martedì 23 novembre 2010

Giornate calabresi di formazione allo sviluppo e alla democrazia. Scienze politiche e socio-criminologiche

di Francesca De Rinaldis

Nel processo di sviluppo ed autonomizzazione delle regioni meridionali ed in particolare della Calabria, il Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell' Università degli Studi della Calabria, insieme all'A.I.A.S.U. (Associazione Internazionale per le Applicazioni delle Scienze Umane), nell'ambito del Corso di Alta Formazione per "Educatore professionale per minori a rischio e per l'integrazione sociale e scolastica. Probation Officer" per l'anno accademico 2010-2011, si è fatto promotore di un programma di approfondimento tematico intitolato "Giornate calabresi di formazione allo sviluppo e alla democrazia. Scienze politiche e socio-criminologiche" al fine di sensibilizzare la trattazione di questioni rilevanti per le regioni meridionali.
La prima giornata si è svolta proprio venerdi 19 novembre nella città di Cosenza presso l'Hotel Royal, e ha visto come tema principale di discussione e confronto tra professionisti del settore, quello del carcere e della formazione delle nuove figure professionali necessarie alla rieducazione sociale del detenuto.
All'apertura dei lavori il Questore di Cosenza, il Dr. Alfredo Anzalone, ha tenuto a sottolineare come la prevenzione e il recupero nel carcere rappresentino oggi per la nostra società una grande sfida e di come queste giornate di formazione siano fondamentali per cambiare la realtà del carcere.
Ha partecipato all'apertura dei lavori anche il Sindaco della Città di Cosenza, l'Avv. Salvatore Perugini, il quale ha messo in evidenza l'importanza del ruolo dell'Università nell'esercitare la sua funzione pedagogica al di fuori delle mura istituzionali, in una società, la nostra, che è andata sempre più perdendo il senso della democrazia andando invece verso l'esasperazione dell'individualismo e quindi la disgregazione.
Moderatore dei lavori della mattinata è stato il Prof Giuseppe Spadafora, ordinario di Pedagogia Generale, Presidente del corso di Laurea in Scienze dell'Educazione dell'Università della Calabria, il quale ha ribadito l'impegno dell' Università nell'istituire un corso di Laurea per Educatori Professionali. L'impegno di Spadafora e del prof. Francesco Bruno, psichiatra, criminologo, ordinario di Pedagogia Sociale dell'Università della Calabria e Presidente dell'A.I.A.S.U., che hanno promosso e fortemente voluto la realizzazione di questo progetto di formazione, è quello di far nascere dall'integrazione tra le discipline della Criminologia e quelle della Psicopedagogia, la figura dell'Educatore professionale e di qui la sfida di avviare un corso universitario Post Lauream. In riferimento al DPR 448/88 il Prof. Giuseppe Spadafora, ha tenuto a sottolineare l'importanza della figura del Probation Officer, volto al recupero dei giovani delinquenti o con problemi di marginalità.
Il Prof. Francesco Bruno, dopo aver portato i saluti dell'Assessore alla Cultura della Regione Calabria, Mario
Caligiuri, ha incentrato il proprio intervento sull'importanza della figura dell'Educatore Professionale che opera soprattutto nelle carceri. Il carcere è un ambiente difficile, e lavorare per migliorare il carcere, ha sottolineato, rappresenta una grande sfida e tale sfida parte proprio dall'Educazione. In tutto il nostro Paese c'è bisogno di
Democrazia, c'è bisogno di Educare alla convivenza civile, poichè la formazione della gente alla Democrazia è soprattutto formazione al benessere, ed è in questo contesto che l'Educatore Professionale diventa una figura chiave. La figura dell'Educatore Professionale, che ha cominciato a delinearsi concretamente intorno agli anni ' 70, trova proprio nel carcere uno dei primi luoghi di intervento. La chiusura dei manicomi e la conseguente necessità di trovare comunque soluzioni per la presa in carico della malattia mentale, trova nell'Educatore Professionale la figura meglio indicata per la soluzione di tale problema ha sostenuto il Prof. Francesco Bruno.
