lunedì 28 aprile 2008

Cribari Film. Semaforo verde ai corsi

di Tiziana Ruffo

Al via le iscrizioni al Corso itinerante di formazione cinematografica, finalizzato alla realizzazione del film “Cedri di amante” che sarà girato prossimamente da Daniele Cribari e Marco Raffaelli. Le iscrizioni si completeranno entro il 15 maggio e chiunque sia interessato all’iniziativa può consultare il sito del regista www.cribarifilm.com. Il corso prevede due fasi: una fase teorica, che dovrebbe svolgersi tra 15 ed i 30 maggio, e una fase pratica, che prevede uno svolgimento nell’arco di tempo che va dall’1 giugno al 30 ottobre, periodo in cui verrà realizzato il film. Si tratta di un vero e proprio stage. Il corso di formazione cinematografica, infatti consentirà a tanti talenti del territorio di partecipare attivamente insieme ai registi alla realizzazione di questo prodotto finale. Il Pon sicurezza ha già dato l’ok al finanziamento del film che rientra nell’ambito del piano di sviluppo culturale del territorio collegato al progetto del Pon sicurezza che è quello di coniugare legalità sviluppo e valorizzazione dei talenti del tirreno cosentino. I due registi fiorentini puntano alla valorizzazione dei luoghi e delle bellezze paesaggistiche e vogliono far conoscere l’altra faccia della Calabria, quella bella, positiva, con le sue peculiarità , le sue bellezze naturali , insomma l’intento è quello di sconfiggere quell’immagine negativa della Calabria in un’ottica di promozione turistico- culturale di qualità. Si registra già grande interesse attorno al prodotto filmico finale che rappresenta una novità in assoluto. L’iniziativa vede il coinvolgimento del Consorzio di dieci Comuni ( Amantea – Paola – Fuscaldo – Guardia Piemontese –Cetraro – Sangineto – Belvedere – Scalea – Praia a Mare – Tortora) che metterà a disposizione risorse umane, intelligenze, competenze per portare avanti questa esperienza inedita nel territorio. Ambientato tra Toscana e Calabria, infatti, il film si girerà nelle due regioni con particolare attenzione ai comuni della Riviera dei Cedri (ma la fascia d’interesse può essere estesa anche al Parco del Pollino) nel prossimo mese di giugno.
Il film racconta di Donato, uno psicologo di Firenze che perde il senso della sua missione pensando solo ai guadagni. Solo dopo una delusione sentimentale ed un viaggio in Calabria, nel corso del quale si trova casualmente a lavorare in una comunità socio educativa per ragazzi rom, Donato ritroverà la capacità di apprezzare le cose più semplici e pure della vita. Cribari ha già dimostrato di sapersi muovere con grande sensibilità nei meandri delle problematiche sociali così come ha già fatto con successo con il mediometraggio Cosenza 228/2003 proiettato di recente al cinema vittoria di Diamante.( Gazzetta del Sud 25 aprile)

Il sito archeologico di Blanda

di Carlo Andreoli

Tra le tante risorse del Tirreno Cosentino, un posto di rilievo è occupato pure dall’archeologia; che vanta siti che rimontano dall’era paleolitica fino al tardo impero della civiltà romana. Ed uno dei siti più importanti della nostra riviera è costituito dai resti dell’antica città italica di Blanda, scoperti di recente sul colle del Palècastro, prossimo alla contrada Poiarelli del Comune di Tortora. Di questi resti di città faceva già menzione un erudito del ‘500, come il Barrio, che citava sul Palècastro “le vestigia di un’antica cittadella”; fino a giungere a studiosi più recenti, quale Oreste Dito, che nel 1934 segnalava come i ruderi del Palècastro fossero riconducibili senza meno alla scomparsa città di Blanda. Ma, dopo qualche rinvenimento sporadico occorso negli anni ‘70, bisognò giungere fino al 1990 perché una campagna di scavi, ordinata dalla Soprintendenza ai Monumenti, potesse dare adito alla scoperta sistematica dell’intero sito, che offre ancora oggi nuovi rinvenimenti.
Sul pianoro del Palècastro, che presenta un’estensione di circa 5 ettari, s’è scoperto, dunque, come esso abbia avuto una frequentazione originaria di popoli enotri, risalente circa al VI secolo a.C.; i quali furono i fondatori dell’antica cittadella, dato che “palècastro” in greco arcaico vuol dire appunto “città vecchia”. Ad essi subentrarono, quindi, popoli lucani; i quali, nel IV secolo a.C., dominavano un territorio esteso dalla Lucania fino alle foci del Lao. Furono loro che cinsero di mura la città, per un perimetro lungo circa un chilometro; a segno dell’importanza strategica che Blanda aveva acquisito in questa fase. E, per essersi i Lucani schierati con Annibale, durante la Seconda Guerra Punica, la città fortificata di Blanda fu espugnata dai Romani nel 214 a.C., come tramanda Tito Livio. Sicché, da allora, prese inizio la frequentazione romana che culminò, nel I secolo a.C., con la costruzione d’una città nuova, chiamata Blanda Julia, di cui sono emersi i monumenti più importanti. Si tratta, innanzitutto, d’un foro – piccola piazza quadrata – intorno a cui si snodano, per tre lati, una serie di botteghe, un vano porticato ed una piccola basilica. Circostanza che fa credere che Blanda Julia sia stata soprattutto un centro d’amministrazione e non quindi una città vera e propria. Sul lato opposto, sono stati scavati, invece, tre tempietti di tipo italico, accostati l’uno all’altro, preceduti da una breve gradinata che immetteva prima al pronao e quindi al naos, la cella interna del tempio. Nel piazzale era quindi sistemata una fontana e lungo il fianco della piccola basilica s’ergeva la statua d’un magistrato cittadino, Arrio Climeno, che s’era distinto per alcune elargizioni, di cui è rimasta solamente la base iscritta. Il tipo di lesioni riscontrate su un tempio lascia presumere che un sisma, intorno al II secolo d.C., abbia dato inizio al tracollo della città romana. Anche se Blanda fu, in seguito, sede d’un vescovado di cui si fa memoria fino al secolo VIII. Ma, divenuta feudo longobardo e quindi minacciata dalle continue incursioni saracene, a partire dal secolo IX l’antica cittadella del Palècastro si spopolò del tutto; e la sua gente migrò verso l’interno per fondare la città nuova di Tortora.
Della vecchia Blanda resta oggi l’impianto, che si profila inciso sul colle del Palècastro e che presenta continue novità, come una domus rinvenuta di recente sul lato occidentale del pianoro. Mentre talune opere d’arte, come la fronte d’un sarcofago strigilato dei primi tempi del IV secolo d.C., hanno trovato un’adeguata sistemazione nella Mostra Permanente di Palazzo Casapesenna a Tortora.
Un modo giusto per unire insieme il passato ed il presente d’un solo territorio; per farci intendere che il futuro della storia è proteso tutto nel domani.


Radio1One
(Venerdì 25 Aprile 2008)

mercoledì 23 aprile 2008

Autenticità e Sapienza d’Amore per il Cinema negli esiti del Festival Schermi d’Amore

di Matilde Tortora

Si è concluso sabato 19 aprile la 12° edizione del Festival di Verona “Schermi d’Amore”, direttore artistico Paolo Romano, cui si deve anche l’ottima selezione operata di film provenienti da diversi continenti, che hanno consentito per i dieci giorni del Festival di tastare il polso di una cinematografia internazionale davvero interessante che non avremmo altrimenti avuto modo di vedere noi e i tantissimi spettatori che ad ogni proiezione hanno affollato il Cinema Filarmonico di Verona, in una full immersion di “schermi” di livello e in una disamina ampia di tematiche e di prospettive anche stilistiche e contenutistiche di vera modernità.
Sicché non ci ha stupito che sia stato il bel film spagnolo “La soledad” di Jaime Rosales ad avere vinto questa Edizione, meritando il premio Rosa d’oro Schermi d’Amore - Premio Calzedonia - «Per aver trovato una propria e originale cifra poetica nell’analizzare con discrezione la quotidianità della vita senza compiacimenti naturalistici» - come si è espressa la Giuria ufficiale del festival, composta quest’anno dal regista Peter Del Monte, dalla produttrice Donatella Botti e dagli attori Anita Caprioli, Cecilia Dazzi e Daniele Liotti.
Il premio è stato ritirato dalla intensa e bravissima Sonia Almarcha, che in questo film madrileno del 2007 riesce a dire la condizione di una giovane donna, la terribilità del quotidiano e pure il coraggio del vivere oggi e del vivere in una grande città esposta ad attacchi proditori e letali.
Il Premio Miglior interpretazione è stato attribuito a Woody Harrelson per “The Walker” di Paul Schrader - «Per l’intelligenza, l’artificio e la naturalezza con cui ha costruito il suo personaggio».
La Rosa d’argento Schermi d’Amore - Premio Speciale della Giuria è stato attribuito a “Lo mejor de mí “di Roser Aguilar - «Per la semplicità e la profondità con cui la regista racconta la complessità dell’amore attraverso un personaggio femminile». Il premio è stato ritirato dalla regista del film Roser Anguilar (Barcellona, 1971) che ha portato con vero piglio autoriale sullo schermo un’altra storia di giovane donna, capace di scelte coraggiose e determinanti e di vero amore per il partner ma anche per se stessa.
Il Premio dell’Ordine dei Giornalisti - Premio Stefano Reggiani è stato attribuito ex-aequo, la Giuria dei giornalisti, composta da Alessandro Cuk (Cinit, Cineforum italiano), Adamo Dagradi (L’Arena), Giampiero Francesca (Close-Up), Marco Palmese (Cinemaplus.it) e Matilde Tortora (Conseil du Cinéma) lo ha attribuito al film “Hallam Foe” di David Mackenzie e al film “Lo mejor de mí” di Roser Aguilar, con la seguente motivazione «perché, nella logica della contaminazione dei generi, si distinguono per autorialità e modernità. Sono entrambe opere giovani e vitali, grazie alle quali Schermi d’Amore conferma il suo stimolante equilibrio tra classicità e innovazione.»
Il Premio del Pubblico (sponsor Fimauto e Veronamotors - MINI Italia) è andato anch’esso al film spagnolo “Lo mejor de mí “di Roser Aguilar.
Il Premio Giuria Giovani, che è stato assegnato da 20 ragazzi dai 18 ai 25 anni scelti in seguito alla selezione coordinata dal Maurizio Zanetti ha decretato vincitore “Hallam Foe” del regista David Mackenzie - «Per la rappresentazione di una fragile gioventù, per le straordinarie interpretazioni e per la colonna sonora che aggiunge emozione alle emozioni”.
La Giuria Giovani ha anche segnalato il film “Never Forever” di Gina Kim, auspicando che per esso non tardi la possibilità che sia distribuito e visto nelle sale italiane.
Al grande cineasta inglese John Boorman, il regista di “Un tranquillo weekend di paura” (Deliverance, 1972), candidato all'Oscar, di “Excalibur” (1981), “La foresta di smeraldo” (The Emerald Forest, 1995), “Il sarto di Panama” (The Tailor of Panama, 2001) e “In My Country”(2004), sull'apartheid in Sud Africa il Festival Schermi d'Amore ha assegnato un «riconoscimento speciale come regista visionario del cinema contemporaneo».
Anche “l’amore” per il cinema musicale è stato protagonista di questa edizione 2008 del Festival “Schermi d’Amore”, a partire da quello praticato dal cinema degli anni Sessanta (ad esempio i “musicarelli” del regista Ettore Fizzarotti interpretati dai divi della canzone dell’epoca, Gianni Morandi in coppia con Laura Efrikian la maggior parte) ai videoclip musicali, di cui la città di Verona è insuperata leader a livello nazionale, un impedibile occasione offerta da MINILab per riflettere sui rapporti tra autori delle canzoni e registi che ne trasformano in immagini i testi e inoltre l’attenzione ai nuovissimi linguaggi con I Love You Too, uno spazio dedicato al cinema nell’era delle tecniche di produzione distribuzione digitale, dalla web a YouTube.
Infine Piera Detassis, direttore di Ciak, ha consegnato il Premio Femme Fatale, Femministe Fatale all’attrice Claudia Gerini, che ha portato sullo schermo italiano personaggi femminili che nel contempo riescono a unire fascino e comicità, humour e trasgressione, riconoscendo alla Gerini qualità d’interprete tali da poter essere designata senz’altro ad un cinema anche internazionale, erede unica forse della grande Monica Vitti. L’interessante dialogo che la Detassis ha intrattenuto nel pomeriggio del giorno della premiazione con la Gerini al cospetto di un pubblico attento e motivato ha scandagliato, è stato proiettato anche un bellissimo video in cui la Gerini interpreta Eva Kant sulle note di una canzone di Federico Zampagliene, il desiderio segreto dell’attrice di volere interpretare prima o poi un musical, ma non un revival di musical quanto piuttosto un musical del tutto nuovo e creato oggi.
Quanto alle Sezioni collaterali:Il Cinema è femmina.omaggio a Gorge Cukor, un ben articolato omaggio al “regista delle donne” che ha mostrato dodici suoi film a partire da “Giulietta e Romeo” del 1936 a “Ricche e famose” del 1981, 5x2-Dieci Film di François Ozon, in dieci film appunto ha consentito un excursus nell’universo femminile del regista francese, Panorama ha poi in quattordici film fatto vedere preziose anteprime e curiosità provenienti dagli schermi dei maggiori festival internazionali, con evidenti le tante contaminazioni del mélo con altri generi, oggi praticate dai registi nel mondo. E, in anteprime nazionali, sono stati proiettati in apertura e in chiusura i film “Il y a longtemps que je t’aime” (Francia/Germania 2008) di Philippe Claudel e “The Other Boleyn Girl” (Gran Bretagna/Usa 2008) di Justin Chadwick.
Tra i tanti meriti di questo Festival c’è anche quello importantissimo, di consentire, grazie al Premio Calzedonia, che il film premiato sia distribuito nelle sale e noi ci auguriamo che anche tutti gli altri film premiati possano incontrare, distribuiti in Italia, il grande pubblico degli spettatori.

