lunedì 28 gennaio 2008

Francis Crawford a S. Nicola Arcella

di Carlo Andreoli

Una risorsa singolare del panorama costiero calabrese è data dalle torri di vedetta. Furono costruite, dal Viceregno Spagnolo, sullo scorcio del ‘500; per tentare una difesa dalle frequenti incursioni delle orde turchesche. Ed oggi costituiscono un patrimonio architettonico d’autentica bellezza; che racchiude spesso piacevoli memorie d’ordine storico o talora letterario.
Com’è il caso, ad esempio, della Torre Saracena di S. Nicola Arcella; situata sopra un contrafforte che protegge la baia del porto naturale di S. Nicola.
Sui primi del ‘900, questa torre fu infatti dimora occasionale dello scrittore americano Francis Crawford; che vi soggiornò a lungo e vi scrisse alcuni dei suoi tanti romanzi che lo resero celebre in America ed Europa.
Crawford nacque in Italia nel 1854, a Bagni di Lucca, dove la sua famiglia risiedeva. E, dopo avere studiato in America, si trasferì presto in Europa; dove, giunto a Roma, s’interessò soprattutto allo studio delle civiltà orientali. La letteratura anglosassone d’allora aveva una spiccata propensione verso l’elemento fantastico: Edgar Allan Poe, in America, ed Arthur Conan Doyle, in Inghilterra, sono soltanto le punte d’eccellenza d’un interesse profondo per il mondo del mistero che s’univa alla letteratura europea decadente. A tutto questo, Crawford aggiunse una nota di colore che mescolava il fascino di remoti luoghi del Mediterraneo a vicende d’amore e morte, evocate da memorie secolari. E per assecondare questo suo talento, prese dimora stabile a Sant’Agnello di Sorrento; dove si sposò e rimise in sesto un vecchio casolare, facendone una dimora signorile. Ma Crawford , oltre che scrittore di successo, era pure un appassionato della vela. Ed un giorno, proprio navigando col suo veliero insieme colla moglie e un marinaio, giunse per caso nella rada di S. Nicola Arcella. E, preso dalla visione della spiaggia, dell’Arco Magno e della torre di vedetta; chiese ed ottenne di scegliere quest’ultima a dimora: sentendo, forse, tra le antiche mura della torre parte di quell’ombra di mistero che gli era necessaria per comporre i suoi romanzi.
La sua mania di personalizzare i luoghi che abitava gli fece anche scavare, lì nei pressi, una fontana; sul cui frontale scrisse, con un certo orgoglio: “O marinai che vi dissetate su questo lido, pregate per l’anima di colui che aperse questa fonte”.
La sua curiosità di viaggiatore lo spinse, invece, a visitare i resti suggestivi del Palazzo Lanza Branciforte, il casaletto e la chiesa di S. Nicola da Tolentino. Ovvero ad avventurarsi sulla spiaggia fino allo “scoglio-balena”, come lui chiamava quell’anfratto di scogliera dove il mare insinuandosi n’esce fuori ancor oggi con uno sbuffo furioso.
Insomma, per qualche tempo, questo elegante signore, di circa 50 anni, distinto e raffinato nei modi ma cordiale, fu visto frequentare ogni parte di S. Nicola Arcella; rimanendo impresso nella memoria di molti che ne associavano l’immagine al veliero ormeggiato sulla spiaggia.
Ed a S. Nicola Arcella, Crawford scrisse pure uno dei suoi ultimi romanzi, “The diva’s ruby”, nel settembre del 1907, prima di morire a Sorrento nel 1909. Una testimonianza forse d’amore per un luogo che gli aveva dato tanto; consentendogli d’udire tra le mura della torre saracena echi di suoni lontani e di vedere dai suoi spiragli la lontananza d’orizzonti marini dove sola giunge ogni speranza.


Radio1One
(Venerdì 25 Gennaio 2008)

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