventa l’autore del libro e che deve preoccupare anchi noi fruitori dell’informazione televisiva. La conclusione amara di questo circolo vizioso l’ha tratta lo stesso Ricucci qualche giorno fa a Cosenza, dove ha presentato il libro: “Per sapere cosa stia accadendo davvero nei diversi teatri di guerra bisognerebbe avere un occhio personale che va, vede e riferisce”. La fine del ruolo dei media, insomma.


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CETRARO – Il libro “La guerra in diretta” del giornalista Rai Amedeo Ricucci sarà presentato stamattina a Cosenza, nella Casa delle Culture di Corso Telesio.
   A partire dalle undici ne discutono l’autore, il sindaco della città dei Bruzi Eva Catizone, il membro della direzione nazionale dei Democratici di sinistra e responsabile per i problemi dello Stato Marco Minniti e l’assessore alle politiche scolastiche, del tempo libero e della diffusione del libro del Comune di Cosenza Maria Francesca Corigliano.
   L’incontro è stato organizzato dall’amministrazione comunale di Cosenza in collaborazione con il laboratorio sperimentale “Giovanni Losardo” di Cetraro.
   Amedeo Ricucci analizza il ruolo svolto dall’informazione, in particolare quella televisiva, nei più importanti conflitti degli ultimi anni, dal Kosovo all’Iraq. Un ruolo troppo spesso ambiguo, caratterizzato da reticenze e volontà di confondere informazione e intrattenimento.
   “La guerra – spiega Ricucci - è ormai l’evento mediatico più importante dei nostri tempi: ma la guerra in diretta è sempre meno vincolata alle regole del giornalismo e sempre più assoggettata alle leggi dello spettacolo. La televisione abolisce ogni distinzione fra realtà e finzione e l’opinione pubblica rischia di trovarsi in balia di chi vuole manipolarla.
Questo libro è un lungo viaggio dietro le quinte nei fronti più caldi degli ultimami dieci anni: dal Kosovo alla Palestina, dall’Afghanistan all’Iraq, un viaggio sulla morte del giornalismo autentico e sul trionfo dell’informazione spettacolare”.
   “La guerra in diretta”, edito dalla Pendragon di Bologna, è disponibile in libreria da qualche settimana e può essere acquistato anche sul sito www.pendragon.it/libri/Contemporanea/libro-410.html (13 euro, 144 pagine). Dal sito della casa editrice è possibile anche scaricare le prime pagine del volume in formato Pdf (il link diretto è www.pendragon.it/ricucci.pdf).

Mario Bencivinni


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CETRARO - Inizia oggi pomeriggio alle 14 e 30 il corso di giornalismo tenuto da Amedeo Ricucci, organizzato dal laboratorio sperimentale Giovanni Losardo. Dalle 14 e 30 alle 15 e 30 tocca al corso A, composto da giovani che vanno dai 13 ai 15 anni. Dalle 15 e 30 alle 17, partono le lezioni del corso B, composto da ragazzi tra  i16 e i 18 anni.
   In occasione dell’avvio delle lezioni il primo cittadino Ciro Visca ha espresso soddisfazione per l’ampia partecipazione. In totale sono ben cinquantacinque i giovani coinvolti.
   “La significativa adesione di tanti ragazzi al corso di giornalismo promosso dal laboratorio sperimentale Giovanni Losardo nell’ambito delle iniziative del premio nazionale dedicato alla memoria del nostro concittadino, barbaramente assassinato dalla mafia negli anni Ottanta, - spiega il primo cittadino di Cetraro - rappresenta una conferma della nostra profonda convinzione secondo cui bisognava andare al di là di semplici cerimonie per passare invece al coinvolgimento in prima persona delle nuove generazioni che devono vivere la nostra memoria storica con i riflettori puntati sul futuro”.
   “Diamo atto al laboratorio sperimentale che ha centrato l’obiettivo di restituire protagonismo alle nuove generazioni”, aggiunge Visca. “L’amministrazione comunale è impegnata, unitamente all’amministrazione provinciale di Cosenza e al consiglio regionale della Calabria, nel patrocinio delle iniziative del laboratorio che sta operando in piena sintonia con l’orientamento, da noi spesso sostenuto, di inculcare il senso del rispetto delle regole e la voglia di partecipare attivamente al processo di crescita della comunità che possono rappresentare la risposta positiva alle difficoltà che attualmente attanagliano la nostra cittadina impegnata nello sforzo di invertire una tendenza e di favorire un processo di crescita culturale, economica e sociale”. 
   Amedeo Ricucci svolge la professione di giornalista in Rai. Per la Tv di Stato ha seguito negli ultimi anni come inviato di guerra alcuni dei più importanti conflitti.

