mercoledì 16 maggio 2007

Sviluppo territoriale e finanziamento dell'innovazione

Di Vincenzo Gallo

Le storie di successo di imprese americane nel settore dell’informatica, come Microsoft, Apple e Google, credo meritino una riflessione.I giovani imprenditori che le hanno fondate, rispettivamente Billy Gates, Steve Jobs e Larry Page/Serge Brin, ora diventati tra gli uomini più ricchi del pianeta, hanno in comune il fatto che hanno trovato un ambiente scientifico, sociale e finanziario in grado di valorizzare a volte delle semplici tesi di laurea. Le loro ricerche hanno generato prima brevetti, poi micro imprese nate spesso in garages e, successivamente, aziende di grande successo. Come dimostra anche l’interessante libro sulla storia di “Google”, costituita solo nel 1998 da due ragazzi di 25 anni laureatesi a Stanford, che ha rivoluzionato Internet e ora vale più di Ford e General Motors, questi ragazzi non hanno utilizzato finanziamenti pubblici, come ad esempio quelli previsti dalla legge sull’imprenditoria giovanile in Italia.Hanno invece ottenuto finanziamenti privati da parte di società di venture capital, di fatto banche d’affari che gestiscono grandi fondi di investimento. Acquisiscono partecipazioni in imprese innovative in fase di avvio, di “start-up”, puntando a portarle sui mercati mondiali e alla quotazione in borsa.Naturalmente mettono in conto che solo una piccola quota dei loro investimenti avrà un ritorno, per cui hanno necessità di diversificare i rischi, puntando contemporaneamente su più iniziative.La storia di alcune imprese tedesche che operano nel settore delle energie alternative è analoga, visto che dieci anni fa non esistevano ed ora sono quotate in borsa, hanno a volte tassi di crescita annui del 50% e si stanno espandendo sui mercati internazionali.Anche tra i loro soci figurano società di venture capital, che ne hanno favorito lo sviluppo con rilevanti finanziamenti in varie fasi, ottenuti in tempi molto brevi.C’è da chiedersi come mai ciò non avvenga in Italia, tranne qualche rarissimo caso, come ad esempio quello di Tiscali o come quello relativo ad un nuovo farmaco messo a punto da un gruppo di ricercatori universitari, finanziati da un pool di investitori internazionali.Le banche d’affari italiane, infatti, investono quasi sempre in imprese che hanno già superato la fase di avvio, che è quella più rischiosa, e richiedono finanziamenti per il loro sviluppo.Al riguardo è interessante la notizia relativa ad una iniziativa della Regione Toscana, che sta lavorando alla costituzione di un fondo per il finanziamento di imprese, anche in fase di start-up, che dimostrino di avere progetti innovativi.Ne è stato discusso in un convegno sul tema “Innovazione dei territori e venture capital: modelli a confronto”, quanto mai attuale.Al riguardo forse è utile tenere conto anche dell’esperienza del progetto pilota “Investire nella Riviera dei Cedri”, della Comunità Montana del Medio Tirreno e del Pollino, con sede a Paola, di cui ho esperienza diretta per averlo promosso e coordinato.E’ da sottolineare che è difficile competere sui mercati internazionali se un progetto nato nel 1999 da un’ intesa tra la Comunità Montana e il Centro Ricerche Fiat, per sviluppare la filiera della ginestra e operare nel settore dei biomateriali non derivati dal petrolio, abbia ottenuto l’attenzione solo del Ministero della Ricerca Scientifica, che è riuscito ad erogare però un primo finanziamento nel 2004. Ciò in base ad un progetto presentato nel gennaio 2002 dal CRF e dall‘Università della Calabria, in collaborazione con la stessa Comunità Montana, che ha messo a disposizione anche un terreno di alcuni ettari per la sperimentazione agricola.La stessa Comunità Montana aveva dovuto supplire a questi ritardi e al mancato intervento di altre istituzioni, investendo 100 milioni di lire nel 2001 per avviare lo studio di fattibilità. Nel 2006 sono stati depositati due brevetti da parte dell’Università della Calabria e sono realizzati prototipi di vari prodotti con componenti della ginestra, anche in collaborazione con il Linificio Nazionale del Gruppo Marzotto, che ha realizzato un prototipo di filato di ginestra.Nonostante il peso dei partners che si è riusciti ad attrarre, il monitoraggio del progetto da parte di multinazionali come la Shell, molto interessata ai possibili sviluppi delle ricerche nel settore della bionergia, e le numerose richieste di imprese italiane ed estere che intendono ora sperimentare la fibra e i prototipi realizzati, è possibile che per mancanza di nuovi e, soprattutto, tempestivi finanziamenti per lo sviluppo del progetto di ricerca, si rischi di non valorizzare adeguatamente tutto ciò che è stato fatto finora.

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