Pietro Vitelli di Altroconsumo Calabria parla del ricorso
al Tar contro il decreto Franceschini
I legali dell’Associazione Altroconsumo hanno presentato ricorso
al Tar del Lazio contro il decreto Franceschini sull ‘aumento dell ‘equo
compenso, la tassa sui dispositivi tecnologici per copia privata. A renderlo
noto è Pietro Vitelli, Responsabile Altroconsumo Regione Calabria.
“Ai precedenti 80 milioni di euro all ‘anno previsti dal
decreto Bondi, si aggiungono 100 milioni di euro, prelevati dalle tasche dei
consumatori grazie al sovrapprezzo nell ‘acquistare smartphone, tablet,
chiavette usb”, attacca Vitelli. “Già in precedenza ci eravamo attivati: gli
aumenti non sono giustificati né dai dati di utilizzo di dispositivi mobili in
Italia, scenario in evoluzione stabile, né da un semplice e forzato confronto
con quanto accade in Francia e Germania. La misura è anacronistica, già
minoritaria in Europa - in Spagna è stata abolita di recente - dove sta
scomparendo di pari passo con l ‘evoluzione dei modelli di business e di
condivisione dei contenuti online”.
Per Altroconsumo “gli aumenti sono illogici e la tassa è
iniqua; se ne chiede l ‘abolizione attraverso la petizione sul proprio sito,
che ha già raggiunto i 20.000 sottoscrittori e sulla piattaforma change.org,
dove hanno aderito in 60.000. Chi acquista legalmente musica e film da piattaforme
online paga già i diritti d ‘autore per fruire dei contenuti e fare copie su
altri supporti: è ingiusto che si paghi una tassa anche su questi dispositivi,
trovandosi così a contribuire due volte.
La misura è minoritaria in Europa; l ‘Italia si sta spingendo
nella direzione sbagliata, in controtendenza: la Spagna ha abolito l ‘equo
compenso, per evitare di penalizzare la propria economia digitale e cercare di
guardare al futuro. Un tema che si pensava caro al governo Renzi, anche in
vista del semestre italiano di presidenza europea: da mesi sulla riforma della
Direttiva sul Copyright si è aperta una discussione a livello internazionale
sulla revisione dell ‘equo compenso per copia privata, considerato da più parti
un meccanismo rozzo ed obsoleto. Al contrario, il decreto è a sfavore della
modernizzazione e dell ‘innovazione del Paese e ha aumentato le tariffe
nonostante tutti gli indicatori deponessero a favore di una riduzione”.
“Il ministero per i Beni culturali – fa sapere ancora
Altroconsumo - aveva commissionato un ‘indagine ad hoc sulle abitudini dei
consumatori per verificare se davvero le copie private di opere musicali e
cinematografiche fossero cresciute negli ultimi tre anni tanto da legittimare
un aumento verticale dell ‘equo compenso, come pretendeva la Siae, beneficiaria
della tassa. I risultati di tale indagine, per lungo tempo non resi pubblici
dal nuovo ministro Franceschini, erano chiare: solo il 13% dei consumatori
infatti fa effettivamente copie private e di questi solo un terzo usa
smartphone e tablet”.
“Se aggiornamento dell ‘equo compenso doveva esserci – è la conclusione
di Pietro Vitelli - avrebbe dovuto essere al ribasso, con una riduzione delle
tariffe”.