di Carlo Andreoli
A partire da oggi, ogni venerdì, avremo modo di parlare delle risorse d’arte del Tirreno Cosentino, e di quanto è loro affine; offrendo una panoramica veloce ma esauriente della loro varietà.
Ma, anzitutto, bisogna chiedersi come sia possibile riconoscere al territorio costiero una sua singolarità che lo renda unico tra tanti.
Credo che il modo migliore per evidenziare la specificità del Tirreno Cosentino – rispetto ad altri comprensori – sia di far rilevare come all’interno di esso trovino luogo espressioni d’arte propria, che riassumono in maniera singolare la sua storia civile.
Se prendiamo, ad esempio, la città di Paola, troviamo, nel cuore del suo centro abitato, un episodio d’urbanistica barocca che mostra tratti d’assoluta originalità; non riscontrabili altrove.
Appena varcata la Porta di S. Francesco, si penetra, infatti, in una piazza – l’attuale Piazza del Popolo - che evoca, nella stessa dislocazione degli spazi, un ambiente tipicamente barocco.
Al centro, è una grande fontana in pietra; e, lungo i lati della piazza, sontuosi palazzi con balconi sorretti da mensole a volute e ringhiere in ferro battuto. Sopra un antico varco d’accesso alla città, s’ erge quindi la Torre dell’Orologio; che si continua nella mirabile facciata della Chiesa di Montevergine, ricca di bassorilievi figurati: opera dell’architetto Niccolò Ricciulli che, dell’arte calabrese del ‘700, fu rappresentante insigne.
Come accadeva nell’urbanistica barocca, che tendeva ad aprire nuovi spazi nell’intrico delle città medievali, la piazza si pone poi come elemento nodale d’altri punti focali dell’abitato.
Sicché da essa, si diparte il bel Corso Garibaldi; che i cronisti del ‘700 già notavano come strada animata, pavimentata da bei lastroni in pietra; e lungo la quale, per un certo tempo, si correva anche un palio cittadino.
Alla fine del Corso, troviamo quindi un altro complesso architettonico che segna, in maniera precipua, il fervore di vita che la società di Paola si trovava a vivere lungo il corso del ‘600-‘700.
Ed è il Collegio dei Padri Gesuiti che fu voluto per dare un nuovo impulso educativo alla città che in quegli anni vedeva maturare una crescita notevole del proprio stato sociale e culturale. Basti solo pensare a figure insigni ch’essa ha avuto come Giuseppe Maria Perrimezzi, esponente di spicco della Chiesa calabrese, ovvero a un musicista come Giuseppe Avossa che fu Maestro di Cappella prima a Pesaro e poi a Napoli. A fianco del Collegio dei Padri Gesuiti sorse poi, e la ritroviamo ancora oggi ben curata, la Chiesa del Rosario: che è uno dei pochi esempi d’architettura gesuitica in Calabria presso che conservata nelle sue forme originali. Dove si possono ammirare opere di particolare pregio: come il presbiterio, ricco di fregi dorati, lungo il quale corre una serie di medaglioni che ritrae esponenti dell’Ordine Gesuitico, ovvero uno splendido tondo della Madonna della Purità: opera del pittore fiammingo Dirck Hendricksz.
Insomma, visitando già questo breve tratto del centro storico di Paola, s’ha modo di cogliere non solo e non tanto singoli brani d’arte ma un intero assieme, dotato d’una propria coerenza stilistica. Impresa che peraltro fu voluta, nella sua concezione almeno, da Tommaso Francesco Spinelli, marchese di Fuscaldo e Signore di Paola.
Il quale ebbe l’animo di ridisegnare per intero una parte importante della Città di Paola; infondendole un aspetto caratteristico e unitario. E di cui noi, oggi, a patto che non siamo distratti d’altre cose, riusciamo ancora a cogliere l’essenza.
Rivendicando, come si diceva prima, un bell’esempio d’urbanistica barocca al Tirreno Cosentino.
Radio1One
(Venerdi 7 Dicembre 2007)
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