domenica 20 aprile 2008

Il Convento dei Cappuccini di Belvedere Marittimo

di Carlo Andreoli

Il Convento dei Cappuccini di Belvedere Marittimo, oltre a costituire un vivo esempio di complesso conventuale, si segnala per il suo corredo d’arte che merita un’accorta conoscenza. Eretto nel 1599, sotto la direzione di P. Marco da Belvedere, esso divenne nel ‘600 sede di noviziato e fu ampliato nelle forme attuali lungo il ‘700. Soppresso dal governo di Murat e ripristinato dai Borbone, dopo l’Unità d’Italia diventò patrimonio del comune; che ne fece uso sporadico mentre nella chiesa si officiava per qualche ricorrenza. Nel 1935, si fece, quindi, istanza per il ritorno a Belvedere dei PP. Cappuccini. I quali vi tornarono, due anni dopo, e tuttora vi dimorano; formando di fatto l’unica comunità ecclesiastica dell’Ordine Cappuccino sul Tirreno Cosentino.
Nella chiesa conventuale, è notevole anzitutto l’altare maggiore; composto da un’ancona lignea di pregiata fattura che racchiude nel suo mezzo una tela dell’Immacolata: opera del 1603 d’Andrea Molinaro; un artista molto raro, già attivo a Napoli, sulla fine del ‘500, nella chiesa della Pietà dei Turchini. Il polittico comprende poi altre tele di S. Daniele e S. Francesco d’Assisi, e di Santa Chiara e Santa Agnese. Sulla parete della nave principale, sono quindi sistemate tre edicole, del 1745, che valgono chiaro esempio dell’arte cappuccina dell’intaglio; mentre, sul lato sinistro, si apre la navatina che ospita una coppia di cappelle. Nella prima, chiamata la Porziuncola e fondata nel 1637, è collocata una pala d’altare, d’ignoto del ‘600, che raffigura la Vergine in atto di consegnare il Bambino a S. Francesco d’Assisi. Mentre un cassone ligneo sottostante racchiude le reliquie di S. Valentino che furono donate al P. Samuele da Belvedere nel 1710. Nella seconda, si trova invece l’Altare di S. Daniele, del 1737, che ospita in una serie di scomparti la statua lignea di S. Daniele Fasanella ed i busti d’altri Santi Cappuccini: ritratti tutti con icastica espressione. Suggestiva è poi la visita del chiostro; che ha nel suo cortile un pozzo e su due pareti prospicienti due esemplari di meridiane solari risalenti al ‘700. Nella parti terminali del vano porticato, si possono invece ammirare tre affreschi superstiti, dei primi del ‘600, che formano un breve ciclo di pittura mariana; rappresentando essi l’Immacolata, l’Assunta e la cosiddetta Madonna dei Cappuccini: di grafia ingenua e delicata. Passando, quindi, per la sagrestia, che custodisce ancora armadi, porte e arredi originali; si può, eventualmente, avere accesso al piano nobile del convento. Ed osservare, quindi, sul ripiano della scala, un’edicola preziosa della Crocifissione ch’è legata a un episodio miracoloso della vita del Beato Angelo d’Acri, che fu novizio nel convento; e nella sala del refettorio, una serie di dipinti, forse dovuti all’arte di Angelo Galtieri, un maestro di Mormanno operante nella prima parte del ‘700. Tra questi, il cosiddetto “Miracolo d’Agropoli di S. Francesco d’Assisi” ed un gruppo di ritratti di Santi Cappuccini, di notevole valore iconografico. Un ulteriore motivo d’interesse è, infine, riscontrabile nella biblioteca conventuale, sita al piano terra, che raccoglie, fra tanto materiale bibliografico, anche un manipolo di codici e di volumi d’epoca. Mentre, uscendo fuori sul sagrato e nello spazio retrostante della fabbrica, si coglie una veduta di quello che fu, nei secoli passati, un complesso conventuale sede di novizi oltre che di scuola di dottrina teologica.
Un esempio d’architettura e d’arte cappuccina, dunque, il Convento di S. Daniele di Belvedere Marittimo che merita una visita appropriata per conoscere una parte preziosa del nostro patrimonio d’arte e di storia religiosa.


