lunedì 30 giugno 2008

Oggetti d’arte nelle chiese del Tirreno Cosentino

di Carlo Andreoli


A conclusione di questi nostri appuntamenti, vorrei affrontare oggi un argomento che completa il panorama dei beni d’arte del Tirreno Cosentino sotto un aspetto marginale ma pur sempre interessante: ed è quello degli oggetti d’arte presenti, a vario titolo, nelle nostre chiese.
Ad Aieta, per esempio, nella Chiesa di S. Maria della Visitazione, tra tante opere d’arte di valore, si trova un tabernacolo marmoreo d’arte toscana del ‘500 che, nelle sue ridotte dimensioni, rivela il gusto della prospettiva e del decoro plastico che fu proprio di quei tempi della Rinascenza. E ad Orsomarso, nella Chiesa del Salvatore, si conserva un piatto in rame d’arte tedesca del ‘400 che, recando sopra il fondo un’incisione di “S. Giorgio che uccide il drago”, ne fa un cimelio alquanto raro. Un complemento d’arte tipico di molte chiese antiche sono poi le sepolture. Ed a S. Maria dei Fiori di Cirella, ne abbiamo un saggio interessante nei monumenti funerari della famiglia ducale Catalano Gonzaga. Mentre, a Diamante, nella Chiesa dell’Immacolata, si presenta di pregevole fattura un capitello, che sorregge il fonte del battesimo, che è un lavoro secentesco derivante dalla chiesa antica di S. Nicola. Una sezione ricca del patrimonio delle chiese è data spesso dagli arredi sacri che, tra argenti ori e tessuti, formano un aspetto assai notevole del panorama d’arte e del gusto concorrente. La Chiesa di S. Benedetto di Cetraro dispone, in questo campo, d’una serie d’oggetti, appartenenti al ‘tesoro’ parrocchiale, che si mostrano preziosi e raffinati. Basti citare un bastone pastorale, in oro e pietre verdi, finemenente decorato; una pisside con ghirlanda di rubini ovvero, tra i tessuti, una pianeta damascata in filigrana d’oro che forma tralci e pampini di vite. Un pezzo d’arte d’assoluta eleganza fa parte pure del corredo della Chiesa del Rifugio d’Acquappesa. Si tratta d’un ostensorio a raggera che ha, nel nodo, un pellicano che si squarcia il petto per nutrire i propri figli: simbolo mistico del sacrificio di Cristo per la redenzione dell’umanità dal peccato originale. Un tipo di devozione popolare assai diffuso è poi quello degli ex-voto che prende spesso forme d’un’arte genuina e delicata. Come accade nella Chiesa del Suffragio a Fuscaldo, dove una serie di ricami ottocenteschi propone temi biblici con candida invenzione, formando prova suggestiva d’un’arte tutta domestica. Il sacramento della Penitenza trova nella confessione il suo momento culminante. E la confessione s’esercitava un tempo in discreti vani lignei che raggiungevano talora dignitosa forma d’arte. Nella Chiesa dell’Immacolata di Paola è, ad esempio, un confessionale con intarsi del ‘700 che dispone d’un accogliente vano anche per il penitente. Mentre, sempre a Paola, un esempio unico di portale ottocentesco è quello messo in opera da Carlo Palmiero per la Chiesa di S. Giacomo: ricco d’intagli dalle forme generose che si discostano dalla tipologia corrente per formare un disegno corposo e originale. E una raccolta vera e propria d’oggetti arte per la chiesa, di buona qualità, la ritroviamo infine nella Chiesa di S. Leonardo a S. Lucido; che, essendo di proprietà d’una famiglia d’antiquari, forma una collezione raffinata di quadri d’ogni epoca, mobili e sculture.
Quanto basta per dire che le vie dell’arte non sono solo quelle delle opere maggiori e più evidenti; riuscendo l’arte a penetrare ovunque sia un artista o un artigiano che si proponga il dilettevole, oltre che l’utile.



Radio1One
(Venerdì 27 Giugno 2008)

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