di Carlo Andreoli
Il tema pittorico della Visitazione riprende un episodio biblico tra i più belli e toccanti che si conoscano. Maria Vergine, dopo aver appreso dall’angelo Gabriele di portare nel suo grembo Gesù, si reca in visita dalla cugina Elisabetta; in attesa a sua volta di Giovani Battista: di colui cioè che sarà, con la sua predicazione, il precursore di Cristo. Ed Elisabetta l’accoglie con la famosa espressione: “Benedetta tu sia fra le donne, e benedetto sia il frutto del tuo seno”. Si tratta, dunque, d’un momento d’elevata commozione spirituale che artisti d’ogni tempo hanno rappresentato secondo il gusto corrente mediato dal proprio stile personale: così da offrire svariate interpretazioni del medesimo soggetto.
Nelle chiese del Tirreno Cosentino, ritroviamo il tema della Visitazione svolto da tre maestri della pittura napoletana, appartenenti ad epoche diverse; che ne danno ovviamente una lettura differente ma ogni volta avvincente e raffinata.
Ad Aieta, sull’altare maggiore della Chiesa di S. Maria della Visitazione, è una grande pala della “Visitazione della Vergine”, del primo decennio del ‘600, dovuta all’arte di Fabrizio Santafede. Uno dei massimi esponenti del tardo-manierismo napoletano che guarda soprattutto all’esperienza di pittura riformata d’ascendenza veneta e toscana. Così, seguendo i moduli del tardo ‘500, il dipinto è concepito con un impianto grandioso, sia pure temperato da un senso di classica misura. E sviluppa la scena dell’incontro sotto una nuda arcata, posta controluce, che dilaga il suo chiarore in lontananza; mentre figure gravi, in primo piano, si sciolgono in una confidente aura d’armonia.
A Belvedere Marittimo, nella Chiesa di S. Maria del Popolo, vediamo come il medesimo soggetto cambi già di molto d’espressione. Nella navata di sinistra, è infatti una tela della “Visitazione” dovuta, questa volta, ad un artista operante nella prima parte del nostro ‘700: Gian Battista Lama, allievo di Paolo de’ Matteis; e sotto l’influsso, entrambi, della ricca pittura colorata d’un Luca Giordano. Qui gioca, infatti, molto la soavità del colore e la morbidezza del chiaroscuro; che avvolgono tutte le figure in una soffice atmosfera di delicato gusto classicheggiante.
A Fuscaldo, infine, nella Chiesa dell’Immacolata troviamo un’ultima versione del nostro tema della “Visitazione”. Per mano ancora d’un pittore napoletano della prima parte del ‘700, Jacopo Cestaro; ma affine, questa volta, all’esperienza artistica di Francesco Solimena: e quindi già barocco, concitato, con campi di colore vivido che intarsiano il dipinto. Le figure si dispongono a salienti sull’asse verticale e nel dipinto è già un’aria artefatta da rappresentazione scenica.
Insomma tre modi diversi, come dicevamo, per esprimere il medesimo episodio della Visitazione di Maria. Eseguiti da tre artisti che rappresentano ognuno momenti, gusto e stile differenti. Ma unificati tutti in quel coro a più voci che fa dello studio delle arti uno degli osservatori privilegiati per intendere l’evoluzione della nostra civiltà. Tutta lì racchiusa, in quelle forme rarefatte. E tutta da scoprire, per dirci, col suo linguaggio muto, cos’è stata la nostra civiltà nel corso del suo tempo.
Radio1One
(Venerdì 8 Febbraio 2008)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento