domenica 17 febbraio 2008

Competitività delle imprese e dei territori

di Vincenzo Gallo

Un comunicato ufficiale del Gruppo Fiat di qualche settimana fa ha annunciato che per circa due mesi, dal 7 Gennaio al 2 Marzo 2008, la normale attività lavorativa dello stabilimento di Pomigliano d'Arco sarà sospesa per procedere a una completa riorganizzazione del processo produttivo.
Ciò sulla base dei principi del World Class Manifacturing, con l'obiettivo di raggiungere la qualità totale, del prodotto, del processo produttivo e dell’organizzazione. In questi due mesi sarà attuato, inoltre, un piano di formazione di massa per 5.000 dipendenti del gruppo Fiat.
Il nuovo modello organizzativo fa riferimento soprattutto all'esperienza della Toyota, leader sul mercato mondiale automobilistico, e all'analisi della concorrenza fatta effettuare da Marchionne, non appena è diventato amministratore delegato della Fiat.
L'innovazione organizzativa punta anche alla valorizzazione, alla creatività e all'imprenditorialità di tutto il personale. L’obiettivo è quello di un suo coinvolgimento per aumentare la capacità dell'azienda di adattarsi ai cambiamenti, di apprendere continuamente, di integrare le conoscenze, di ricercare opportunità all'interno e all'esterno, per creare valore e soddisfare sempre di più le esigenze del cliente.

E’ da sottolineare che in una recente intervista l’amministratore delegato della Fiat Auto, Marchionne, ha affermato che il successo di una organizzazione è soprattutto una questione di uomini.

Il gruppo spagnolo Zara, che sta diventando uno dei leader mondiale del settore moda, è tra i pochi ad avere introdotto di recente una innovazione organizzativa che lo mette in condizione di proporre sul mercato non solo due collezioni ogni anno (primavera-estate e autunno-inverno), ma collezioni che variano continuamente, anche ogni mese.

E ciò sta sconvolgendo tutto il settore dove le imprese sono costrette a ridurre drasticamente i tempi di risposta al mercato, con innovazioni globali, nel design, produttive, di marketing, distributive, finalizzate anche a permettere ai clienti la personalizzazione del prodotto.

Uno dei maggiori esperti mondiali di strategie competitive, i cui testi hanno rivoluzionato l’organizzazione di multinazionali come l’IBM, invita ad applicare i suoi modelli non solo alle imprese, ma anche alle aree territoriali e alle nazioni, visto che non si compete più solo tra imprese, ma tra interi sistemi territoriali.

C’è necessità infatti per tutte le organizzazioni che operano in sistemi fortemente competitivi, di “orientarsi” maggiormente alla concorrenza, di prendere decisioni tempestive in base all’evoluzione dell’ambiente interno ed esterno in cui operano, delle strategie dei clienti, dei fornitori, dei potenziali entranti sul mercato o dei prodotti sostitutivi.

Il Ministero dell’Industria italiano per aiutare le imprese a competere in questo scenario ha deciso di destinare gran parte dei suoi fondi per finanziare la ricerca industriale e sperimentale e non più l’attività produttiva (al contrario di quello che è stato fatto con il sistema moda in Calabria).

C’è la corsa, pertanto, a finanziare l’innovazione, ad attrarre non solo capitali, ma anche competenze altamente specialistiche in un mondo sempre più globalizzato, dove le imprese fanno ricerca, progettano, acquistano, producono e vendono nelle aree dove hanno più convenienza a farlo, con una rapidità a localizzarsi e a delocalizzarsi impressionanti.

In questo contesto in forte evoluzione c’è da chiedersi quali possibilità di sviluppo possono avere in futuro organizzazioni e aree territoriali che appaiono fortemente statiche.

Nella filiera degli agrumi, ad esempio, dove Calabria e Sicilia sono tra i maggiori produttori nazionali, la Spagna è leader nel Mediterraneo della produzione e delle esportazioni, riuscendo ad esportare oltre il 55%. L’Italia è il secondo produttore ma solo il sesto esportatore (esporta poco più del 6%).
Il Cedro è un agrume che cresce in Italia solo nella Riviera dei Cedri, eppure è coltivato solo in meno di 70 ettari (contro i 1500 ettari del Bergamotto nella provincia di Reggio). Mi pare evidente, pertanto, che si potrebbe fare di più per sfruttare questo vantaggio competitivo a livello mondiale e sostenere produzioni non solo tipiche, ma anche esclusive.

C’è da chiedersi, inoltre, come mai in alcune aree della stessa Calabria, come ad esempio quella di Tropea, si riescano ad attrarre centinaia di migliaia di turisti stranieri ogni anno, anche in bassa stagione, con il supporto di alcuni importanti operatori tedeschi, mentre in altre aree c’è il deserto.

Con i voli low cost è aumentata, inoltre, la mobilità dei turisti a livello mondiale e i tour operators sono interessati soprattutto ad alberghi localizzati ad una distanza non superiore ad un’ora dagli aeroporti. In questo contesto l’aeroporto di Scalea, che ha una pista che compete con quella di Lamezia, ancora non è accessibile ai voli charter. Ciò quando mi risulta che un tour operator scandivano, interessato alla Calabria, è costretto a far atterrare i suoi aerei all’aeroporto di Napoli, per far arrivare i suoi clienti nell’area di Maratea e nell’ Alto Tirreno.

Tutto ciò dimostra che c’è la possibilità di cogliere opportunità, che a volte sono evidenti, magari solo per la mancanza di un approccio culturale corretto.

Ben vengano, pertanto, le iniziative che hanno l’obiettivo specifico di aumentare la competitività dei territori.

Ritengo sia stato un errore non dare seguito all’iniziativa “Investire nella Riviera dei Cedri”, avviata dalla Comunità Montana nel 1999.
Pur senza risorse si era riusciti ad inserire il Tirreno in un circuito nazionale e internazionale e ad attivare un progetto di ricerca sulla ginestra con Fiat, Linificio Marzotto e Università della Calabria, al quale era interessato anche la Shell, con potenzialità di sviluppo della filiera a livello mondiale.

Il filato di ginestra realizzato dal Linificio Marzotto, con la fibra messa a disposizione dall’Università della Calabria, è stato esposto qualche giorno fa per la prima volta al PITTI Filati a Firenze, in una mostra dedicata ai filati naturali e biologici di lino, cotone, canapa, ortica, ecc. Questo segmento di mercato ancora di nicchia ma in forte crescita, ha riscosso un grande successo presso gli operatori internazionali presenti alla manifestazione.

Ma è da sottolineare che sono già sul mercato internazionale prodotti per il settore tessile e per la bioedilizia prodotti da tre aziende italiane utilizzando canapa e kenaf coltivati nel nostro paese. Una di questa imprese, dopo solo 5 anni di attività, è stata di recente acquisita da un gruppo del settore moda operante in borsa.

Per quanto riguarda la nuova agenzia per lo sviluppo locale approvata dal Comune di Paola non conosco l’organizzazione e il business plan della società che si sta avviando. Ho letto che uno degli obiettivi è quello di sfruttare le enormi potenzialità offerte dal turismo religioso, che è una grande risorsa da cogliere.
E’ da apprezzare, pertanto, l’idea perché mi pare vada nella direzione giusta.

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