di Carlo Andreoli
A proposito di risorse d’arte del Tirreno Cosentino, ci si può chiedere se esista, in qualche luogo, una raccolta d’opere d’arte che possa prefigurare la presenza d’un museo o collezione. Ebbene, a tal quesito si può rispondere di sì; sia pure con riserva. Giacché, infatti, a Paola il Santuario di S. Francesco dispone d’un’interessante collezione di dipinti che presto prenderà le forme d’una stabile ed organica pinacoteca. La quadreria di Paola raccoglie opere che vanno dalla seconda metà del ‘400 fino ai primi dell’800; e deriva, in buona parte, dagli ambienti originari del convento; cui si sono aggiunti contributi notevoli provenienti dal complesso di S. Francesco di Paola ai Monti di Roma; ed altri ancora acquisiti sul mercato antiquario oppure frutto di donazioni. Insomma un pregevole spaccato di pittura che, sul filo conduttore della spiritualità dell’Ordine dei Minimi, raccoglie un campionario d’arte romana, napoletana e calabrese che ne fa una collezione per niente affatto provinciale. Volendo fare, in breve, una rassegna degli autori più importanti che conta la collezione partiamo da Jacobello d’Antonio, figlio d’Antonello da Messina, ch’è presente con una tavola della “Madonna degli Angeli” di fine ‘400, tra le poche opere superstiti di questo artista raffinato. E proseguiamo, quindi, con Andrea Lilli, che Federico Zeri definì “vero signore del momento artistico romano” di fine ‘500, di cui sono 6 dipinti ad olio su ardesia incentrati sui “Miracoli del fuoco” di S. Francesco di Paola. Per giungere all’ “Ecce Homo” di Battistello Caracciolo, risalente circa al 1625: una vera perla di questo seguace napoletano di Michelangelo Merisi da Caravaggio. La pittura calabrese del ‘600 appare, quindi, rappresentata con un “Ritratto di S. Francesco di Paola” di Gregorio Preti da Taverna: fratello maggiore di Mattia, ed operante anch’egli nell’ambiente pontificio di Roma. E prosegue coll’importante contributo dato all’arte del ‘700 da Giuseppe Pascaletti di Fiumefreddo Bruzio; che si segnala soprattutto per un vivace “S. Michele Arcangelo” del 1750. Tra i contributi di provenienza estera, abbiamo, quindi, un artista sivigliano, esponente del rococò spagnolo, Juan de Espinal; di cui si può vedere un ciclo di ben 11 dipinti sulla “Vita e miracoli del Santo”; che fu eseguito, nel secondo ‘700, per il Convento dei Frati Minimi di Triana a Siviglia. Mentre d’un artista pugliese, Nicola Menzele, sulle orme della Scuola Napoletana del ‘700, sono 3 tele dedicate ad “Episodi della vita di Cristo”. E d’un maestro del barocco napoletano, come Pietro Bardellino, si segnalano ancora due dipinti di pregiata fattura.
Quello che abbiamo tracciato vuole essere soltanto un riepilogo dei lavori principali. Giacché la Pinacoteca di Paola raggruppa ancora numerosi ritratti ed affreschi d’epoche diverse. Molti dei quali si trovano in ambienti suggestivi del convento; come il Corridoio dei Padri o la Biblioteca, sulla cui volta spicca un “Incontro di Salomone con la Regina di Saba” di Genesio Galtieri. E sono queste qualità che ne faranno quanto prima una pinacoteca d’indubbio valore: espressione originale dei nostri beni d’arte.
Radio1One
(Venerdì 1 Febbraio 2008)
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