Mario Bencivinni

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CETRARO – “Questa iniziativa, assieme alle altre messe in cantiere dal Laboratorio Giovanni Losardo, può essere l’occasione per riaprire finalmente una riflessione collettiva sui problemi che tanto ci affliggono”.
   Amedeo Ricucci presenta con queste parole il corso di giornalismo che terrà a Cetraro a partire dal prossimo 31 gennaio. Alle dieci lezioni in programma parteciperanno studenti delle scuole comprensive e delle scuole superiori. 
   “In fondo – spiega Ricucci nella presentazione del corso - il giornalismo è un modo di curiosare sulla realtà che ci circonda, con un’attenzione che per forza di cose non può fermarsi all’apparenza. Ed inoltre, il percorso didattico che mi ripropongo di seguire prevede sì una buona dose di teoria ma anche molta pratica: nel senso che saranno i corsisti a sperimentare in prima persona cosa vuole fare del giornalismo, cercando proprio nella realtà che li circonda quei fatti che meritano di diventare delle Cetraro notizie. Se si riesce quindi a coinvolgere veramente in questa avventura gli studenti che sceglieranno di seguire il corso c’è la ragionevole speranza di poter avviare un confronto proficuo ed interessante. Sulla base della mia esperienza so che conta soprattutto l’approccio: che deve essere tecnico il meno possibile e molto legato alla realtà quotidiana che i ragazzi vivono. Farò di tutto per essere all’altezza del mio compito e spero che queste ore trascorse assieme serviranno a qualcosa: per i ragazzi, per le scuole coinvolte e per il mio paese”.
   Le lezioni si terranno ogni sabato dal 31 gennaio al 3 aprile nell’aula magna dei Licei di Cetraro. Dalle 14 e 30 alle 15 e 30 toccherà agli studenti delle scuole comprensive, mentre dalle 15 e 30 alle 17 sarà la volta degli studenti delle classi terminali delle scuole superiori.
   Sabato scorso Amedeo Ricucci ha incontrato i docenti di lettere degli studenti interessati a partecipare al corso per definire le eventuali ricadute didattiche.

Mario Bencivinni


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CETRARO – Il giornalista cetrarese Amedeo Ricucci, reporter di guerra e autore del libro “La guerra in diretta”, partecipa questa sera al dibattito “Il Futuro dell’Iraq: pace, sicurezza, democrazia, autogoverno” che si tiene a Diamante nell’ambito della Festa dei Giovani del Mediterraneo “Un Mare di Pace”. Il dibattito avrà inizio alle 21.
   Ricucci si confronterà con Giuseppe Meduri della direzione regionale dei Democratici di sinistra, Ernesto Magorno, consigliere provinciale della Quercia, Abrah Malik, docente iracheno dell’Università orientale di Napoli e Pino Soriero della direzione nazionale dei Ds.
   La festa dei Giovani del Mediterraneo ha avuto inizio domenica scorsa e si chiuderà il prossimo 5 settembre. 
   “La scelta di tenere a Diamante e, quindi, sul Tirreno cosentino, un'importante manifestazione come la Festa nazionale dei giovani del Mediterraneo, insieme alla Festa provinciale de l'Unità, non è casuale”, spiega il segretario zonale dei Democratici di sinistra Battista Maulicino. “La cittadina tirrenica è un luogo simbolo per riflettere e discutere sui temi propri della festa, che sono la pace e lo sviluppo del Mediterraneo. Questa scelta – continua Maulicino - è uno straordinario riconoscimento politico del lavoro fatto in questi anni dai compagni della zona, che hanno dimostrato una tale capacità di presenza  e di radicamento sul territorio, da divenire un importante punto di riferimento politico ed organizzativo per i Ds della provincia di Cosenza”.
   Tra le altre iniziative in programma nel corso della settimana, segnaliamo il dibattito “Non ci sarà pace nel mondo senza la pace in Medio oriente” con la partecipazione di Adeeb Salim, palestinese, e Ran Feingold, israeliano (mercoledì 1 settembre, ore 21), l’incontro “Il Governo locale e le sfide della Globalizzazione”, con gli interventi del vice ministro Jole Santelli e di Armando Cirillo della segreteria nazionale della Sinistra giovanile (sabato 4 settembre, ore 21) e il concerto “Calabria Logos” musica etnica calabrese (sabato 4 settembre, ore 23), nel corso del quale Carlo Grillo eseguirà il brano “Quel giugno dell’Ottanta” in memoria di Giovanni Losardo, dirigente comunista e amministratore comunale di Cetraro, ucciso dalla mafia 24 anni fa.

Mario Bencivinni


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Cetraro. Il Laboratorio sperimentale Giovanni Losardo e i Licei di Cetraro organizzano per sabato prossimo una iniziativa sulla pace con il giornalista della Rai Amedeo Ricucci.
Docenti e studenti dibatteranno con Ricucci sul tema “ Guerra in Iraq e nuovi scenari mondiali”.
All’incontro, che si terrà alle ore 11 nell’aula magna dei Licei di Cetraro, parteciperanno anche delegazioni di studenti della Scuola Media Corrado Alvaro di Cetraro e dei licei di Belvedere Marittimo.
L’iniziativa si colloca all’interno dei progetti Intervento a rete, Icaro, Prometeus e Giornalismo, che i Licei di Cetraro stanno realizzando nell’ambito dell’educazione alla mondialità.
Ricucci è stato già a Cetraro il 17 marzo scorso in occasione della presentazione del Laboratorio sperimentale Giovanni Losardo.
Il dirigente scolastico Luciano Conte ha sottolineato che la presenza di Ricucci “ costituisce un’occasione importante per una riflessione sulla scottante attualità del problema della guerra in Iraq e sui nuovi scenari mondiali che si prospettano. L’educazione alla mondialità rappresenta l’asse portante della nuova didattica che si propone di abituare gli studenti a pensare globalmente e ad agire territorialmente. In questa ottica, abbiamo già avviato una serie di iniziative che vanno dal gemellaggio con la Scuola tecnica di  gestione di Muyinga in Burundi alla sistematica apertura della nostra scuola alle problematiche del territorio”.
Per il 10 maggio nei Licei di Cetraro è previsto anche l’incontro con il vaticanista Giancarlo Zizola.