Radio1One
(Venerdì 18 Aprile 2008)

sabato 19 aprile 2008

Laboratorio, Pon sicurezza e Cribari Film. Si gira

di Tiziana Ruffo

Il laboratorio Losardo presieduto da Gaetano Bencivinni, di concerto con il Pon Sicurezza e la Cribari Film di Firenze presenterà il 22 aprile prossimo alle ore 18, nella sala consiliare di Palazzo del Trono, a Cetraro, il progetto del corso itinerante di formazione cinematografica finalizzato alla realizzazione del film “Cedri di amante”. All’incontro parteciperanno il regista Daniele Cribari, l’aiuto regista Marco Raffaelli, un cast di attori professionisti Paola Casella, Francesco Palifèri, Elena Fazio, Fernando Vitale, Elvira Pellegrino, il presidente del Pon Sicurezza Giuseppe Aieta, il direttore generale Luca Mannarino, i 10 sindaci della Riviera aderenti al Pon, operatori turistici e giovani talenti interessati alla cinematografia . Protagonisti di questa nuova realizzazione saranno Paola Casella, l’attrice calabro-napoletana dai tratti tipicamente mediterranei (interprete con Beppe Fiorello nella fiction rai dedicata a Giuseppe Moscati) e Francesco Palifèri (brillante attore romano, noto ai più per la sua partecipazione alla quinta serie di "Un Medico In Famiglia"). Ambientato tra Toscana e Calabria, il film si girerà nel prossimo mese di giugno nelle due regioni, con particolare attenzione ai comuni della Riviera dei Cedri. La cinepresa di Cribari andrà alla scoperta di colori, di voci e di suoni da veicolare, attraverso la innovativa combinazione comunicativa del linguaggio totale, nei seducenti circuiti cinematografici con l’obiettivo di far conoscere le bellezze della Riviera dei cedri, spesso ignorate, danneggiate e compromesse da forme inaccettabili di degrado. Il film racconta di Donato, uno psicologo di Firenze che perde il senso della sua missione pensando solo ai guadagni. Solo dopo una delusione sentimentale ed un viaggio in Calabria, nel corso del quale si trova casualmente a lavorare in una comunità socio educativa per ragazzi rom, Donato ritroverà la capacità di apprezzare le cose più semplici e pure della vita. Il regista cribari sta perfezionando i rapporti con i vari enti, le varie istituzioni e gli sponsor per un pieno coinvolgimento attorno al prodotto filmico finale che rappresenta una novità in assoluto e che sarà il punto di approdo di un corso itinerante di formazione cinematografica, che vedrà protagonisti tanti giovani del Tirreno cosentino interessati ad apprendere le nuove tecniche comunicative del cinema. Cribari ha già dimostrato di sapersi muovere con grande sensibilità nei meandri delle problematiche sociali così come ha già fatto con successo con il mediometraggio Cosenza 228/2003 proiettato di recente al cinema vittoria di Diamante.( Gazzetta del Sud 17 aprile)

sabato 12 aprile 2008

A Cetraro il regista Daniele Cribari

di Gaetano Bencivinni

Trasformare l’immagine negativa del Tirreno cosentino, puntare i riflettori su bellezze naturali, paesaggi, beni culturali ed artistici, valorizzare i talenti locali e promuovere un turismo culturale di qualità in grado di imprimere un nuovo impulso al processo di crescita della Riviera dei cedri.
Sono questi gli obiettivi che si propone il regista Daniele Cribari con il film Cedri di amante, che si appresta a girare con la collaborazione del Laboratorio Losardo, del PON sicurezza, di enti locali e sovracomunali e di operatori turistici.
La cinepresa di Cribari, coadiuvato dall’aiuto regista Marco Raffaelli e da un cast di attori professionisti, andrà alla scoperta di colori, di voci e di suoni da veicolare, attraverso la innovativa combinazione comunicativa del linguaggio totale, nei seducenti circuiti cinematografici con l’obiettivo di far conoscere le bellezze della Riviera dei cedri, spesso ignorate, danneggiate e compromesse da forme inaccettabili di degrado.
Il prodotto filmico di Cribari sarà il punto di approdo di un corso itinerante di formazione cinematografica, che vedrà protagonisti tanti giovani del Tirreno cosentino interessati ad apprendere le nuove tecniche comunicative del cinema.
Cribari ha già dimostrato di sapersi muovere con grande sensibilità nei meandri delle problematiche sociali così come ha già fatto con successo con il mediometraggio Cosenza 228/2003 proiettato al cinema vittoria di Diamante.
Un mediometraggio che ha puntato il dito sui gravi problemi dei bambini ospitati dall’Aias di Diamante.
Il 22 aprile a Cetraro nella sala consiliare Cribari e gli attori Paola Casella, e Francesco Paliferi si confronteranno con amministratori comunali, operatori turistici e giovani talenti sul percorso che sarà seguito per la realizzazione del film Cedri di amante, che realisticamente dovrebbe essere completato entro il mese di ottobre di quest’anno.
All’incontro del 22 aprile parteciperanno tra gli altri il presidente del PON sicurezza Giuseppe Aieta e il direttore generale Luca Mannarino.

Valorizzare la memoria di Losardo

C’è piena intesa organizzativa tra il Laboratorio Losardo e il Comune di Cetraro nella gestione del patrimonio culturale collegato alla memoria di Losardo, assassinato dalla mafia il 21 giugno dell’Ottanta.
Il Laboratorio procede nella gestione del Premio Losardo Laboratorio 2003(Giornalismo, Cinema ed impegno sociale per la legalità), di cui si celebrerà la sesta edizione il 29 maggio al cinema Vittoria di Diamante con il patrocinio del Comune di Diamante, della Provincia di Cosenza, della Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria e de CTC Unesco di Parigi.
Il Comune di Cetraro ripristina e rinnova il vecchio Premio Nazionale Culturale Losardo (Saggistica, Giornalismo e Arte), che ha vissuto una fase di splendore nelle prime cinque edizioni che si sono tenute tra l’83 ed il Novanta. Da allora un lungo silenzio che si è protratto per 18 anni, sporadicamente interrotto dalla sesta edizione nel ‘96 e dalla settima nel ’99.
Il laboratorio considera importante la decisone del consiglio comunale di riprendere il vecchio premio, che sicuramente arricchisce il panorama degli eventi culturali dedicati ala memoria di Losardo.
L’ottava edizione si terrà a Cetraro tra il 20 giugno ed il 20 luglio.
Il 22 aprile prossimo nella sala consiliare di Cetraro il laboratorio di concerto con il PON sicurezza e la Cribari film presenterà il progetto del corso itinerante di formazione cinematografia, finalizzato alla realizzazione del film Cedri di Amante.
All’iniziativa parteciperanno il presidente del PON sicurezza Giusepe Aieta, il direttore generale Luca Mannarino, il regista Daniele Cribari, lo sceneggiatore Marco Raffaelli, l’attore Francesco Paliferi e le attrici Paola Casella, Elena Fazio ed Elvira Pellegrino.
La serata sarà coordinata da Francesca Villani, responsabile Comunicazione ed editoria del laboratorio Losardo.( Il Quotidiano 5 aprile)

L’Italia a rischio. Crescita zero e competitività in diminuzione.

di Vincenzo Gallo


L’economia italiana tende ad una crescita zero.
Il PIL è risultato dell’1,8% nel 2006, dell’ 1,5% l’anno scorso e le previsioni pari allo 0,7% nel 2008 risultano ottimistiche.
Da un’indagine congiunturale effettuata nel mese di marzo dalla Confindustria emerge che ai livelli attuali il caro petrolio sottrae 0,6 punti alla dinamica del PIL, mentre la rivalutazione del cambio ne toglie altri 0,2.

