martedì 10 giugno 2008

Nel territorio d’Acquappesa

di Carlo Andreoli


Dalla strada costiera del Tirreno Cosentino l’abitato d’Acquappesa è a portata di mano. Basta prendere lo svincolo e risalire due tornanti; per ritrovarsi già alle soglie dell’antico borgo che conserva il nome vecchio di Casale. Sulla destra del corso cittadino si fa notare subito un palazzo dal fronte pretenzioso che ha uno stile vago di liberty italiano. E’ la sede del Centro Filosofico Karl Apel: intitolato al grande filosofo tedesco che vi è stato ospite più volte ed a cui è dedicato un premio di studi filosofici. Nell’interno una vasta biblioteca, ritratti di filosofi ed una lapide muraria che ricorda come già in passato quella sala sia stata luogo di studi e apprendimento. Subito dopo s’incontra l’edificio, da poco restaurato, della Libera Università Popolare: un’associazione culturale che organizza vari eventi; fra cui un premio nazionale di pittura dedicato a Nicola Carrozzino: per molti anni sindaco, maestro e giornalista. Per salire verso l’alto, si passa poi nel cuore d’una piazza moderna in piloni d’acciaio, dove gruppi di ragazzi si danno appuntamento. Piazza che risulta essere come l’unico lavoro calabrese di Massimiliano Fuksas: nome di punta dell’architettura europea. Sulla piattaforma sovrastante si gode un panorama superbo della costa tirrenica; mentre una cortina d’edifici, tra cui un palazzotto con decorazioni art-nouveau, racchiude lo spazio circostante d’una quinta pittoresca. Incamminandosi per la via di mezzo che taglia l’abitato, s’affrontano case quiete con balconi, scalinate e sottopassi; e qualche edificio antico, come il Palazzo Gentile, che si fregia d’un bel portale a conci di diamante. Fino a giungere alla Chiesa del Rifugio che balza le sue torri campanarie ai lati d’un prospetto aperto e chiaro in cui s’apre un portale barocco sormontato da una lapide che ne rammemora il restauro. Nell’interno, l’occhio è attirato in fondo da uno stupendo coro, in legno di noce filettato d’oro, che circonda di morbido riflesso il presbiterio: opera dei Lattaro di Fuscaldo. Mentre, con bizzara soluzione, un confessionale snello porta in sommità un pulpito elegante con riquadri d’oro: lavoro di Luigi Ruffo del 1879. Bella pure la cantoria, dal profilo bombato sorvegliato da angeli ridenti, che conserva nel suo mezzo un organo positivo a tre scomparti. Proseguendo per la strada del paese, tra orti e case abbandonate che sanno di passato, si giunge sui tornanti a serpentina della statale vecchia; che mostra come l’ingegneria d’un tempo sapesse farsi arte. Per arrivare, quindi, a Intavolata: vittima, invece, dell’ingegneria moderna che ha tagliato in due un abitato dove vivono oggi poche anime attorno alla Chiesa di Santa Teresa: lavoro compito e lindo di Luigi Consale, del 1855. Patria di Luigi De Seta, che fu uomo di governo nell’Italia di Giolitti, Intavolata conserva in malo modo il vasto e interessante palazzo dei De Seta e poco fa per onorare la memoria di Cesare Baccelli, valido scultore che vi trascorse anni di feconda attività. Varcata la galleria del Palmentello, s’apre lo scenario marinaro dello Scoglio della Regina, quasi un’icona di questo tratto di riviera; che immette, nell’interno, nel complesso delle Terme Luigiane di così remota origine d’esser citate pure in una lettera di S. Francesco di Paola. Viali alberati, alberghi, ristoranti e caffè fanno di questo luogo un centro estivo d’accoglienza privilegiato; cui s’unisce il fascino d’un’architettura démodé, riscontrabile nello stile funzionale delle Terme Vecchie o nel quartiere delizioso dei Villini Belvedere. E mentre l’Acquaiola di Giuseppe Rito continua a versare acqua dal suo orcio nella fontana di piazza, un senso di frescura ci rimane anche negli occhi e nelle orecchie: che è forse la promessa d’un ritorno.


Radio1One
(Venerdì 30 Maggio 2008)

Nessun commento: