Da qualche giorno il giornalista calabrese Amedeo Ricucci è tornato in Italia, a Roma. Il suo paese d'origine, Cetraro, lo aspetta per fare una grande festa.
Per saperne di più su Amedeo www.amedeoricucci.it
martedì 16 aprile 2013
sabato 6 aprile 2013
Il giornalista della Rai Amedeo Ricucci trattenuto in Siria: il nostro speciale sul repoter di guerra cetrarese
Amedeo Ricucci, giornalista cetrarese, è attualmente trattenuto nel nord della Siria con altri tre reporter.
La redazione di Controcorrenteonline chiede di liberarlo immediatamente: l'informazione non si deve fermare.
Riproponiamo alcuni degli articoli che da Cetraro abbiamo pubblicato negli ultimi dieci anni sull'attività di reporter di guerra del giornalista cetrarese. Molti di questi pezzi sono apparsi sulla stampa regionale calabrese.
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Attacco all’Afghanistan
di Mario Bencivinni
“Alle
18 e 30 ora italiana abbiamo sentito le prime esplosioni provocate dai
bombardamenti a Kabul”. Con queste parole il giornalista cetrarese Amedeo
Ricucci, inviato speciale del TV7 Rai in Afghanistan, ha confermato nel corso
della edizione straordinaria del Tg1 di domenica sette ottobre l’inizio
dell’azione militare guidata dagli Stati Uniti contro l’Afghanistan.
Subito
dopo l’inizio dei bombardamenti anglo-americani, Ricucci ha lasciato la sua
postazione a Jabal Os Sarag, cinquanta chilometri da Kabul, per avvicinarsi il
più possibile alla capitale afgana. Intorno a lui le grida di entusiasmo dei
Mujaidin, che attendevano da settimane l’attacco americano per poter iniziare
l’invasione da terra di Kabul.
Amedeo Ricucci, uno dei pochi giornalisti occidentali che
è riuscito ad entrare in territorio afghano dall’inizio della crisi
internazionale, con il suo telefono satellitare sta raccontando dai canali
della Rai le drammatiche ore dell’attacco ai Talebani.
La situazione nella zona di guerra è, ovviamente,
precaria. Il territorio è pieno di mine, vero grande rischio per tutti i
giornalisti che si muovono intorno a Kabul. Nell’intervista rilasciata qualche
ora prima dell’attacco, Ricucci aveva descritto le condizioni in cui, insieme
ad altri colleghi, è costretto ad operare. Scarsissima acqua potabile, poco
cibo, niente energia elettrica. Per alimentare le batterie dei telefoni
satellitari solo dei gruppi elettrogeni a nafta.
Ricucci è riuscito ad entrare in territorio afghano, dopo
un viaggio di quattro giorni attraverso le montagne impervie del Tagikistan. Da
Jabal Os Sarag ha raccontato per settimane l’evoluzione delle operazioni
militari, riuscendo anche a visitare un carcere dell’Alleanza del Nord. L’unico
giornalista italiano che è riuscito ad entrare in Afghanistan è diventato
preziosa fonte di informazione per gli Italiani che hanno potuto così vivere in
diretta l’offensiva coordinata tra anglo-americani e Mujaidin.
Ecco il testo
dell’intervista che Amedeo Ricucci ci ha rilasciato intorno alle dodici del sei
ottobre:
Jabal Os Sarag, cinquanta chilometri da Kabul,
Afghanistan. Dall’inizio della crisi internazionale è questa la nuova casa di
Amedeo Ricucci. Da questo piccolo insediamento a venti chilometri dalla linea
del fronte di guerra, stretto tra Taleban e Mujaidin, Amedeo trasmette i suoi
servizi al Tv Sette ed al Tg1.
Amedeo, innanzitutto, come
stai?
Bene,
considerando il contesto di emergenza in cui mi trovo. Sono a pochi chilometri
dal fronte di guerra, in territorio afgano. Siamo duecento giornalisti.
In che condizioni stai
lavorando?
La
situazione è precaria. Siamo senza acqua potabile, senza cibo, senza energia
elettrica. Mangiamo, quando è possibile, un po’ di carne o un pugno di riso.
Che tipo di rischi stai
correndo?
Il
problema principale è quello delle mine. La zona in cui mi trovo, a circa
cinquanta chilometri dalla capitale dell’Afghanistan, è piuttosto insidiosa.