C’è da chiedersi cosa succederebbe se il prezzo del petrolio dovesse continuare a crescere.
Nel 2006 non ha superato la soglia degli 80 dollari, mentre il 17 marzo scorso ha toccato il suo massimo storico, pari a 111 dollari. Dopo alcuni giorni di ribassi ad aprile ha di nuovo quasi raggiunto questa quotazione e secondo alcune stime potrebbe anche avvicinarsi ai 200 dollari.

Estremamente preoccupanti risultano, inoltre, i dati relativi alle indagini internazionali sulla competitività.

In queste analisi vengono presi in considerazione vari indicatori tra i quali l’esistenza di infrastrutture, l’ambiente di business, il sistema di istruzione, la diffusione di tecnologie ed innovazione, le normative, l’esistenza di corruzione nelle istituzioni pubbliche, l’ambiente macroeconomico.

In base a tre diverse indagini internazionali l’Italia risulta rispettivamente al 42 ° , al 56° e all’82° posto.

I paesi maggiormente industrializzati, ma anche la Svizzera, i paesi scandinavi e Singapore, sono tutti nella fascia alta della classifica.
Anche la Spagna è in una posizione molto migliore di quella italiana, mentre il nostro paese ha ottenuto un punteggio inferiore anche a quello della Tunisia.

Nella classifica della Banca Mondiale, che ha preso in esame gli indicatori di 173 paesi , l’Italia occupa mediamente la 82° posizione, ben 13 in meno rispetto allo scorso anno.

E’ da sottolineare però che per il rispetto dei contratti commerciali l’Italia risulta addirittura al 141° posto, per il pagamento delle tasse al 117° e per ottenere una licenza al 104° posto.

Da questi dati si comprende come mai i grandi investitori internazionali ignorano Italia a differenza di altri paesi anche del Mediterraneo, che riescono a cogliere meglio le opportunità esustenti.
Ormai si compete tra sistemi territoriali e non solo tra singole imprese e sarebbe opportuno tenere presente ad ogni livello che in un mercato globalizzato e aperto si creano nuove occasioni di sviluppo, ma si rischia anche di perdere le posizioni acquisite molto più facilmente.

Giuseppe Pascaletti: un maestro del ‘700 calabrese

di Carlo Andreoli


Una figura importante del Tirreno Cosentino, che ebbe un ruolo preminente nell’arte del ‘700, è quella di Giuseppe Pascaletti: pittore tra barocco e rococò, che svolse il proprio stile tra splendidi ritratti dell’aristocrazia romana ed una ricca produzione d’arte sacra.
Nato a Fiumefreddo nel 1699, egli potè godere, in gioventù, della protezione della marchesa Lucrezia Ruffo Della Valle. La quale, per coltivare il suo talento, lo mise prima a bottega in Napoli con Francesco Solimena; e poi gli procurò un soggiorno a Roma, al seguito del cardinale Tommaso Ruffo, che permise al giovane pittore di frequentare l’ambiente più esclusivo della società romana. Lì, infatti, il Pascaletti ebbe modo d’accostare gli artisti più à la page e d’entrare in rapporto d’amicizia con le famiglie principesche dei Colonna e degli Altieri. La sua arte raffinata ed i suoi modi affabili lo resero, anzi, il ritrattista ufficiale di quel mondo aristocratico. E due ritratti dei Principi Colonna, collocati oggi nel Museo Correale di Sorrento, valgono a mostrare il suo brio espressivo e la sua sapienza nel disegno. Il riconoscimento dei suoi meriti d’artista ebbe comunque un suggello ufficiale quando, nel 1738, il Pascaletti fu ammesso nella Congregazione dei Virtuosi del Pantheon, ritrovandosi come maestro dei novizi l’artista più in voga del momento: Sebastiano Conca. E proprio sullo stile del Conca, misto alla tenuità cromatica di Pompeo Batoni, si modellò del tutto la sua cifra artistica: riconoscibile ad occhio per il disegno vivace ed un colorito brillante. Dopo la fortunata carriera in Roma, premiata col conferimento dell’Ordine dello Speron d’Oro, nel 1744 il Pascaletti fece ritorno in Calabria; dove a Fiumefreddo sposò la baronessa Teresa De Ponzio ed aprì un atelier di pittura in cui si diede alla composizione di numerosi lavori d’arte sacra, che si trovano oggi sparsi in molti luoghi del Cosentino. Solo per citarne alcuni, al 1748 risale una bella “Immacolata” che si trova nella chiesa omonima di Fuscaldo. Una tela di fresco cromatismo il cui impianto iconografico doveva certo soddisfare il gusto del maestro; dato che in seguito ne propose anche una copia per l’Arcivescovado di Cosenza. E sempre all’anno 1748 rimonta un’altra opera notevole del Pascaletti, posta un tempo nella chiesa del Ritiro di Rende ed oggi conservata nel locale museo civico. Si tratta del “Trionfo della SS. Trinità”; in cui il pittore riprese un tema che Sebastiano Conca aveva svolto per la chiesa di S. Ignazio all’Olivella di Palermo. D’altronde, che il Pascaletti continuasse a tener viva la maniera del Conca lo mostra pure una delle sue opere migliori del periodo calabrese: il “S. Michele Arcangelo” del Santuario di Paola, risalente al 1750. La tela riprende, infatti, un analogo lavoro di Sebastiano Conca che si trova oggi collocato nella Pinacoteca di Gaeta.
Nel suo atelier di Fiumefreddo, il Pascaletti continuò a dipingere opere sacre “per sua devozione” come amava dire; e, nel 1754, la sua casa fu allietata pure dalla nascita del figlio primogenito; che chiamò Emilio, in omaggio al principe romano Emilio Altieri che ne fu padrino di battesimo.
Fintanto che il 30 agosto del 1757 il pittore morì nel suo palazzo di Fiumefreddo; e la sua salma venne tumulata nella chiesa di S. Francesco di Paola, presso l’altare della Madonna del Carmelo.
Lasciando, dietro di sé, il ricordo d’un uomo dal tratto nobile e gentile; ed una serie eccellente di dipinti di cui forse ancora oggi non si ha un compiuto elenco. Un maestro del ‘700 calabrese, dunque, ancora da scoprire per valutare la cadenza regionale del barocco ed altro ancora.


