martedì 24 giugno 2014

Tassa sulla tecnologia: “Altro che innovazione, così si torna indietro”

Pietro Vitelli di Altroconsumo Calabria parla del ricorso al Tar contro il decreto Franceschini

I legali dell’Associazione Altroconsumo hanno presentato ricorso al Tar del Lazio contro il decreto Franceschini sull ‘aumento dell ‘equo compenso, la tassa sui dispositivi tecnologici per copia privata. A renderlo noto è Pietro Vitelli, Responsabile Altroconsumo Regione Calabria.

“Ai precedenti 80 milioni di euro all ‘anno previsti dal decreto Bondi, si aggiungono 100 milioni di euro, prelevati dalle tasche dei consumatori grazie al sovrapprezzo nell ‘acquistare smartphone, tablet, chiavette usb”, attacca Vitelli. “Già in precedenza ci eravamo attivati: gli aumenti non sono giustificati né dai dati di utilizzo di dispositivi mobili in Italia, scenario in evoluzione stabile, né da un semplice e forzato confronto con quanto accade in Francia e Germania. La misura è anacronistica, già minoritaria in Europa - in Spagna è stata abolita di recente - dove sta scomparendo di pari passo con l ‘evoluzione dei modelli di business e di condivisione dei contenuti online”.
Per Altroconsumo “gli aumenti sono illogici e la tassa è iniqua; se ne chiede l ‘abolizione attraverso la petizione sul proprio sito, che ha già raggiunto i 20.000 sottoscrittori e sulla piattaforma change.org, dove hanno aderito in 60.000. Chi acquista legalmente musica e film da piattaforme online paga già i diritti d ‘autore per fruire dei contenuti e fare copie su altri supporti: è ingiusto che si paghi una tassa anche su questi dispositivi, trovandosi così a contribuire due volte.
La misura è minoritaria in Europa; l ‘Italia si sta spingendo nella direzione sbagliata, in controtendenza: la Spagna ha abolito l ‘equo compenso, per evitare di penalizzare la propria economia digitale e cercare di guardare al futuro. Un tema che si pensava caro al governo Renzi, anche in vista del semestre italiano di presidenza europea: da mesi sulla riforma della Direttiva sul Copyright si è aperta una discussione a livello internazionale sulla revisione dell ‘equo compenso per copia privata, considerato da più parti un meccanismo rozzo ed obsoleto. Al contrario, il decreto è a sfavore della modernizzazione e dell ‘innovazione del Paese e ha aumentato le tariffe nonostante tutti gli indicatori deponessero a favore di una riduzione”.

“Il ministero per i Beni culturali – fa sapere ancora Altroconsumo - aveva commissionato un ‘indagine ad hoc sulle abitudini dei consumatori per verificare se davvero le copie private di opere musicali e cinematografiche fossero cresciute negli ultimi tre anni tanto da legittimare un aumento verticale dell ‘equo compenso, come pretendeva la Siae, beneficiaria della tassa. I risultati di tale indagine, per lungo tempo non resi pubblici dal nuovo ministro Franceschini, erano chiare: solo il 13% dei consumatori infatti fa effettivamente copie private e di questi solo un terzo usa smartphone e tablet”.

“Se aggiornamento dell ‘equo compenso doveva esserci – è la conclusione di Pietro Vitelli - avrebbe dovuto essere al ribasso, con una riduzione delle tariffe”.

lunedì 9 giugno 2014

Pietro Vitelli (Altrococonsumo) sulla Coppa del mondo Fifa 2014: “Un pallone che sia buono e giusto”

Pietro Vitelli, responsabile Altroconsumo Regione Calabria, “in collaborazione con la grande macchina di tutela dei cittadini consumatori-utenti indipendente e scevra da qualsivoglia condizionamento”, tenta di fare il punto anche sull’imminente campionato mondiale di calcio in partenza tra una settimana.