Gaetano Bencivinni



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Cetraro. Mafia e legalità al centro del confronto tra gli studenti dei Licei di Cetraro e il giornalista Rai Amedeo Ricucci.
Una iniziativa, promossa ed organizzata dall’Istituto nell’ambito dell’educazione alla legalità, che costituisce l’asse portante del piano dell’offerta formativa della scuola, diretta da Giorgio Clarizio.
La complessità del fenomeno malavitoso richiede una indagine conoscitiva approfondita in grado di cogliere i vari elementi che compongono i tratti distintivi della malapianta, che ormai da oltre un trentennio pesa come un macigno sullo sviluppo economico e sociale della cittadina tirrenica.
Le nuove generazioni rivolgono lo sguardo verso gli anni di piombo, che hanno insanguinato Cetraro con 11 omicidi, culminati con l’assassinio di Giovanni Losardo, avvenuto il 21 giugno dell’Ottanta.
I Licei hanno da sempre dedicato un ampio spazio alla riflessione su mafia  e legalità, realizzando pubblicazioni specifiche e cortometraggi.
L’evento culturale si svolgerà nell’aula magna della scuola alle ore 9.30 e prevede gli autorevoli interventi del magistrato Eugenio Facciola e del delegato regionale Caritas don Ennio Stamile.
Magistratura, chiesa ed informazione possono svolgere un ruolo determinante ai fini della costruzione di un grande baluardo in grado di contrapporsi alla controffensiva malavitosa, che a Cetraro e nel Tirreno cosentino è sempre in agguato e mantiene tutta la sua pericolosità.
Sono stati numerosi gli episodi di microcriminalità che nei mesi scorsi hanno turbato la serenità della cittadina tirrenica.
Auto incendiate, atti intimidatori, vandalismi diffusi, furti hanno costretto spesso il consiglio comunale e le forze politiche a prendere posizione e a lanciare un preoccupato allarme sulla questione cruciale dell’ordine pubblico.
L’iniziativa di oggi sarà coordinata dalla giornalista Marta Perrotta e prevede tra gli altri gli interventi del dirigente scolastico Giorgio Clarizio e del presidente del consiglio d’istituto Alessandro Brusco.
Gaetano Bencivinni


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Cetraro. Questione palestinese, guerra in Iraq e nuovi scenari mondiali sono stati al centro dell’incontro che si è tenuto sabato mattina nell’aula magna dei Licei di Cetraro tra il giornalista Amedeo Ricucci e gli studenti dei Licei e della Scuola Media Corrado Alvaro.
Ricucci ha illustrato attraverso un filmato la tragica situazione di guerra quotidiana in cui si trovano i palestinesi ed ha sottolineato come vittime di questo stato di guerra perenne siano soprattutto i bambini.
Un filmato di 10 minuti commentato con voce fuoricampo dal giornalista cetrarese che mostra con immagini realistiche e coinvolgenti il conflitto tra Israele e Palestina che ormai dura da 50 anni.
Ricucci ha raccontato la sua esperienza di reporter di guerra in Afghanistan ed ha sottolineato più volte che dietro la spettacolarità delle immagini di guerra trasmesse dalla televisione ci sono i drammi di tante vittime civili definite cinicamente dagli strateghi militari “ effetti collaterali” della guerra.
“ Ormai le nuove guerre tecnologiche, ha detto Ricucci, fanno più vittime tra i civili che tra i militari. Raccontare quanto avviene realmente nelle operazioni di guerra diventa sempre più difficile anche perché ai giornalisti non è sempre consentito di assolvere al compito di riferire quanto realmente accade perché costretti a muoversi tra verità contrapposte fornite dagli stati in guerra.”
Il dirigente scolastico Luciano Conte ha presentato il giornalista Ricucci come un esempio da imitare per essere riuscito col suo costante impegno e la sua professionalità ad affermarsi in campo nazionale.
“ Amedeo Ricucci è stato, ha detto con orgoglio Conte, un alunno del nostra Liceo classico”.
L’iniziativa, come ha spiegato la responsabile del progetto giornalismo Francesca Villani, rientra nell’ambito di una serie di progetti che i Licei stanno portando avanti sull’educazione alla mondialità e alla pace.
Significativi sono stati gli interventi dei ragazzi che hanno sollecitato Ricucci ad approfondire la complessa tematica della guerra nei nuovi scenari mondiali.

Gaetano Bencivinni

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