D’altra parte sono i rischi che si possono correre in una zona di guerra. Al
momento, in ogni caso, non sono in corso attacchi. Ogni tanto sentiamo passare
aerei militari, ma per il resto la situazione sembra sotto controllo.
Come sei riuscito ad entrare
nella zona di guerra in un momento così delicato?
Sono
arrivato in carovana, dopo un viaggio estenuante in mezzo alle montagne. Sono
partito dal Tagikistan e dopo quattro giorni di viaggio ho raggiunto la zona di
Jabal Os Sarag.
Conti di rimanere ancora a
lungo in Afganistan?
Nulla
è certo, dipende dall’evolversi degli eventi. Qui le agenzie e le Tv fanno
restare i loro inviati per dieci, quindici giorni al massimo. Anche la Cnn ogni
due settimane dà il cambio ai suoi giornalisti.
La voce di Amedeo va e viene. Il collegamento satellitare
è così. Per risentirlo aspettiamo di vedere stasera il Tg1. Come accade ormai
da giorni, l’inviato cetrarese racconterà agli Italiani cosa succede a venti
chilometri dal fronte di guerra. Come reagiscono gli afghani? Dove si trova
Osama bin Laden, nemico pubblico numero uno dell’Occidente? Per saperne di più
non ci resta che attendere il consueto collegamento da Jabal Os Sarag,
cinquanta chilometri da Kabul, Afghanistan.
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Cetraro- Sabato
prossimo nella sala consiliare di Palazzo del Trono di Cetraro sarà presentato
il volume del senatore Francesco Martorelli «Diritto, storia e politica. Uno
sguardo di insieme».
L’iniziativa è promossa dal Laboratorio sperimentale Giovanni
Losardo. Introdurrà i lavori l’avvocato Francesca Le Pera del Foro di Cosenza.
Sarà presente il giornalista Amedeo Ricucci, reporter di guerra in Afganistan.
Sono previsti gli interventi di Tommaso Sorrentino, docente
universitario ed avvocato, Alessandro Pagliaro, direttore responsabile della
rivista Comunità 2000 dell’ente montano paolano, il presidente
dell’amministrazione provinciale Antonio Acri.
Martorelli concluderà la manifestazione culturale.
Nel corso dell’iniziativa sarà anche presentato il progetto
del Laboratorio sperimentale Giovanni Losardo, che si propone di valorizzare i
giovani talenti, che si sono particolarmente distinti in diverse attività
artistiche: cinema, teatro, danza, musica, pittura e scultura, artigianato
artistico, giornalismo e giornalismo elettronico.
“La decisione di costituire un laboratorio sperimentale, da
dichiarato il direttore amministrativo Nando Caldiero, dedicato alla memoria di
Losardo, ci è sembrato il modo migliore per portare avanti un progetto
ambizioso che sappia trasmettere valori
positivi alle nuove generazioni e sappia dare fiducia ai giovani talenti del
nostro comprensorio che, se adeguatamente valorizzati come ci proponiamo,
potrebbero diventare i protagonisti di un radioso futuro in grado di restituire alla nostra zona capacità di
attrarre nuovi investimenti, nuove opportunità di lavoro e di sviluppo, un
nuovo modo di rapportarsi con i complessi problemi che ormai da troppo tempo
irretiscono la nostra crescita”.
Rosa Randazzo
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Kabul
è libera. E adesso?
di Mario Bencivinni
Intervista al giornalista Rai Amedeo Ricucci, inviato del
TvSette in Afghanistan.
Dopo la caduta di Kabul nuovi scenari si aprono. Sarà
pace vera solo se si troverà una soluzione politica chiara, condivisa da tutti
i contendenti.
“Come finirà non lo so.
So che durerà molto, che non siamo agli sgoccioli e che si rischia di avere
delle false vittorie”. Il giornalista della Rai Amedeo Ricucci, inviato del Tv
Sette sul fronte di guerra, racconta di ritorno dall’Afghanistan le sue
impressioni sul conflitto in corso. Il giornalista cetrarese lo scorso sette
ottobre, quando è partito l’attacco a Kabul, era uno dei pochi occidentali in
territorio afghano.
L’Afghanistan è descritto come un luogo non luogo, una
sorta di terra senza tempo. Tu che idea ti sei fatto.
