di Carlo Andreoli
Da circa tre mesi collaboro a Radio One: emittente radiofonica del Tirreno Cosentino diretta da Eugenio Orrico e che ha in Tiziana Ruffo la sua anima dinamica e brillante. A Radio One, che trasmette da Scalea, conduco al venerdì una rubrica che si propone d’illustrare il panorama culturale dei paesi che s’affacciano sulla nostra costa: da Amantea fino a Praia a Mare. E proprio in seguito a questa semplice esperienza di lavoro, ho avuto modo di verificare come per discorrere, in maniera propria, del nostro panorama culturale, si debba giocoforza uscire dagli stretti limiti d’ogni singolo paese per guadagnare almeno una visione che possa dirsi comprensoriale. Propria cioè d’un territorio che si proponga, per le sue caratteristiche, come un insieme dotato d’una sua fisionomia: e che sia tale, quindi, da renderlo unico tra tanti per la sua tipicità.
Ora mi pare che la mia esperienza personale offra lo spunto per una riflessione di più ampio raggio. Se non sia il caso, ovverosia, di cessare di riflettere e pensare con un criterio limitato ai vincoli del proprio municipio; per intendere viceversa che siamo tutti abitatori d’uno spazio più vasto e articolato, di cui dovremmo farci carico: quello appunto della nostra riviera che diventa così vero luogo ideale d’appartenenza e di scambio.
Il profitto psicologico che potrebbe trarsi da una simile apertura appare senz’altro stimolante: il proprio orizzonte di vita non si chiude più alle colonne d’Ercole dei confini paesani ma s’estende a un ambiente ricco e multiforme; il mercato del lavoro non coincide più con la piazza del paese ma s’apre a prospettive assai più estese; persino le opportunità di svago non s’esauriscono più nell’offerta locale ma fruiscono d’occasioni le più varie. Insomma, basta uscire con la mente dai confini angusti d’ogni singolo paese per capire che la dimensione offerta da un ambito comprensoriale sia già più promettente dell’ordinario; ed in maniera tale da renderne apprezzabile la sola prospettiva.
Nel suo risvolto pratico, questo atteggiamento non vuole certo denegare la funzione dei singoli comuni: l’ente comunale sarà sempre portatore delle esigenze della sua popolazione. Importa solo che ogni autorità locale non sia sorda o cieca rispetto a quel che accade già sul limitare dei propri confini; e che agisca in sinergia con le altre realtà locali in maniera tale da procedere secondo un piano concertato che possa dare beneficio all’intero comprensorio.
Che sia stato l’ambiente culturale ad avvertire per primo questa necessità impellente d’allargamento dei confini non appare certo un caso. Il “Laboratorio Sperimentale G. Losardo”, ad esempio, pur avendo sede a Cetraro, opera ormai da tempo su tutto il territorio; dando luogo ad una serie d’eventi che sono fruiti in vari centri, per divenire quindi una risorsa dell’intera riviera. Così come la schiera multiforme dell’associazionismo giovanile ha imboccato ormai da tempo la stessa strada: la “Consulta dei Giovani del Tirreno Cosentino”, l’Associazione PromoForm che orienta gli studenti nel campo universitario e vari Forum giovanili insistono ormai decisamente sopra un ambito di tipo comprensoriale. E le stesse organizzazioni di partito, già cristallizzate nelle sezioni comunali, oggi s’orientano verso uno schema più complesso che tenda a ritrovare nell’assetto di zona una forma più aderente alle esigenze attuali.
Insomma, pare che al modello statico delle tante realtà locali vada sostituendosi per grado il modello dinamico della società comprensoriale. Anche perché talune problematiche come la gestione del territorio, la valorizzazione dei beni culturali, la tutela dell’ambiente, la salvaguardia dei posti di lavoro, la sperimentazione di nuove forme di mercato necessitano oramai d’una base territoriale di confronto ben più ampia di quella offerta dai singoli comuni.
Ben venga, dunque, il comprensorio; che dilata gli orizzonti e suscita fervore in tanti giovani talenti; che produce nuove idee per il rilancio d’una zona ancora d’alto pregio; che vede, infine, nei singoli comuni della nostra costa le tessere variegate che ricompongono il mosaico, avvincente e colorato, del Tirreno Cosentino.
Tratto da Pro Loco, Anno XI, n. 1
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