martedì 11 settembre 2007

Turismo. L’Italia non riesce a valorizzare le sue risorse
di Vincenzo Gallo




L'Agenzia per l'attrazione degli investimenti in Libano ha pubblicato un elenco di progetti di investimenti per un valore di 200 milioni di dollari, relativi soprattutto al settore turistico.

Ciò a dimostrazione che è crescente il numero dei paesi emergenti che sono diventati più aggressivi sul mercato internazionale e si impegnano con successo ad attrarre capitali e flussi turistici nei loro territori.

D’altra parte da una recente indagine del CSC sull’andamento del settore turistico risulta che nel 1970 le prime 5 destinazioni mondiali per arrivi turistici, tra cui l’Italia risultava al primo posto, seguita da Canada, Francia, Spagna e Stati Uniti, attraevano complessivamente il 43% degli arrivi.

Questa quota di mercato nel 2006 si è ridotta al 33%.
Tra l’altro l’Italia non è più in testa, ma risulta al quinto posto, preceduta da Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina.

L’offerta ricettiva alberghiera nel mondo nel 2005 risultava pari a 18 milioni di stanze, di cui un quarto negli Stati Uniti, seguito da Giappone, Cina e Italia.

Se si considerano le variazioni del numero di stanze tra il 2000 e il 2005, i maggiori incrementi sono stati registrati in Egitto (+ 50%), in Cina (+40%), in Turchia (+33%), in Messico (+27%). Da sottolineare che la Spagna ha aumentato la sua offerta turistica del 18%, la Francia del 7%, l’Italia solo del 5,6%.

E’ da sottolineare che l’occupazione diretta e indiretta nel settore turistico rappresenta in Italia l’11,5% della forza lavoro, il 13,2% in Francia e il 20% in Spagna.
Dal 1995 al 2007 la percentuale si è mantenuta stabile in Italia ed ha subito i maggiori incrementi in Messico, in Portogallo, in Giappone e in Cina.

Nuovi paesi si stanno affermando, pertanto, come mete turistiche, rendendo meno attrattive aree con più antica tradizione turistica.

In questo contesto il peggioramento della posizione dell’Italia nella graduatoria delle destinazioni è allarmante, anche perché i suoi competitori tradizionali, come Francia e Spagna, hanno consolidato le loro posizioni.


Se si tiene conto del patrimonio naturale e culturale, che pure è uno dei punti di forza per il turismo del nostro paese, emerge che nonostante l’Italia vanti circa 8.400 km di costa, le aree marine protette considerate meritevoli di tutela sono solo 21 (pari al 7% delle coste).

L’Italia non eccelle, purtroppo, neppure in termini di qualità del mare.
Nel 2007 ha ottenuto 218 bandiere blu per la qualità delle spiagge e del mare e 54 per la qualità degli approdi turistici.

Un risultato del tutto insoddisfacente rispetto a quelli della Spagna e della Grecia, che hanno superato entrambe le 400 bandiere blu.

L’Italia risulta, inoltre, il primo paese al mondo, seguito dalla Spagna, per numero dei siti riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità (ne conta 41 su 830).

E’ evidente, però, che non basta al nostro Paese la presenza di grandi risorse naturali e culturali per garantire un duraturo vantaggio competitivo, se poi non si è in grado di tutelarle e valorizzarle adeguatamente.

C’è necessità, pertanto, efficaci politiche non solo nazionali, ma anche locali, di marketing territoriale e di attrazione di investimenti e flussi turistici, che tengano maggiormente conto delle strategie della concorrenza.

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