sabato 10 maggio 2008

Un maestro della pittura moderna: Enzo Maiolino

di Carlo Andreoli


Dalla Riviera dei Cedri alla Riviera ligure di Ponente, il passo non è breve; ma Enzo Maiolino l’ha percorso indifferente, finendo anzi per essere uno dei maestri affermati della pittura e della grafica italiane.
Nato a S. Domenica Talao nel 1926, ad 11 anni Maiolino si trasferisce, infatti, in Liguria; e lì si stabilisce a Bordighera, dove inizia gli studi d’arte col maestro Giuseppe Balbo e si diploma, nel ‘48, al Liceo Artistico di Genova. L’anno dopo è già insegnante di disegno nelle scuole medie di Bordighera; ma si dedica soprattutto ad un lungo tirocinio d’arte che lo porterà fino alle soglie d’una pittura astratta, apprezzata dalla critica italiana ed europea.
Nel suo laboratorio, posto in fondo al giardino della casa a Bordighera, Maiolino inizia infatti il suo percorso con una serie di paesaggi della Riviera ligure di Ponente che risentono già d’una marcata astrazione delle forme: i caseggiati assolati di Savona e Ventimiglia si traducono in schiette geometrie, campite da colori caldi e piatti. E’ il germe d’una pittura, come ricorda Maiolino, intesa “come ricerca d’armonia, d’ordine e d’equilibrio”; in cui molto s’avverte il ricordo d’un maestro come Paul Cézanne. Ma siamo ancora sul finire degli anni ’50; e la ricerca d’un linguaggio proteso sempre più all’essenza delle cose porta il maestro di S. Domenica Talao a fare propria la lezione del Cubismo e dell’accostamento di colori puri che fu tipico di Mondrian. Ed ecco che il paesaggio di Liguria si trasforma allora, negli anni ’60, in un intreccio di prismi colorati che implodono in un serrato gioco d’incastro. Nel periodo successivo, prende invece inizio la rinuncia totale a fare uso dell’immagine per esprimere il reale. Se ogni percezione si risolve in uno stato d’animo, è questo che bisogna esprimere e non quindi l’oggetto che lo genera. E’ il principio di quella forma d’arte astratta che va sotto il nome d’informale; e che Maiolino adotta, fin dagli anni ’70, giungendo a soluzioni raffinate che portano a squadrare sulla tela campi netti di colore che trovano un valore solo nel loro accostamento. I suoi lavori vengono notati, tra l’altro, dal critico tedesco Walter Vitt che gli apre le porte dei musei di Germania e cura l’edizione del suo catalogo completo. In seguito, Maiolino scopre l’uso artistico del tangram: un gioco antico della Cina che combina in vario modo una serie fissa di figure, generando una varietà di silhouettes che sono frutto del caso e del talento artistico. E non cessa, nel frattempo, di dedicarsi alla sua passione personale di raccoglitore di documenti rari; pubblicando a Torino, nell’81, un libro su “Modigliani vivo”, che gli vale unanime consenso.
Un artista moderno a tutto campo, insomma, cui non manca il riconoscimento della critica. Nel 2001, infatti, la Fondazione Novaro di Genova gli assegna il “Premio Novaro per la cultura ligure”. E nell’aprile del 2007, in occasione degli 80 anni del maestro, il Comune di Sanremo e l’Università di Genova gli hanno reso omaggio con una grande mostra personale allestita nel Museo Civico Bòrea d’Olmo.
Sarebbe forse il caso che d’un maestro, rivelatosi importante nell’arte italiana contemporanea, si desse pure conto nei suoi luoghi d’origine, organizzando una rassegna del suo lavoro multiforme. Non fosse che per mostrare come un pezzo importante della cultura della Riviera ligure di Ponente derivi, in fondo, dalla nostra Riviera del Tirreno Cosentino: ricca di cedri ma ricca pure di talenti.


Radio1One
(Venerdì 9 Maggio 2008)

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