Pietro Vitelli, responsabile Altroconsumo Regione Calabria, “in
collaborazione con la grande macchina di tutela dei cittadini
consumatori-utenti indipendente e scevra da qualsivoglia condizionamento”,
tenta di fare il punto anche sull’imminente campionato mondiale di calcio in
partenza tra una settimana.
“Presto si accenderanno i fari internazionali su atleti,
campi di gioco, schemi tattici, tifoserie, palloni. Un evento complesso, con un
giro d’affari stimato attorno ai 4 miliardi di dollari per la sola Fifa. Nel
cono d’ombra rimangono - prosegue Pietro Vitelli - diversi aspetti, come il
mondo della produzione dei palloni, oggetto di culto e di campagne commerciali
in pressing evidente in questi giorni che precedono il fischio d’inizio del
torneo. Quali sono le condizioni di produzione, quale il rispetto dei diritti
umani e dei lavoratori, il livello d’attenzione sulle ricadute ambientali nel
realizzare l’oggetto feticcio ufficiale per la Coppa del mondo Fifa 2014?”
Altroconsumo e le altre organizzazioni di consumatori
indipendenti hanno voluto vederci più chiaro. A due livelli: con un test in
laboratorio per verificare la qualità del pallone ufficiale dei mondiali e con
un’inchiesta sulla responsabilità sociale nel settore di produzione nel sud
della Cina, a Shenzhen in una delle due fabbriche che produce il pallone
ufficiale.
Il test ha coinvolto sia esperti di laboratorio che
calciatori brasiliani professionisti. I palloni sono stati sottoposti a una
prova sofisticata realizzata all’interno di una galleria del vento per simulare
le condizioni ideali di gioco. Brazuca ha superato le prove, soprattutto grazie
alla buona aerodinamica che rende ben controllabile la traiettoria una volta
calciato il pallone.
“Il Pakistan ne è stato il più grande produttore sino a fine
1990, con la copertura del 75% dei palloni da calcio cuciti a mano sulla scena
mondiale. Con lo sviluppo di nuovi materiali e innovazioni tecnologiche nel
processo di produzione, la Cina
è subentrata, sfidando il primato e ritagliandosi il 68% della produzione,
rispetto ai Paesi tradizionali come Pakistan e India. Oltre alla Cina oggi
anche la Thailandia
ha un ruolo principale nel produrre palloni da calcio cuciti a macchina.
L’innovazione nel processo produttivo ha portato con sé
nuovi modelli organizzativi e temi etici da esplorare: l’eccesso di ore lavoro
nelle fabbriche cinesi è subentrato al tema dal lavoro minorile diffuso nella
cucitura a mano dei palloni. Oggi in Cina - continua Pietro Vitelli - permangono
i problemi legati alla mancanza di libertà sindacale, e i lavoratori cominciano
ad acquisire consapevolezza dei propri diritti, in un panorama dominato da
grandi brand internazionali che si riforniscono nelle fabbriche locali cercando
di mantenere i vantaggi derivanti dal basso costo del lavoro. Le dimensioni
relativamente limitate permettono una considerazione adeguata degli aspetti
sociali e ambientali legati alla produzione del pallone ufficiale dei mondiali.
Rimangono però alcuni aspetti che possono essere migliorati, come l’esposizione
dei lavoratori alle sostanze chimiche, la libertà di movimento durante i turni
di lavoro e l’impegno per accrescere la consapevolezza dei lavoratori rispetto
ai diritti fondamentali stabiliti dall’Oil, tra cui la libertà di associazione.
Un tema emergente è quello dei contributi per
l’assicurazione sociale, un argomento complesso che coinvolge non soltanto i
fornitori dei più famosi brand diffusi a livello globale, ma anche le autorità
locali cinesi. Proprio questo argomento ha scatenato la protesta di migliaia di
lavoratori in una delle più grandi fabbriche cinesi di scarpe sportive. La
responsabilità sociale è una visione che supera gli obblighi imposti dalle
leggi nazionali, a maggior ragione in paesi come la Cina in cui spesso le norme
stabilite dal governo centrale non sono implementate adeguatamente a livello
locale.
C’è stata una ricaduta positiva dell’inchiesta di
Altroconsumo e delle altre associazioni di consumatori - conclude Pietro
Vitelli: sono state intraprese alcune azioni correttive nella fabbrica cinese
che produce il Brazuca in seguito alla visita, un impegno concreto per
garantire che il pallone dei mondiali non sia solo tecnicamente buono, ma anche
rispettoso dei lavoratori e dell’ambiente”.
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