L’Afganistan
è un paese dimenticato che di rado va in prima pagina. È come se avesse di
tanto in tanto degli appuntamenti con la storia, pur mantenendo tutte le
caratteristiche di una civiltà del Medio Evo. Ha svolto un ruolo di primo piano
nell’Ottocento, quando Russi e Inglesi
si contendevano il potere in Asia centrale. Allora era l’Afghanistan che
decideva a chi dare i suoi favori e a chi no. E’ lì che ha avuto inizio il
gioco spionistico globale, il Great Game,
che lo pone ancora oggi al centro di tessiture di grandi trame internazionali
che comunque escludono un suo ruolo indipendente.
Dal ’96 il Paese vive sotto il giogo dei Taleban, che non
hanno fatto nulla per migliorare le condizioni di vita della popolazione. Anche
dal punto di vista militare il regime di Kabul appare debole, dotato solo di
armi obsolete. Perché, allora, resiste ancora?
I
Taleban godono nell’area asiatica di forti appoggi esterni. Il regime
pakistano, ad esempio, certamente fa il doppio gioco. L’ultima conferma sono i
diecimila fondamentalisti che qualche giorno fa hanno attraversato la frontiera
per schierarsi militarmente con i Taleban.
Come andrà a finire?
Il
problema di questa guerra, come per tutte le guerre, è cosa ci sarà dopo. Il nodo
non è chi deve combattere contro chi, come e con quali armi, ma quale assetto
politico ci sarà dopo. O si decide a tavolino, prima, che governo ci sarà in
Afghanistan, oppure i contendenti non concluderanno una pace vera. Uno dei
problemi è l’assenza di un leader tra le fila dell’alleanza del Nord. Da questo
punto di vista la morte di Massud, unico vero capo carismatico dei Mujaidin, è
stato il vero capolavoro di Osama bin Laden che l’ha fatto uccidere due giorni
prima degli attentati di New York e Washington. Lo sceicco saudita aveva ben
chiaro il disegno: avrebbe compiuto gli attentati solo dopo aver preparato il
terreno in Afghanistan, eliminando il suo grande avversario, l’unico che
avrebbe potuto aiutare gli Americani a cacciare i Taleban da Kabul in tempi
rapidi.
La sensazione è che la coalizione internazionale non
voglia ancora vincere la guerra per non consegnare Kabul ai Mujaidin.
La
situazione, in effetti, è politicamente confusa. Il Pakistan, in cambio del suo
appoggio, ha posto alla coalizione internazionale una sola condizione: evitare
che l’Alleanza del Nord arrivi a Kabul militarmente. Non a caso, nell’ultimo
mese, i Mujaidin hanno addestrato un corpo di polizia che dovrebbe entrare per
primo nella capitale afghana per evitare spargimenti di sangue. Il veto del
Pakistan, che non vuole un Afghanistan autonomo ed indipendente, è rafforzato
dal fatto che gli Stai Uniti non possono dare credito sino in fondo
all’Alleanza del Nord che, dopo la morte di Massud, è composta esclusivamente
da capi clan.
Come
finirà non lo so. So che durerà molto, che non siamo agli sgoccioli e che si
rischia di avere delle false vittorie. Gli obiettivi degli Stati Uniti non sono
gli stessi del Pakistan o dell’Alleanza del Nord. A Bush, per placare
l’opinione pubblica, potrebbe andar bene anche una soluzione precaria che non
risolva sino in fondo il problema Afghanistan. Ma se non si arriva ad un esito politico
chiaro, con un Afghanistan indipendente e libero da influenze esterne, il
problema della stabilità dell’area asiatica si ripresenterà tra due, tre,
cinque anni.
Bin Laden nei suoi famosi video trasmessi da Al Jazeera
ha messo in stretta relazione la guerra santa con la situazione
israelo-palestinese. Lo fa solo per opportunismo?
Lo
farà anche per calcolo politico, ma come uomo intelligente, spietato certo, ma
lucido, sa benissimo che questo è un tasto dolente. Le masse arabe giudicano
un’empietà che va risolta il fatto che Israele continui ad occupare il suolo
sacro della Palestina.. E’ proprio questa la grande differenza con la guerra
nel Golfo di dieci anni fa: allora gli stati arabi si dovettero schierare con
l’Occidente perché un paese libero, il Kuwait, era stato aggredito, adesso sarà
aberrante ma Bin Laden ha posto il problema in termini molto chiari: la battaglia
si fa perché i fratelli palestinesi sono oppressi. E su questo punto le masse
arabe sono d’accordo. Il problema va risolto lì.
