di Carlo Andreoli
Percorrendo la strada costiera del Tirreno Cosentino, s’incontrano molti paesi: più o meno grandi, più o meno lontani dal mare; i quali disegnano, con la loro sagoma, il profilo variegato dei luoghi.
Noi forse li vediamo tutti uguali o comunque simili. Ma ognuno di loro non solo ha una storia ma ha pure un’età che lo distingue dagli altri: sicché ci sono paesi antichissimi ed altri recenti che noi vediamo scorrere insieme sotto lo sguardo. Eppure basta prendere un lembo di questi luoghi per intendere subito la differenza che corre dall’uno all’altro. E facciamo, in proposito, il caso di tre paesi vicini: Guardia, Acquappesa e Cetraro.
L’abitato di Guardia, che vediamo arroccato su un’altura, sembra sia nato da un incontro casuale che avvenne a Torino intorno al 1315. In un’osteria di Torino – come narra una cronaca – si trovarono a un tavolo alcuni Valdesi - gente cioè che professava il credo di Pietro Valdo - ed un gentiluomo calabrese. E siccome i Valdesi lamentavano che nelle loro valli popolose non si riusciva più a campare, il gentiluomo calabrese offrì loro di venire in Calabria, dove avrebbero trovato il necessario per vivere. Da questo semplice scambio d’idee, nacque così una migrazione: prima di pochi coloni, che andarono a vedere quei luoghi lontani in Calabria; e poi d’intere famiglie che, trovandoli adatti ai loro bisogni di lavoratori dei campi, iniziarono a fondarvi dei borghi d’oltramontani; come furono chiamati dalla gente del posto per il loro linguaggio occitano e per le loro usanze di vita e di religione. Sicché l’abitato di Guardia, che si chiamò Piemontese, proprio per l’origine dei suoi fondatori, prese forma e vigore sul finire del ‘400: quando un accordo tra i Valdesi, sempre più numerosi, ed il marchese Spinelli, ch’era proprietario del feudo, sancì condizioni e dettami per l’istituzione del borgo.
La fondazione dell’antico abitato d’Acquappesa, che è confinante con Guardia, nacque invece in tempi e maniere completamente diversi. Alcune famiglie di lavoratori di Cetraro, sentendosi oppresse dal gravame feudale della Corte Cassinese che allora governava Cetraro, intorno al 1685 fuggirono dal proprio paese, per fondare nel territorio vicino un loro casale che si chiamò Le Pagliare; giusto ad intendere il tipo di dimora occasionale che furono in grado d’erigervi. Seguì una lite giudiziaria, in cui il governo di Cetraro reclamava che i profughi s’erano sottratti, in maniera indebita, al pagamento dei tributi dovuti; mentre il proprietario dei luoghi si lagnava dell’occupazione abusiva. Ma la questione si ricompose e l’erezione della Chiesa del Rifugio, come ancora oggi si chiama la chiesa parrocchiale, finì per completare del tutto l’assetto del nuovo abitato.
Il nucleo originario di Cetraro Marina, infine, il cosiddetto Borgo; che segue sulla costa il territorio d’Acquappesa ha, ancora una volta, un’origine singolare. Quando ci fu in Calabria lo spaventoso terremoto del 1905, anche il capoluogo di Cetraro ne risentì. Ed essendosi costituito un comitato di solidarietà veneto-trentino, che voleva soccorrere la popolazione disastrata, si scelse d’erigere nella Marina di Cetraro un nuovo borgo, costruito oltretutto con criteri antisismici. Cosicché, dopo un paio d’anni di lavoro, su un tratto d’arenile fin allora deserto, spuntò nel 1910 un borgo d’una ventina di case, con la piazza, la scuola e la chiesa; che fu battezzato, in onore dei benefattori veneziani, Borgo S. Marco. E che fu il centro geografico dell’attuale abitato che oggi compone Cetraro Marina.
Insomma, tante storie, l’una diversa dall’altra, che sono all’origine di tre paesi contermini della nostra fascia costiera. E che ci fanno capire come l’unicità del nostro territorio sia proprio fondata sulla diversa origine dei suoi luoghi.
Radio1One
(Venerdì 22 Febbraio 2008)
domenica 24 febbraio 2008
Tre storie urbane: Guardia, Acquappesa e Cetraro
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