Radio1One
(Venerdì 11 Aprile 2008)

mercoledì 9 aprile 2008

Il grande storico del cinema muto Vittorio Martinelli ci ha per sempre lasciato

di Matilde Tortora


“Quel tredicenne rimase interdetto un po’ più a lungo: ritornò al cinema, ma la maschera stava tirando giù la saracinesca. Per quel giorno, niente più film. - Puoi tornare domani - disse al giovane e deluso spettatore - conserva il biglietto”.
Vittorio Martinelli, il più grande storiografo del cinema muto italiano, morto ieri a Bologna all’età di 82 anni, di saracinesche ne ha fatte tirare su tantissime durante gli ultimi quattro decenni, interrogando e immergendosi in archivi, polverose carte, facendo parlare in modo inusitato liste di censura, facendo aprire caveau e ritrovando film in tante parti del mondo e non ha consentito, a questo dedicando ininterrottamente le sue energie, che ci fosse interdizione tra noi e il cinema, che per lui significava profondamente sia la sala dove potere vedere i film (era per noi tutti già una lectio magistralis scorgerlo immerso nella visione di un film) sia i film stessi, realizzando sulla propria pelle di spettatore e di ricercatore quel che il linguaggio già dice e di cui noi tutti non sempre siamo avvertiti, e attivando con la sua grande anima di detective del sommerso, del già dimenticato, del … a un passo dalla sparizione totale e assoluta dimenticanza una ricerca continua, e nel contempo dando avvìo ad un metodo unico, necessario e fondativo per la storiografia del cinema muto.
Quel “puoi tornare domani” che gli sottrasse per sempre quel lontano giorno del 1940 a Napoli (la città dove era nato nel 1926 e dove allora viveva) la visione del film che, come leggiamo nella intensa sua introduzione ad uno dei suoi recenti libri dal titolo Una frequentazione rarefatta. Il cinema inglese fra le due guerre e la critica italiana era il film Settimo: non rubare (Diamond cut diamond), ma infinito sarebbe il dire i titoli dei film, i nomi dei registi, degli attori, delle attrici cui egli non solo tornò, ma di cui ha consentito a noi tutti, sia semplici spettatori sia alla comunità degli studiosi di cinema, non solo italiani ma del mondo intero, di potere ritornare.
Se per davvero tornare rimanda al tornio del fabbro, i trucioli che il grande fabbro del cinema muto italiano Vittorio Martinelli (fu con Aldo Bernardini l'autore di una fondamentale opera in ventuno volumi sul cinema muto italiano) ci ha lasciato intravedere nel suo prezioso lavorìo, sono trucioli con bagliori nel contempo divini (alludo al suo libro Le dive del silenzio ad esempio, ma moltissimi sono i suoi libri, le sue liste, i suoi articoli e i suoi testi in volumi collettanei, una vera summa del cinema muto) e tanto profondamente umani: leggere i suoi libri allo stesso modo che avere avuto la fortuna di frequentarlo e lavorare con lui (ho avuto il grande privilegio della sua amicizie e di avere realizzato assieme a lui due libri) significava ogni volta toccare con mano quanto per davvero il cinema fosse faccenda umana prima che culturale, faccenda a noi necessaria, per noi feconda e amicale, parte viva e imprescindibile della nostra vita.
Pochi anni or sono, ad un’edizione de Le Giornate del Cinema Muto di cui Vittorio Martinelli era da sempre stato anima, così come lo è stato fin dall’inizio per Il Cinema Ritrovato di Bologna, fino all’ultimo con ambedue ha attivamente collaborato in ricerche, eventi, pubblicazioni (aveva inoltre da poco trasferito il proprio archivio alla biblioteca 'Renzo Renzi' della Cineteca di Bologna), come tutti in sala, avemmo modo di sentire da un grande studioso straniero sul palco dire: il mondo intero vi invidia, magari lo avessimo anche noi un Vittorio Martinelli!”.
Purtroppo egli oggi se n’è andato, ma grande è l’eredità anche di intenti che egli ci ha lasciato: non lo dimenticheremo, né lo potremmo mai.

