mercoledì 26 dicembre 2007

Profilo d’Edoardo Galli: archeologo calabrese

di Carlo Andreoli


Una figura importante del panorama culturale del Tirreno Cosentino, ed in attesa ancora d’una meritoria riscoperta, mi pare sia quella d’Edoardo Galli.
Galli nacque, infatti, a Maierà nel 1880; e fu uno dei più valenti archeologi che, non solo la Calabria, ma l’Italia tutta del primo ‘900 abbia avuto.
Dopo la laurea in lettere all’Università di Roma, Galli nel 1907 assume già l’incarico di Segretario nel Museo Nazionale di Firenze; città dove rimane fino al ‘23. Del periodo fiorentino, tra i tanti contributi di ricerca ch’egli svolse, si segnala soprattutto una serie di scoperte e messe a punto del sito archeologico di Fiesole; di cui lasciò, non a caso, una pregiata guida degli scavi e del museo.
E proprio in grazia dei suoi meriti scientifici, nel ’23 gli viene conferita la libera docenza presso la Cattedra d’Archeologia dell’Università di Pisa.
Ma in tale anno, sopraggiunge pure un altro incarico importante per la sua carriera. Essendo stata istituita la Soprintendenza ai Monumenti della Calabria e della Lucania, egli ne diviene infatti il primo titolare: rimanendovi fino al ‘36.
Sono anni in cui Edoardo Galli getta le basi della ricerca archeologica in Calabria e Lucania: occupandosi, tra l’altro, delle Tavole Palatine di Metaponto, del restauro della Cattedrale di Tropea, del Duomo di Cosenza, del patrimonio d’arte del Santuario di Paola, delle chiese bizantine di Rossano. Fino a dare un impulso decisivo alla riscoperta dell’antica Sibari, di cui fu senz’altro l’artefice; e fornire un primo contributo critico alla ricerca di Laos: territorio che peraltro gli era noto fin dalla giovinezza.
Come Soprintendente ai Monumenti della Calabria, Galli ha pure il merito assoluto d’aver fondato e istituito nel 1932, su progetto di Marcello Piacentini, il Museo Nazionale di Reggio Calabria; dov’è oggi raccolto il più grande patrimonio archeologico della Magna Grecia.
Nel ’36 s’inizia, quindi, un’altre fase importante del suo lavoro d’archeologo: giacché infatti viene chiamato all’incarico di Soprintendente ai Monumenti delle Marche, dell’Umbria e dell’Abruzzo. Rimanendo, nella sede d’Ancona, fino al ‘47; dove ha modo di riordinare per intero il Museo Nazionale delle Marche.
Dal ’47 fino al ‘56, infine, anno della sua morte, vive a Roma: operando presso la Biblioteca dell’Istituto d’Archeologia e Storia dell’Arte; dove raccoglie materiale di prima mano per i suoi tanti saggi ed articoli scientifici.
Insomma, già dal breve profilo tracciato, s’evince d’aver di fronte una personalità di grande spessore; che ha segnato un’epoca intera di studi e tracciato sentieri su cui altri archeologi, come Enrico Paolo Arias, sono passati dopo di lui.
E d’una tale figura sarebbe forse opportuno tentare oggi un recupero; facendo un bilancio del suo lavoro scientifico e dei suoi tanti interessi che collimavano pure con la storia civile e la filologia; come mostra la famosa cronaca del Frugali della Cosenza del ‘600, ch’egli scoprì e diede alla stampe nel ’34. Così da definire, quindi, non solo l’immagine dell’archeologo; ma anche quella dell’uomo che sempre cerca qualcosa. E molto spesso la trova; illuminando il nostro passato, per farci luce nel presente.


Radio1One
(Venerdì 21 Dicembre 2007)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quello che avete scritto è altamente meritorio, perchè EDoardo Galli è un grande dell'archeologia italiana, di cui noi calabresi dovremmo andare particolarmente fieri. I mass-media italiani dovrebbero ricordare ogni tanto i grandi uomini che la Calabria ha regalato alla nazione e non solo gli atti di delinquenza che vengono messi in risalto aldilà della normale cronaca.