di Carlo Andreoli
L’arte del Tirreno Cosentino ha sempre ricevuto un contributo notevole dalla vicina Sicilia. E ci sono, anzi, paesi dove è possibile riscontrare una presenza particolare d’artisti siciliani. Com’è il caso d’Amantea.
Forse pochi sanno che per un triennio circa – dal 1457 al ’60 – è probabile che abbia avuto una bottega d’arte ad Amantea Antonello da Messina: uno dei maggiori pittori dell’Europa del Rinascimento. La notizia attende ancora chiarimenti. Ma è certo, ad esempio, che nel 1460 un vascello sia giunto ad Amantea per imbarcare l’intera famiglia del Maestro, servitù compresa, diretta alla volta di Messina. Circostanza che fa pensare che Antonello vi abbia soggiornato a lungo; mentre era impegnato in opere che ha lasciato anche in Calabria, come la famosa tavola del Museo di Reggio.
Nella Chiesa di S. Bernardino d’Amantea, poi, sono raccolte altre testimonianze notevoli d’arte siciliana.
Come la splendida scultura della ‘Madonna col Bambino’, eseguita nel 1505 da Antonello Gagini.
Il Gagini, che dimorava in quel tempo a Messina, è stato una delle massime espressioni della scultura del ‘500 nel Meridione d’Italia. Ha lasciato molti suoi lavori in Calabria. Ma la Madonna d’Amantea, per la sua delicatezza ed il fascino formale, è senza dubbio da ascriversi tra le sue cose migliori.
Un altro scultore messinese, Rinaldo Bonanno, che si muoveva nella sfera del Montorsoli, ha prodotto per l’Oratorio dei Nobili, che si trova attiguo alla Chiesa di S. Bernardino, un’altra opera piuttosto singolare.
Si tratta d’un altorilievo della ‘Nascita di Cristo’, eseguito intorno al 1570.
La Natività è sempre stato uno dei temi prediletti dell’arte d’ogni tempo. Ma questo che si trova ad Amantea, nell’Oratorio dei Nobili, raggiunge un risultato espressivo di grande suggestione. Le figure, levigate con morbidezza nel marmo bianco, riportano il tema della Nascita alla sua raccolta intimità; ed è difficile dimenticarne il senso di stupito splendore.
Un po’ piu tardi infine – tra il 1608 e il ’19 – un altro artista messinese, Pietro Barbalonga, architetto e scultore, operò ad Amantea; dove aveva una bottega e finì per morirvi poco dopo.
Barbalonga, sempre nella Chiesa di S.Bernardino, eseguì una serie di sculture nella Cappella Cavallo; ed alcuni adornamenti nella Cappella dei Nobili: lavori di cui oggi rimane purtroppo quasi niente.
Quel che resta è invece il contributo che l’arte siciliana del ‘500 e del ‘600 ha lasciato dalle nostre parti: svolgendo un’opera di contaminazione stilistica che sarà appresa e fatta propria dagli artisti calabresi.
Un segno della vivacità che, pur in tempi così difficili, la Calabria ed il Tirreno Cosentino hanno saputo vivere. Rendendo unico ed originale il suo patrimonio d’arte.
Radio1One
(Venerdì 28 Dicembre 2007)
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