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CETRARO – Presentato
sabato mattina a Cosenza il libro del giornalista cetrarese
Marco Minniti (Ds):
“Una lettura che consiglio per l’importanza dei temi trattati”
Ricucci, in diretta dal fronte
CETRARO – Eventi
mediatici inventati di sana pianta, immagini sempre più cruente usate come
armi, inviati che diventano “la notizia”, più dei fatti stessi di guerra.
E’ un quadro preoccupante quello tracciato sabato mattina a
Cosenza dal giornalista cetrarese Amedeo Ricucci nel corso della presentazione
del suo libro “La guerra in diretta”, edito da Pendragon (194 pagine, 13 euro,
disponibile nelle librerie e sui siti www.pendragon.it
e www.ibs.it).
Ricucci, nel libro,
ripercorre le sue esperienze di reporter di guerra (Iraq, Palestina,
Afghanistan e Kosovo) e analizza a fondo il nuovo modo di raccontare i
conflitti, fatto di show più che di analisi, di primi piani in diretta dal
fronte più che di narrazione dei fatti pura e semplice.
Del perverso intreccio
tra informazione di guerra e spettacolarizzazione delle notizie hanno parlato
il primo cittadino di Cosenza Eva Catizone, il membro della direzione nazionale
dei Democratici di sinistra Marco Minniti e il presidente del Laboratorio
sperimentale “Giovanni Losardo” di Cetraro Gaetano Bencivinni. L’incontro si è
tenuto nella Casa delle Culture di Corso Telesio.
“Il giornalismo è a
un bivio”, ha detto Ricucci. “O gli operatori dell’informazione fanno uno
sforzo per recuperare il loro ruolo di mediazione fra i fatti che accadono e
l’opinione pubblica che ha il diritto di essere correttamente informata, o
saranno sopraffatti dalla mercificazione delle notizie”.
La presentazione
del libro di Ricucci – organizzata dall’assessorato alle politiche scolastiche
della città dei Bruzi, in collaborazione con il Laboratorio sperimentale
“Giovanni Losardo – ha coinciso con la pioggia di notizie e immagini sempre più
drammatiche e cruenti provenienti dall’Iraq. Il confronto sul rapporto tra informazione
e guerra proprio in queste settimane sta diventando centrale. Ultimo capitolo
di una storia a tinte fosche, la decisione de “Il Foglio” di Giuliano Ferrara
di pubblicare le istantanee della decapitazione dell’ostaggio americano Nick
Berg. Una scelta giornalistica che Ricucci ha bocciato senza mezzi termini.
“La guerra in
diretta è un libro che consiglio”, ha detto Marco Minniti. “I temi trattati
sono tutti molto importanti e meritano una riflessione approfondita”.
Mario Bencivinni
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La guerra sul piccolo schermo
di Tiziana Prezio
“La svolta arriva il 2 aprile.
All'alba, quando al quartier generale di Doha, in Qatar, gli inviati della
stampa mondiale vengono tirati giù dal letto e portati al Centro comunicazioni
per visionare un filmato eccezionale. Nel video, di 5 minuti, c'è la cronaca a
raggi infrarossi del "temerario assalto notturno" dei ranger
dell'esercito e dei seal americani all'ospedale di Nasiriyah, dove, secondo le
informazioni fornite dall'eroico avvocato iracheno Al‑Rehaief, era tenuta prigioniera
e veniva torturata Jessica Lynch. Nel filmato si sentono spari, urla ed
esplosioni, perché il commando Usa si ritrova ad avanzare sotto il fuoco nemico.
Ma alla fine i nostri eroi riescono a individuare la stanza di Jessica e a trascinarla
via dal suo letto fino all'elicottero.
Happy end, dunque. Come nei migliori film americani. E infatti anche la
storia del soldato Jessica era tutto un film, dall'inizio alla fine. Una
gigantesca montatura, un evento ad uso e consumo dei media, costruito dal
Pentagono per dare un volto umano a una guerra che si stava trascinando troppo
e che, in quella fase, non offriva molti motivi di orgoglio per la nazione. A
svelarlo è stata la stampa inglese, The Guardian e Times in testa, e per un
motivo ben preciso: c'era un forte dissenso a Londra nei confronti della
politica sull'informazione adottata dal Pentagono, che gli inglesi ritenevano imbarazzante
e ipergonfiata”.