sabato 5 aprile 2008

Gianni Vattimo: un filosofo di sangue cetrarese

di Carlo Andreoli

Molti sanno che Gianni Vattimo è uno dei filosofi importanti del panorama internazionale; ma pochi sanno, forse, che Vattimo ha radici calabresi. Suo padre era, infatti, originario di Cetraro; ed a Cetraro Gianni Vattimo ha vissuto buona parte dell’infanzia; conservando indelebili ricordi di cui rimane traccia, a ben vedere, anche nel suo modo di pensare.
Nato a Torino nel 1936, dopo un’educazione di tipo cattolico, Vattimo collabora, a 20 anni, ai programmi culturali della Rai, assieme a Umberto Eco e Furio Colombo. Nel ’59 prende la laurea in filosofia; e si trasferisce per due anni in Germania dove, all’Università di Heidelberg, si perfeziona alla scuola di Gadamer e Loewith. A Torino continua invece a seguire l’insegnamento di Pareyson, titolare d’Estetica; ed all’estetica dedica, nel ’61, il suo primo saggio critico. Segue poi una fortunata carriera accademica. Nel ’64, è titolare di cattedra all’Università di Torino; e, negli anni ’70, è nominato Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. Fonda e dirige una “Rivista d’Estetica” e tiene lezioni nelle università americane di Yale, Los Angeles e New York. Intanto il suo catalogo di libri s’arricchisce di titoli che gli danno sempre più notorietà internazionale. Fintanto che nel 1983 pubblica l’opera che sintetizza il suo pensiero filosofico, consacrandolo come uno degli interpreti più autentici della società contemporanea: “Il pensiero debole”. In tutto questo, entra anche un impegno politico concreto; che va oltre gli articoli che pubblica su La Stampa, Il Manifesto, L’Unità e L’Espresso. Aderente dapprima al Partito Radicale, passa quindi ai Democratici di Sinistra; sostenendo il progetto dell’Ulivo, per diventare nel ’99 parlamentare europeo. Da ultimo, s’avvicina al raggruppamento dei Comunisti Italiani; tentando anche disperate imprese in periferia: come la candidatura a sindaco, nel 2005, nel Comune di S. Giovanni in Fiore. E’ questa l’occasione d’un ritorno alle sue origini: in cui ricorda il padre cetrarese e gli anni dell’infanzia vissuti nelle campagne di Cetraro. A Cetraro torna, in visita ufficiale, due volte: nell’86, tiene un’affollata conferenza in cui, tra l’altro, ricorda i luoghi tipici del suo passato: vedere il mondo tra filari di viti e pomodori è un’esperienza che non si scorda mai, sostiene. Nel ’96, gli viene poi assegnato il “Premio Losardo”; che dice con modestia di meritare forse perché, pur lontano da Cetraro e i suoi problemi, col suo lavoro di studioso aiuta gli altri a capire la realtà delle tante periferie del mondo. Un concetto, questo, che è alla base del suo sistema di pensiero; dove ammette che, più che la ricerca di verità assolute, la filosofia dell’era post-moderna deve invece proporsi di render chiaro che “l’unica verità ammissibile è l’esistenza di diverse verità”; nessuna delle quali abbia un valore preminente sulle altre, essendo tutte utili a capire e rispettare i diversi aspetti e valori del reale. Non esiste, quindi, una sola verità cui l’uomo debba attenersi e conformare la sua vita; ma una pluralità dispiegata di valori cui bisogna aderire per interpretare l’esistenza; vivendo l’apparente nichilismo di questa posizione non come una sconfitta ma come una risorsa. Una concezione del mondo, insomma, dove l’altro non è mai visto in termini comparativi: come migliore o peggiore di noi; ma semplicemente come diverso da noi: e perciò stesso altrettanto utile e necessario.
Un bel programma di pensiero, quello del filosofo di sangue cetrarese: buono per capire il mondo d’oggi; ch’è divenuto un villaggio globale, dove spesso convivono nello stesso luogo molte lingue, culture e religioni. Ma buono pure per uscire di casa la mattina: e riscoprirsi più sereni, tolleranti e fiduciosi nel domani.


Radio1One
(Venerdì 4 Aprile 2008)

mercoledì 2 aprile 2008

La bellezza della legalità

Premio Losardo agli autori di tre volumi dedicati allo studio della mafia: al sociologo Pino Arlacchi per la seconda edizione del volume “La mafia imprenditrice”, al magistrato Nicola Gratteri ed al giornalista Antonio Nicaso, per il volume “Fratelli di sangue”, al giornalista Arcangelo Badolati, per il volume “Ndrangheta eversiva”.
Il premio sezione “Giornalismo” sarà conferito ai giornalisti Pietro Melia e Cristina Vercillo.
Il Premio sezione “Impegno sociale per la legalità” sarà conferito al magistrato Alfredo Cosenza ed al sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza.
Quest’anno la sesta edizione del premio si svolgerà il 29 maggio alle ore 18.00 al Cinema Vittoria di Diamante.
Sarà assegnato il Cristo d’argento,logo del Laboratorio e simbolo antimafia raffigurante il sacrificio di Losardo
Dare un futuro alla memoria di Losardo, trasformare il male, trasmettere ai giovani il gusto della bellezza della legalità sono gli obiettivi che il Laboratorio si propone di conseguire con la sua attività culturale finalizzata a valorizzare i giovani talenti.
Dal 2003 ad oggi il Laboratorio ha organizzato eventi culturali e corsi di formazione basati prevalentemente sulla educazione alla legalità che costituisce il fulcro dell’impegno profuso in questi cinque anni dall’associazione nella fascia territoriale compresa tra Diamante e Paola.
Nelle edizioni precedenti sono stati premiati dal Laboratorio, tra gli altri i giornalisti Gian Antonio Stella e Sandro Ruotolo, il regista Mimmo Calopresti, il vescovo di Locri Mons. Giancarlo Maria Bregantini e gli on.li Luciano Violante e Marco Minniti.
Il riconoscimento viene attribuito alle personalità che si sono distinte nei rispettivi ambiti di lavoro per la promozione e diffusione della cultura della legalità.
Il Premio è stato istituito nel 2003 dal Laboratorio Sperimentale Giovanni Losardo. ( Il Quotidiano 1 aprile)

Premio Losardo. A Diamante la sesta edizione

di M. Fiorella Squillaro

La sesta edizione del premio "Laboratorio Losardo" dedicato alla memoria di Giovanni Losardo, assassinato dalla mafia il 21 giugno 1980, si svolgerà quest'anno il 29 maggio alle ore 18.00 al cinema Vittoria di Diamante. Il Cristo d'argento, simbolo antimafia raffigurante il sacrificio di Losardo, per il giornalismo e impegno sociale per la legalità verrà assegnato al sociologo Pino Arlacchi, per la seconda edizione del volume "La mafia imprenditrice", al magistrato Nicola Gratteri ed al giornalista Antonio Nicaso, per il volume "Fratelli di sangue", e infine al giornalista Arcangelo Badolati, per il volume "Ndrangheta eversiva". Per la sezione "Giornalismo" saranno conferiti riconoscimenti speciali a Pietro Melia di Rai 3 Regione e a Cristina Vercillo del Quotidiano della Calabria. Il premio sezione "Impegno sociale per la legalità" sarà consegnato al magistrato Alfredo Cosenza ed al sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza. L'iniziativa sarà presieduta dal direttore del Laboratorio sperimentale, Gaetano Bencivinni, e coordinata da Francesca Villani, referente editoria e comunicazione. Il riconoscimento, che viene attribuito alle personalità che si sono distinte nei rispettivi ambiti di lavoro per la promozione e diffusione della cultura della legalità, è stato conferito nelle passate edizioni ai giornalisti Gian Antonio Stella e Sandro Ruotolo, al regista Mimmo Calopresti, all'ex vescovo di Locri monsignor Giancarlo Maria Bregantini ed agli onorevoli Luciano Violante e Marco Minniti.Il premio è stato istituito nel 2003 dal Laboratorio Sperimentale Giovanni Losardo, associazione attiva da quattro anni nel contesto sociale e culturale di Cetraro e del comprensorio costiero che ha già organizzato numerosi eventi culturali, corsi di formazione, prodotti cinematografici e pubblicazioni su legalità e tematiche legate al cinema.( Calabria ora 1 aprile)

