di Carlo Andreoli
L’arte organaria ha avuto in Calabria un esponente di rilievo in Giovanni Donadio detto il Mormando. Che fu Maestro di Cappella alla Corte Aragonese di Napoli e costruttore d’organi tra i più eccelsi di tutto il Meridione.
E d’organi d’arte ci occuperemo oggi; facendo una breve panoramica degli esemplari più notevoli presenti sul Tirreno Cosentino, selezionati per pregio artistico o per la loro antichità. Rilevando che un’opera siffatta si raccomanda per la qualità sonora di strumento, come pure per la finezza di concezione architettonica e decorativa.
Andando a ritroso nel tempo, troviamo dunque un interessante esemplare del ‘600 nella Chiesa di S. Maria della Visitazione di Aieta. L’organo risale propriamente al 1673 ed è probabilmente opera di Gabriele Bossi; che aveva bottega a Bergamo e discendeva da un’antica famiglia d’organai già attiva nel Canton Ticino. Si tratta, dunque, d’un esemplare unico in Calabria; che può costituire giusto vanto per il patrimonio d’arte della città d’Aieta.
Al secolo successivo, il ‘700, rimontano invece due pezzi piuttosto singolari.
Nella Chiesa di S. Benedetto di Cetraro è conservato, infatti, in cantorìa un organo tra i più belli della scuola napoletana. Ricco d’intagli dorati, decorazioni ed angeli musici, è stato restaurato di recente; e le sue risorse acustiche hanno mostrato un registro complesso e variegato: capace d’adattarsi agevolmente ad ogni evento della liturgia.
Nella Chiesa di Montevergine di Paola è custodito poi un organo risalente al 1752. Racchiuso in una cassa di pregevole fattura, esso reca sulle ante di chiusura bei decori a motivi vegetali su fondo rosso lacca. La fronte, scompartita in tre campate da pilastrini rastremati, racchiude il fascio delle canne a profilo piramidale. Intagli in oro e motivi di ghirlande sopra un fondo scuro ne completano finemente l’aspetto.
Tra gli esemplari risalenti all’800, ne segnalo ancora due: d’impianto originale e d’eleganza ricercata.
A Verbicaro, nella Chiesa di S. Maria del Piano è un organo di bottega locale; costruito a Rotonda, in Basilicata, dai Maestri Tripaldi e Mastrolorenzo. Ha un disegno più unico che raro; che abbina con gran disinvoltura motivi classici a stilemi neogotici; e reca sulla cimasa due putti a tutto tondo divisi da una ghirlanda in legno: un esempio, dunque, di fattura originale delle maestranze del Pollino.
Ed ancora a Paola, nella Chiesa del Rosario, un capolavoro di levigata eleganza ci è dato dalla cantorìa; che ospita, nel mezzo, un maestoso organo del 1888 di Pacifico Inzoli; recante, sui cassoni laterali, bei dipinti che riproducono strumenti musicali.
Insomma, quanto basta per dire che nelle nostre chiese - oltre a quadri, sculture, affreschi ed altari - è possibile ammirare – ed anche sentire, in questo caso – opere d’arte, come gli organi, che da sempre hanno accompagnato la celebrazione dei riti religiosi. Riempendo la navata del loro suono grave e mistico. Un suono che giunge spesso da legni, avori e bronzi confezionati in epoche lontane. Ma che ancora fa sentire la sua voce suggestiva.
Radio1One
(Venerdì 11 Gennaio 2008)
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