“Presto si  accenderanno i fari internazionali su atleti, campi di gioco, schemi tattici, tifoserie, palloni. Un evento complesso, con un giro d’affari stimato attorno ai 4 miliardi di dollari per la sola Fifa. Nel cono d’ombra rimangono - prosegue Pietro Vitelli - diversi aspetti, come il mondo della produzione dei palloni, oggetto di culto e di campagne commerciali in pressing evidente in questi giorni che precedono il fischio d’inizio del torneo. Quali sono le condizioni di produzione, quale il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, il livello d’attenzione sulle ricadute ambientali nel realizzare l’oggetto feticcio ufficiale per la Coppa del mondo Fifa 2014?”

Altroconsumo e le altre organizzazioni di consumatori indipendenti hanno voluto vederci più chiaro. A due livelli: con un test in laboratorio per verificare la qualità del pallone ufficiale dei mondiali e con un’inchiesta sulla responsabilità sociale nel settore di produzione nel sud della Cina, a Shenzhen in una delle due fabbriche che produce il pallone ufficiale.

Il test ha coinvolto sia esperti di laboratorio che calciatori brasiliani professionisti. I palloni sono stati sottoposti a una prova sofisticata realizzata all’interno di una galleria del vento per simulare le condizioni ideali di gioco. Brazuca ha superato le prove, soprattutto grazie alla buona aerodinamica che rende ben controllabile la traiettoria una volta calciato il pallone.

Ma Altroconsumo vuole di più: un pallone da calcio che non sia solo buono, ma anche giusto.
“Il Pakistan ne è stato il più grande produttore sino a fine 1990, con la copertura del 75% dei palloni da calcio cuciti a mano sulla scena mondiale. Con lo sviluppo di nuovi materiali e innovazioni tecnologiche nel processo di produzione, la Cina è subentrata, sfidando il primato e ritagliandosi il 68% della produzione, rispetto ai Paesi tradizionali come Pakistan e India. Oltre alla Cina oggi anche la Thailandia ha un ruolo principale nel produrre palloni da calcio cuciti a macchina.
L’innovazione nel processo produttivo ha portato con sé nuovi modelli organizzativi e temi etici da esplorare: l’eccesso di ore lavoro nelle fabbriche cinesi è subentrato al tema dal lavoro minorile diffuso nella cucitura a mano dei palloni. Oggi in Cina - continua Pietro Vitelli - permangono i problemi legati alla mancanza di libertà sindacale, e i lavoratori cominciano ad acquisire consapevolezza dei propri diritti, in un panorama dominato da grandi brand internazionali che si riforniscono nelle fabbriche locali cercando di mantenere i vantaggi derivanti dal basso costo del lavoro. Le dimensioni relativamente limitate permettono una considerazione adeguata degli aspetti sociali e ambientali legati alla produzione del pallone ufficiale dei mondiali. Rimangono però alcuni aspetti che possono essere migliorati, come l’esposizione dei lavoratori alle sostanze chimiche, la libertà di movimento durante i turni di lavoro e l’impegno per accrescere la consapevolezza dei lavoratori rispetto ai diritti fondamentali stabiliti dall’Oil, tra cui la libertà di associazione.
Un tema emergente è quello dei contributi per l’assicurazione sociale, un argomento complesso che coinvolge non soltanto i fornitori dei più famosi brand diffusi a livello globale, ma anche le autorità locali cinesi. Proprio questo argomento ha scatenato la protesta di migliaia di lavoratori in una delle più grandi fabbriche cinesi di scarpe sportive. La responsabilità sociale è una visione che supera gli obblighi imposti dalle leggi nazionali, a maggior ragione in paesi come la Cina in cui spesso le norme stabilite dal governo centrale non sono implementate adeguatamente a livello locale.
C’è stata una ricaduta positiva dell’inchiesta di Altroconsumo e delle altre associazioni di consumatori - conclude Pietro Vitelli: sono state intraprese alcune azioni correttive nella fabbrica cinese che produce il Brazuca in seguito alla visita, un impegno concreto per garantire che il pallone dei mondiali non sia solo tecnicamente buono, ma anche rispettoso dei lavoratori e dell’ambiente”.