Cristo d'argento a Pino Arlacchi

di Tiziana Ruffo

Si svolgerà nella città dei murales, quest’anno, la sesta edizione del Premio Laboratorio Losardo dedicato alla memoria di Giovanni Losardo, assassinato dalla mafia il 21 giugno 1980. l’appuntamento è per il 29 Maggio alle ore 18.00 al Cinema Vittoria . il Premio, istituito nel 2003, viene attribuito alle personalità che si sono distinte nei rispettivi ambiti di lavoro per la promozione e diffusione della cultura della legalità. La Giuria del Premio di giornalismo e impegno sociale per la legalità assegnerà in questa edizione, il Cristo d’argento,simbolo antimafia raffigurante il sacrificio di Losardo, al sociologo Pino Arlacchi, per la seconda edizione del volume “La mafia imprenditrice”, al magistrato Nicola Gratteri ed al giornalista Antonio Nicaso, per il volume “Fratelli di sangue”, e infine al giornalista Arcangelo Badolati, per il volume “Ndrangheta eversiva”. Per la sezione “Giornalismo” saranno conferiti riconoscimenti speciali a Pietro Melia di RAI3 Regione e Cristina Vercillo per il Quotidiano della Calabria. Il Premio sezione “Impegno sociale per la legalità” sarà consegnato al magistrato Alfredo Cosenza ed al sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza. L’iniziativa sarà presieduta dal prof. Gaetano Bencivinni, direttore del Laboratorio Sperimentale G. Losardo e coordinata da Francesca Villani, referente Editoria e Comunicazione.Il riconoscimento è stato conferito nelle passate edizioni ai giornalisti Gian Antonio Stella e Sandro Ruotolo, al regista Mimmo Calopresti, al vescovo di Locri Mons. Giancarlo maria Bregantini ed agli on.Luciano Violante e Marco Minniti. l’associazione Giovanni Losardo, attiva da quattro anni nel contesto sociale e culturale di Cetraro e del comprensorio costiero, ha già organizzato numerosi eventi culturali, corsi di formazione, prodotti cinematografici e pubblicazioni su legalità e tematiche legate al cinema.( Gazzetta del Sud 31 marzo)

Parco marino Riviera dei cedri: opportunità di sviluppo

di Tiziana Ruffo

Con l’istituzione dei 5 parchi marini regionali approvata ieri dalla IV Commissione del Consiglio regionale “assetto ed utilizzazione del territorio-protezione dell’ambiente” presieduta da Antonio Acri, la Calabria si pone finalmente alla testa delle Regioni italiane come numero di aree protette marine: un dato che non può che essere accolto positivamente nel quadro di un più generale processo di salvaguardia dell’ambiente, in Calabria poi, specie sulla coste tirrenica, ce n’è un gran bisogno se si vuole tutelare una primaria fonte di ricchezza regionale che è il turismo, in modo particolare quello marino. Quali prospettive di sviluppo economico e sociale, dunque, si aprono per il tirreno cosentino con l’approvazione del Parco Marino? “Il Parco Marino regionale della Riviera dei cedri – ha dichiarato il consigliere Acri - assicura una strategia di azioni finalizzate a garantire la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale della Regione Calabria. Si tratta di un’area di notevole interesse paesaggistico e interessa soprattutto i comuni di Praia a Mare, S. Nicola Arcella , Scalea , Grisolia, S.Maria del Cedro e Diamante: un tratto di costa che comprende scogliere che rappresentano luoghi naturali tra i più suggestivi della Calabria , in particolare le uniche due isole l’isola Dino e l’isola di Cirella e lo Scoglio della Regina. Immergendosi in questi splendidi fondali – ha continuato Acri – si ha la possibilità di vedere numerosi specie ittiche che nei nostri mari vanno velocemente impoverendosi: la castagnola nera, la cernia verace, il cavalluccio marino per dirne alcune”.Con l’istituzione del parco marino le opportunità che possono arrivare sono soprattutto di natura occupazionale, turistiche, culturale didattiche. Si tratta di un’occasione di sviluppo importante, dunque, per l’intera fascia compresa tra Acquappesa e Praia a Mare e può diventare un punto di forza per quello che è ormai diventata la sfida della modernità, vale a dire lo sviluppo ecosostenibile. Valorizzare le risorse ambientali e collegare Poi il Parco Marino con il Parco del Pollino attraverso il collegamento fluviale può diventare un’occasione di sistema di rete di attrazione di turismo e promozione di sviluppo. Intorno a questo è necessario, però, creare una sinergia tra tutti gli enti locali per promuovere un’azione di marketing culturale finalizzata ad un rilancio del turismo di qualità. Ma la portualità diffusa e Parco Marino sono compatibili? “Una discrasia che dobbiamo sapere combattere attraverso interventi mirati - ha precisato il presidente Acri- perché non possiamo limitarci soltanto all’intuizione dell’istituzione del Parco Marino e poi lasciare le cose come stanno; per cui il Parco viene istituito per perseguire alcune finalità : la conservazione di specie animali e vegetali, la tutela della biodiversità , la salvaguardia e la valorizzazione di valori paesaggistici del territorio, la conoscenza scientifica della flora e della fauna e poi la fruizione turistica culturale didattica attività comunque compatibili con la difesa della natura e del paesaggio. Questo è lo spirito dell’istituzione di un Parco Marino . Tra i 5 parchi marini approvati, il Parco della “Riviera dei Cedri”, “Baia di Soverato”, “Costa dei Gelsomini”, “Scogli di Isca” e “ Fondali di Capozzo-S.Irene-Vibo marina-Pizzo-Capo vativano-Tropea”. Due, dunque si riferiscono al tirreno. L’altro provvedimento approvato riguarda il Parco marino Scogli di Isca che interessa i Comuni di Amanatea e Belmonte Calabro. Tale parco costituisce la straordinaria Oasi Blu di Isca. Gli scogli rappresentano la rimembranza di un antico promontorio che costituiva il lato nord del golfo di Amantea , già noto ai tempi di Omero . Il provvedimento approvato dalla IV Commissione del Consiglio regionale diventerà esecutivo a breve ma tutto questo avrà un senso se cambia anche l’attitudine e l’educazione dell’uomo e il rispetto della natura e soprattutto dall’antropizzazione che è veramente eccessiva sulle nostre coste! ( Gazzetta del Sud 27 marzo)