sabato 7 luglio 2007

24 giugno Premio Losardo 2007. Il messaggio di Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri


Vi raggiungo con affetto e stima, in questo giorno in cui siete riuniti per il conferimento del “ Premio Losardo 2007 “.

Mi rammarico di non poter essere con Voi, ma il 24 giugno è la solennità della Natività di San Giovanni Battista e, come tradizione, a Gerace, nel corso di una solenne concelebrazione con tutto il Clero diocesano, ordinerò due Diaconi permanenti con l’istituzione di un Accolito. Tutto questo in concomitanza con la mia festa onomastica, incastonata nella Giornata Diocesana per il Seminario.

A farmi rappresentare per tale lodevole iniziativa, ho delegato il Dott. Domenico Vestito, Direttore della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico della nostra Diocesi.

Saluto con riconoscenza i Membri del Laboratorio Sperimentale “ Giovanni Losardo ”, che organizza questo appuntamento, in modo particolare il suo Presidente, Prof. Gaetano Bencivinni, nonché il dott. Fernando Caldiero. Un saluto va, poi, alle autorità presenti, ai rappresentanti della Regione, della Provincia di Cosenza, del Comune di Cetraro, dell’Università della Calabria e della Magistratura. Grazie, infine, agli stimati relatori e agli altri premiati per il loro impegno e il loro servizio nella e per la nostra terra di Calabria.

Il Vostro Laboratorio svolge una meritoria opera per la promozione e la diffusione della cultura della legalità in Calabria, richiamandosi alla figura di Giovanni Losardo, che ha pagato con la vita il proprio impegno sociale e politico. Testimoni come Losardo ci indicano con chiarezza quale sia la strada da seguire nella nostra terra.

In Calabria c’è un urgente bisogno di persone seriamente e coraggiosamente impegnate nella politica, capaci di avere come unico fine della propria azione il perseguimento del bene comune. Disposti a sacrificare gli interessi di parte e a non scendere a compromessi.

Di recente un sacerdote della mia Diocesi, che ha tutta la sua famiglia emigrata al nord, mi confidava, in lacrime, questo pensiero: “ Cosa manca alla nostra terra? Abbiamo tutto: clima, risorse, posizione, mare, montagna…tutto. Ma per la cattiveria e la ottusità di pochi, che rovinano, sporcano, uccidono…siamo costretti ad emigrare, impoverendo questa nostra già fragile terra! ”. Si di pochi, aggiungo io. Ma se i pochi tanto male possono fare, è forse anche colpa dei molti. Colpa nostra. Del nostro rassegnarci. Del nostro silenzio. Schiacciati dal male, che pur sentiamo pungente.

Dobbiamo, allora, reagire, consapevoli che solo operando scelte alternative di cambiamento e liberazione, si può salvare questa nostra Regione. Incoraggiamo quanti, soprattutto giovani, desiderano impegnarsi nella politica e nelle istituzioni. Non chiudiamo il mondo politico. Apriamo, “ i sistemi economici, culturali e politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo ” ( Servo di Dio Giovanni Paolo II. Città del Vaticano, 22 ottobre 1978 – Discorso inaugurale all’inizio del Ministero petrino). Non trasformiamo l’appartenenza partitica in una esclusiva, appannaggio di pochi eletti. La politica deve avere un’anima liberata dalla tentazione del potere, dall’arroganza irriguardosa di singoli nei confronti delle Istituzioni, dalla frenesia di combattere avversari senza lo spazio di un dialogo sereno e costruttivo, dalla fuga di responsabilità soggettive di fronte alle grandi questioni antropologiche non negoziabili. La politica – secondo la penetrante definizione del Servo di Dio Paolo VI – è “ la più grande forma di carità ” verso la Polis, intesa come luogo abitato da individui ai quali tocca non solo esercitare doveri, ma ai quali spettano diritti sanciti dalla Carta Costituzionale, quella Costituzione nata da dialoghi rispettosi tra uomini di diversa estrazione politica, dopo lacrime amarissime a seguito della Seconda Guerra Mondiale.

Profanare perciò – nella missione politica – la dignità dell’uomo, equivale a violare la bellezza della vita, dono esclusivo di Dio. La politica ha bisogno di uomini silenziosi, ricchi di umiltà, di sapere intelligente, di spessore alto e nobile, di umanità e di confronto. Ha bisogno di Rappresentanti che mettano al primo posto non se stessi o i propri interessi, ma l’uomo, soprattutto quello povero, affaticato, disoccupato, senza speranza.

La Calabria torni a sperare sui passi di chi ha donato tutto se stesso credendo e sperando nella sua liberazione. Il Vostro Laboratorio, pertanto, sia fucina di idee e di riflessioni da proporre con forza all’uomo calabrese e soprattutto a chi, da noi eletto, rappresenta la nostra voce, la nostra fatica, la nostra attesa.

Buon lavoro di cuore a Voi tutti, grato del dono ricevuto per il quale cercherò, nella mia specifica missione pastorale che mai oltrepassa le sue scelte e competenze, di rendere onore, nella semplicità e nel coraggio, di credere ancora, anche quando i soprusi e le ingerenze indebite generano paura nel cuore di ogni uomo e donna che vive in questa Regione.
Grazie ancora, con cuore di padre e fratello che cammina con Voi

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