La guerra che i media ci raccontano ogni giorno, con ore e ore
di diretta dal fronte, non è quasi mai quella che in realtà si combatte. A
raccontarcelo è il giornalista della Rai Amedeo Ricucci nel suo libro “La
guerra in diretta” (edizioni Pendragon, 13 euro).
Ricucci
ripercorre le sue esperienze di reporter di guerra (Iraq, Palestina,
Afghanistan e Kosovo) e analizza il nuovo modo di raccontare i conflitti, fatto
di show più che di analisi, di mezzi busti Tv più che di narrazione dei fatti
pura e semplice.
La
guerra raccontata dal piccolo schermo è fatta di eventi mediatici inventati di
sana pianta, immagini sempre più cruente usate come armi, inviati che diventano
“la notizia”, più dei fatti stessi di guerra. Quello del soldato Lynch è solo
uno dei tanti esempi. Dal Kosovo all’Afghanistan, dall’Iraq alla Palestina, il
giornalista della Rai ci spiega che “la guerra è ormai l’evento mediatico più
importante dei nostri tempi: ma la guerra in diretta è sempre meno vincolata
alle regole del giornalismo e sempre più assoggettata alle leggi dello
spettacolo. La televisione abolisce ogni distinzione fra realtà e finzione e
l’opinione pubblica rischia di trovarsi in balia di chi vuole manipolarla”.
“La
guerra in diretta” è un libro amaro, nato da una terribile esperienza: vedere
un collega, che è anche un amico, cadere davanti ai propri occhi. La vicenda di
Raffaele Ciriello, ucciso in Palestina mentre faceva con passione il suo
lavoro, sembra la metafora del giornalismo di guerra, che rischia di cadere
sotto i colpi della mercificazione delle notizie e dell’esigenza di fare spettacolo
più che informazione. Una prospettiva che spaventa l’autore del libro e che
deve preoccupare anchi noi fruitori dell’informazione televisiva. La
conclusione amara di questo circolo vizioso l’ha tratta lo stesso Ricucci
qualche giorno fa a Cosenza, dove ha presentato il libro: “Per sapere cosa stia
accadendo davvero nei diversi teatri di guerra bisognerebbe avere un occhio
personale che va, vede e riferisce”. La fine del ruolo dei media, insomma.
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CETRARO – Il
libro “La guerra in diretta” del giornalista Rai Amedeo Ricucci sarà presentato
stamattina a Cosenza, nella Casa delle Culture di Corso Telesio.
A partire dalle
undici ne discutono l’autore, il sindaco della città dei Bruzi Eva Catizone, il
membro della direzione nazionale dei Democratici di sinistra e responsabile per
i problemi dello Stato Marco Minniti e l’assessore alle politiche scolastiche,
del tempo libero e della diffusione del libro del Comune di Cosenza Maria
Francesca Corigliano.
L’incontro è stato
organizzato dall’amministrazione comunale di Cosenza in collaborazione con il
laboratorio sperimentale “Giovanni Losardo” di Cetraro.
Amedeo Ricucci
analizza il ruolo svolto dall’informazione, in particolare quella televisiva,
nei più importanti conflitti degli ultimi anni, dal Kosovo all’Iraq. Un ruolo
troppo spesso ambiguo, caratterizzato da reticenze e volontà di confondere
informazione e intrattenimento.
“La guerra – spiega
Ricucci - è ormai l’evento mediatico più importante dei nostri tempi: ma la
guerra in diretta è sempre meno vincolata alle regole del giornalismo e sempre
più assoggettata alle leggi dello spettacolo. La televisione abolisce ogni
distinzione fra realtà e finzione e l’opinione pubblica rischia di trovarsi in
balia di chi vuole manipolarla.
Questo libro è un lungo viaggio dietro le quinte nei fronti
più caldi degli ultimami dieci anni: dal Kosovo alla Palestina,
dall’Afghanistan all’Iraq, un viaggio sulla morte del giornalismo autentico e
sul trionfo dell’informazione spettacolare”.
“La guerra in
diretta”, edito dalla Pendragon di Bologna, è disponibile in libreria da
qualche settimana e può essere acquistato anche sul sito www.pendragon.it/libri/Contemporanea/libro-410.html
(13 euro, 144 pagine). Dal sito della casa editrice è possibile anche scaricare
le prime pagine del volume in formato Pdf (il link diretto è www.pendragon.it/ricucci.pdf).
Mario Bencivinni
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CETRARO - Inizia
oggi pomeriggio alle 14 e 30 il corso di giornalismo tenuto da Amedeo Ricucci,
organizzato dal laboratorio sperimentale Giovanni Losardo. Dalle 14 e 30 alle
15 e 30 tocca al corso A, composto da giovani che vanno dai 13 ai 15 anni.
Dalle 15 e 30 alle 17, partono le lezioni del corso B, composto da ragazzi
tra i16 e i 18 anni.
In occasione
dell’avvio delle lezioni il primo cittadino Ciro Visca ha espresso
soddisfazione per l’ampia partecipazione. In totale sono ben cinquantacinque i
giovani coinvolti.
“La significativa
adesione di tanti ragazzi al corso di giornalismo promosso dal laboratorio
sperimentale Giovanni Losardo nell’ambito delle iniziative del premio nazionale
dedicato alla memoria del nostro concittadino, barbaramente assassinato dalla
mafia negli anni Ottanta, - spiega il primo cittadino di Cetraro - rappresenta
una conferma della nostra profonda convinzione secondo cui bisognava andare al
di là di semplici cerimonie per passare invece al coinvolgimento in prima
persona delle nuove generazioni che devono vivere la nostra memoria storica con
i riflettori puntati sul futuro”.
“Diamo atto al
laboratorio sperimentale che ha centrato l’obiettivo di restituire protagonismo
alle nuove generazioni”, aggiunge Visca. “L’amministrazione comunale è
impegnata, unitamente all’amministrazione provinciale di Cosenza e al consiglio
regionale della Calabria, nel patrocinio delle iniziative del laboratorio che
sta operando in piena sintonia con l’orientamento, da noi spesso sostenuto, di inculcare
il senso del rispetto delle regole e la voglia di partecipare attivamente al
processo di crescita della comunità che possono rappresentare la risposta
positiva alle difficoltà che attualmente attanagliano la nostra cittadina
impegnata nello sforzo di invertire una tendenza e di favorire un processo di
crescita culturale, economica e sociale”.
Amedeo Ricucci
svolge la professione di giornalista in Rai. Per la Tv di Stato ha seguito negli
ultimi anni come inviato di guerra alcuni dei più importanti conflitti.
Mario Bencivinni
CETRARO – “Questa iniziativa, assieme alle altre
messe in cantiere dal Laboratorio Giovanni Losardo, può essere l’occasione per
riaprire finalmente una riflessione collettiva sui problemi che tanto ci
affliggono”.
Amedeo Ricucci
presenta con queste parole il corso di giornalismo che terrà a Cetraro a
partire dal prossimo 31 gennaio. Alle dieci lezioni in programma parteciperanno
studenti delle scuole comprensive e delle scuole superiori.
“In fondo – spiega
Ricucci nella presentazione del corso - il giornalismo è un modo di curiosare
sulla realtà che ci circonda, con un’attenzione che per forza di cose non può
fermarsi all’apparenza. Ed inoltre, il percorso didattico che mi ripropongo di
seguire prevede sì una buona dose di teoria ma anche molta pratica: nel senso
che saranno i corsisti a sperimentare in prima persona cosa vuole fare del
giornalismo, cercando proprio nella realtà che li circonda quei fatti che
meritano di diventare delle Cetraro notizie. Se si riesce quindi a coinvolgere
veramente in questa avventura gli studenti che sceglieranno di seguire il corso
c’è la ragionevole speranza di poter avviare un confronto proficuo ed
interessante. Sulla base della mia esperienza so che conta soprattutto l’approccio:
che deve essere tecnico il meno possibile e molto legato alla realtà quotidiana
che i ragazzi vivono. Farò di tutto per essere all’altezza del mio compito e
spero che queste ore trascorse assieme serviranno a qualcosa: per i ragazzi,
per le scuole coinvolte e per il mio paese”.
Le lezioni si
terranno ogni sabato dal 31 gennaio al 3 aprile nell’aula magna dei Licei di
Cetraro. Dalle 14 e 30 alle 15 e 30 toccherà agli studenti delle scuole
comprensive, mentre dalle 15 e 30 alle 17 sarà la volta degli studenti delle
classi terminali delle scuole superiori.
Sabato scorso
Amedeo Ricucci ha incontrato i docenti di lettere degli studenti interessati a
partecipare al corso per definire le eventuali ricadute didattiche.
