di Carlo Andreoli
Si dice spesso che l’arte serve pure ad accomunare i popoli. E due belle cittadine del Tirreno Cosentino – Cetraro e Scalea – si trovano ad essere accomunate da un singolare legame d’arte che non esito a svelarvi.
Di fatto, hanno in comune l’autore di due pale d’altare; in due chiese molto note d’entrambe le città: la Chiesa dei Cappuccini di Cetraro e la Chiesa di S. Nicola di Scalea.
Dico subito che l’autore in questione si chiama Giovan Bernardo Azzolino.
Era un siciliano, trasferitosi a Napoli verso la fine del ‘500; e lì, nella capitale d’arte del meridione d’Italia, ebbe una fortunata carriera. Sicché lasciò molti lavori in grandi chiese di Napoli; ma tanti altri ne fece pure per le Province del Regno: la Puglia, la Basilicata e la Calabria per l’appunto. Faceva parte della schiera dei pittori tardo-manieristi, come si suole chiamarli: cioè di quelli che, indifferenti alla pittura nuova introdotta a Napoli da Caravaggio nel primo decennio del ‘600, rimasero fedeli ad un ideale d’arte classica, elegante nelle forme, devota e un poco statica nella posa delle figure.
A Cetraro, l’Azzolino ha lasciato uno splendido polittico; che vede, al centro, una Madonna degli Angeli, dipinta con colori d’impasto raffinato, ed ai lati una serie di Santi: fra cui spicca un Sebastiano dal bellissimo incarnato. Un’opera che risale forse al 1635, quando il Convento dei Cappuccini prese ad essere abitato dai frati.
A Scalea, si trova invece sull’altare maggiore della Chiesa di S. Nicola una tela della Madonna del Carmelo, eseguita intorno al 1615; che è adorata da un S. Nicola di Bari, che tiene per il ciuffo un popolaresco fanciullo coppiere, e da un S. Carlo Borromeo che indossa una vivace mozzetta rossa. Nel dipinto di Scalea, sono poi di singolare efficacia, i ritratti dei due Principi Spinelli, ripresi con gorgiera ed armatura, che mostrano la sicurezza del disegno e la sapienza del dettaglio di cui Azzolino era capace.
I lavori calabresi di questo Maestro del Manierismo Napoletano sono invero pochi: se ne conosce infatti un altro, a Taverna, ch’era tenuto in grande stima da Gregorio Preti, fratello del più famoso Mattia; e qualche altro, a Paola e Vibo Valentia, che gli viene dubbiosamente attribuito.
Motivo in più per esser fieri, quindi, d’avere dalle nostre parti due suoi lavori di certa attribuzione: in quanto la sua pittura, compunta e ricercata, è sempre più apprezzata dagli appassionati d’arte e dai collezionisti.
E se i lavori eseguiti dall’Azzolino nelle chiese di Napoli sono oggi piuttosto noti; la sua produzione calabrese attende ancora il dovuto riconoscimento.
E questa mi pare sia una ragione buona, come tante, per far conoscere sempre più ed apprezzare i nostri beni artistici ed i luoghi che hanno il pregio d’ospitarli.
Radio1One
(Venerdì 14 Dicembre 2007)
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