Il Dr. Sebastiano Ardita, Direttore Generale dei detenuti e del trattamento del D.A.P. (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria), ha portato all'attenzione dei presenti dati che rispecchiano la realtà carceraria
italiana. Al 31 ottobre 2010 l'Amministrazione Penitenziaria registra 68.795 presenze a fronte di una capienza regolamentare pari a 44.962 unità. 25.364 sono stranieri, 36.904 sono condannati in via definitiva a fronte di 29.968 imputati (15.111 in attesa di I° giudizio, 8.130 appellanti, 5.047 ricorrenti, 1.698 "misti"), 1.822 gli internati. In particolare la Calabria dispone di 12 istituti penitenziari per una capienza regolamentare pari a 1.871 unità. Dal 31 dicembre 2009 al 30 giugno 2010 il quantum della popolazione carceraria ha subito un incremento pari a 3.087 unità circa, in media 514 detenuti in più al mese. Se tale proporzione si mantenesse in futuro, entro un biennio
potremmo raggiungere le 92.000 unità e tale cifra costituirebbe una forte sfida per un sistema fatto per sopportarne meno della metà.
Ardita allora pone degli interrogativi: con questi numeri quale è il progetto rieducativo che un'istituzione penitenziaria seria può erogare? Dove è il trattamento e il recupero per tutti quei detenuti che transitano nel carcere? Ecco allora, sostiene Ardita che si sostanzia la necessità di intervenire non solo sul trattamento quanto
sull'accoglienza del detenuto al fine di ridurre al minimo il danno istituzionale e il trauma dell'ingresso in carcere, per una ricostruzione esistenziale del detenuto finalizzata all'applicazione di un programma di trattamento individualizzato.
Sul sensibile tema del trattamento carcerario del malato psichiatrico, è intervenuto il Dr. Adolfo Ferraro, psichiatra, Direttore sanitario dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa, il quale ha messo in evidenza la stretta interconnessione tra il disagio psichico e la reclusione, tale per cui il disagio psichico è si spesso, causa di reclusione, nello stesso modo in cui però è la reclusione stessa causa di insorgenza di disagio psichico. Tre sono, sottolinea Ferraro, gli elementi funzionali all'equilibrio psichico di ogni essere umano e sono il tempo, lo spazio e le relazioni, tre elementi che l'istituzione carceraria e ancora di più l'istituzione dell' Ospedale Psichiatrico Giudiziario, distorcono fortemente. Ecco come per Ferraro la rieducazione, la cura e la riabilitazione si configurano come una restituzione della libertà non intesa come cessazione della pena o misure alternative alla detenzione, intesa bensì come possibilità di espressione, di restituzione di una funzione espressiva che l'Istituzione totale toglie. Per riabilitare è perciò fondamentale avere e dare un tempo per esprimersi, un tempo per conoscere e comprendere i soggetti da riabilitare, che parta proprio dal recupero di quei tre elementi fondamentali: il tempo, lo spazio e le relazioni.
La giornata è proseguita nel pomeriggio sotto la moderazione della Prof.ssa Viviana Burza, ordinario di Pedagogia
Sociale all'Università della Calabria, con gli interventi di altri esperti del settore che hanno posto e acceso delle discussioni su temi sensibili attorno al mondo dell'istituzione carceraria come quello che riguarda la prevenzione del comportamento criminale dei "giovani problematici"quello della formazione dell'educatore professionale nelle comunità terapeutiche, quello della salute in carcere, della definizione della figura del Probation Officer, dell'arte dome mezzo di rieducazione e recupero, delle Misure alternative alla detenzione, dal quale, nello specifico, è emerso il seguente quadro: al 30 giugno 2010, si registrano circa 13.360 ca. Soggetti in misure alternative: 7.800 sono affidati in prova (3.512 al Nord, 1.826 al centro, 2.462 al Sud), 868 in semilibertà (296 al Nord, 184 al Centro e 388 al Sud) e 4.692 in detenzione domiciliare (1.849 al Nord, 1.093 al Centro e 1.750 al Sud).
La prima delle giornate calabresi di formazione allo sviluppo e alla democrazia, si è conclusa con la presentazione di una sfilata delle creazioni orafe di Gerardo Sacco.

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