Mario Bencivinni
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CETRARO – Il
giornalista cetrarese Amedeo Ricucci, reporter di guerra e autore del libro “La
guerra in diretta”, partecipa questa sera al dibattito “Il Futuro dell’Iraq:
pace, sicurezza, democrazia, autogoverno” che si tiene a Diamante nell’ambito
della Festa dei Giovani del Mediterraneo “Un Mare di Pace”. Il dibattito avrà
inizio alle 21.
Ricucci si
confronterà con Giuseppe Meduri della direzione regionale dei Democratici di
sinistra, Ernesto Magorno, consigliere provinciale della Quercia, Abrah Malik, docente
iracheno dell’Università orientale di Napoli e Pino Soriero della direzione
nazionale dei Ds.
La festa dei
Giovani del Mediterraneo ha avuto inizio domenica scorsa e si chiuderà il
prossimo 5 settembre.
“La scelta di
tenere a Diamante e, quindi, sul Tirreno cosentino, un'importante
manifestazione come la Festa
nazionale dei giovani del Mediterraneo, insieme alla Festa provinciale de
l'Unità, non è casuale”, spiega il segretario zonale dei Democratici di sinistra
Battista Maulicino. “La cittadina tirrenica è un luogo simbolo per riflettere e
discutere sui temi propri della festa, che sono la pace e lo sviluppo del
Mediterraneo. Questa scelta – continua Maulicino - è uno straordinario
riconoscimento politico del lavoro fatto in questi anni dai compagni della zona,
che hanno dimostrato una tale capacità di presenza e di radicamento sul territorio, da divenire
un importante punto di riferimento politico ed organizzativo per i Ds della
provincia di Cosenza”.
Tra le altre
iniziative in programma nel corso della settimana, segnaliamo il dibattito “Non
ci sarà pace nel mondo senza la pace in Medio oriente” con la partecipazione di
Adeeb Salim, palestinese, e Ran Feingold, israeliano (mercoledì 1 settembre,
ore 21), l’incontro “Il Governo locale e le sfide della Globalizzazione”, con gli
interventi del vice ministro Jole Santelli e di Armando Cirillo della
segreteria nazionale della Sinistra giovanile (sabato 4 settembre, ore 21) e il
concerto “Calabria Logos” musica etnica calabrese (sabato 4 settembre, ore 23),
nel corso del quale Carlo Grillo eseguirà il brano “Quel giugno dell’Ottanta” in
memoria di Giovanni Losardo, dirigente comunista e amministratore comunale di
Cetraro, ucciso dalla mafia 24 anni fa.
Mario Bencivinni
Cetraro. Il Laboratorio sperimentale Giovanni Losardo e i
Licei di Cetraro organizzano per sabato prossimo una iniziativa sulla pace con
il giornalista della Rai Amedeo Ricucci.
Docenti e studenti dibatteranno con Ricucci sul tema “
Guerra in Iraq e nuovi scenari mondiali”.
All’incontro, che si terrà alle ore 11 nell’aula magna dei
Licei di Cetraro, parteciperanno anche delegazioni di studenti della Scuola
Media Corrado Alvaro di Cetraro e dei licei di Belvedere Marittimo.
L’iniziativa si colloca all’interno dei progetti Intervento
a rete, Icaro, Prometeus e Giornalismo, che i Licei di Cetraro stanno
realizzando nell’ambito dell’educazione alla mondialità.
Ricucci è stato già a Cetraro il 17 marzo scorso in
occasione della presentazione del Laboratorio sperimentale Giovanni Losardo.
Il dirigente scolastico Luciano Conte ha sottolineato che la
presenza di Ricucci “ costituisce un’occasione importante per una riflessione
sulla scottante attualità del problema della guerra in Iraq e sui nuovi scenari
mondiali che si prospettano. L’educazione alla mondialità rappresenta l’asse
portante della nuova didattica che si propone di abituare gli studenti a
pensare globalmente e ad agire territorialmente. In questa ottica, abbiamo già
avviato una serie di iniziative che vanno dal gemellaggio con la Scuola tecnica
di gestione di Muyinga in Burundi alla
sistematica apertura della nostra scuola alle problematiche del territorio”.
Per il 10 maggio nei Licei di Cetraro è previsto anche
l’incontro con il vaticanista Giancarlo Zizola.
Gaetano Bencivinni
Cetraro. Mafia e legalità al centro del confronto tra gli
studenti dei Licei di Cetraro e il giornalista Rai Amedeo Ricucci.
