martedì 30 novembre 2010

Wikileaks, ecco le vere vittime di Assange

La riflessione più interessante nel diluvio di commenti post wikileaks l’ha fatta Giulietto Chiesa (nella foto) a Radio 24. Il ragionamento, in estrema sintesi, è questo: la cosa che emerge con grande forza da una primissima lettura dei file diffusi dall’organizzazione guidata da Julian Assange, è il livello delle analisi di scenario che i funzionari delle ambasciate di mezzo mondo mandano periodicamente ai propri governi: scadente, quantomeno.


Certo non si può giudicare la diplomazia mondiale dagli spifferi di questi giorni, ma di sicuro non fa piacere sapere che i capi di stato di mezzo mondo perdano il loro tempo a leggere giudizi del tutto personali, sostanzialmente inutili, su questo o quell’uomo di governo. Sapere che uno è grassoccio, l’altro godereccio, quell’altro ancora vanitoso è così importante per decidere i destini del pianeta?


Insomma, a uscire a pezzi dal diluvio wikileaks non sono i governi – gran parte delle rivelazioni sono cose già note o deduzioni semplici per chi si tiene un minimo informato – ma i funzionari delle ambasciate.


Possibile che il livello delle analisi che fanno sia così basso?

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