Una iniziativa, promossa ed organizzata dall’Istituto
nell’ambito dell’educazione alla legalità, che costituisce l’asse portante del
piano dell’offerta formativa della scuola, diretta da Giorgio Clarizio.
La complessità del fenomeno malavitoso richiede una indagine
conoscitiva approfondita in grado di cogliere i vari elementi che compongono i
tratti distintivi della malapianta, che ormai da oltre un trentennio pesa come
un macigno sullo sviluppo economico e sociale della cittadina tirrenica.
Le nuove generazioni rivolgono lo sguardo verso gli anni di
piombo, che hanno insanguinato Cetraro con 11 omicidi, culminati con
l’assassinio di Giovanni Losardo, avvenuto il 21 giugno dell’Ottanta.
I Licei hanno da sempre dedicato un ampio spazio alla
riflessione su mafia e legalità,
realizzando pubblicazioni specifiche e cortometraggi.
L’evento culturale si svolgerà nell’aula magna della scuola
alle ore 9.30 e prevede gli autorevoli interventi del magistrato Eugenio
Facciola e del delegato regionale Caritas don Ennio Stamile.
Magistratura, chiesa ed informazione possono svolgere un
ruolo determinante ai fini della costruzione di un grande baluardo in grado di
contrapporsi alla controffensiva malavitosa, che a Cetraro e nel Tirreno
cosentino è sempre in agguato e mantiene tutta la sua pericolosità.
Sono stati numerosi gli episodi di microcriminalità che nei
mesi scorsi hanno turbato la serenità della cittadina tirrenica.
Auto incendiate, atti intimidatori, vandalismi diffusi,
furti hanno costretto spesso il consiglio comunale e le forze politiche a
prendere posizione e a lanciare un preoccupato allarme sulla questione cruciale
dell’ordine pubblico.
L’iniziativa di oggi sarà coordinata dalla giornalista Marta
Perrotta e prevede tra gli altri gli interventi del dirigente scolastico
Giorgio Clarizio e del presidente del consiglio d’istituto Alessandro Brusco.
Gaetano Bencivinni
Cetraro. Questione palestinese, guerra in Iraq e nuovi
scenari mondiali sono stati al centro dell’incontro che si è tenuto sabato
mattina nell’aula magna dei Licei di Cetraro tra il giornalista Amedeo Ricucci
e gli studenti dei Licei e della Scuola Media Corrado Alvaro.
Ricucci ha illustrato attraverso un filmato la tragica
situazione di guerra quotidiana in cui si trovano i palestinesi ed ha
sottolineato come vittime di questo stato di guerra perenne siano soprattutto i
bambini.
Un filmato di 10 minuti commentato con voce fuoricampo dal
giornalista cetrarese che mostra con immagini realistiche e coinvolgenti il
conflitto tra Israele e Palestina che ormai dura da 50 anni.
Ricucci ha raccontato la sua esperienza di reporter di
guerra in Afghanistan ed ha sottolineato più volte che dietro la spettacolarità
delle immagini di guerra trasmesse dalla televisione ci sono i drammi di tante
vittime civili definite cinicamente dagli strateghi militari “ effetti
collaterali” della guerra.
“ Ormai le nuove guerre tecnologiche, ha detto Ricucci,
fanno più vittime tra i civili che tra i militari. Raccontare quanto avviene
realmente nelle operazioni di guerra diventa sempre più difficile anche perché
ai giornalisti non è sempre consentito di assolvere al compito di riferire
quanto realmente accade perché costretti a muoversi tra verità contrapposte
fornite dagli stati in guerra.”
Il dirigente scolastico Luciano Conte ha presentato il
giornalista Ricucci come un esempio da imitare per essere riuscito col suo
costante impegno e la sua professionalità ad affermarsi in campo nazionale.
“ Amedeo Ricucci è stato, ha detto con orgoglio Conte, un
alunno del nostra Liceo classico”.
L’iniziativa, come ha spiegato la responsabile del progetto
giornalismo Francesca Villani, rientra nell’ambito di una serie di progetti che
i Licei stanno portando avanti sull’educazione alla mondialità e alla pace.
Significativi sono stati gli interventi dei ragazzi che
hanno sollecitato Ricucci ad approfondire la complessa tematica della guerra
nei nuovi scenari mondiali.
Gaetano Bencivinni
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