domenica 13 gennaio 2008

Organi d’arte del Tirreno Cosentino

di Carlo Andreoli



L’arte organaria ha avuto in Calabria un esponente di rilievo in Giovanni Donadio detto il Mormando. Che fu Maestro di Cappella alla Corte Aragonese di Napoli e costruttore d’organi tra i più eccelsi di tutto il Meridione.
E d’organi d’arte ci occuperemo oggi; facendo una breve panoramica degli esemplari più notevoli presenti sul Tirreno Cosentino, selezionati per pregio artistico o per la loro antichità. Rilevando che un’opera siffatta si raccomanda per la qualità sonora di strumento, come pure per la finezza di concezione architettonica e decorativa.
Andando a ritroso nel tempo, troviamo dunque un interessante esemplare del ‘600 nella Chiesa di S. Maria della Visitazione di Aieta. L’organo risale propriamente al 1673 ed è probabilmente opera di Gabriele Bossi; che aveva bottega a Bergamo e discendeva da un’antica famiglia d’organai già attiva nel Canton Ticino. Si tratta, dunque, d’un esemplare unico in Calabria; che può costituire giusto vanto per il patrimonio d’arte della città d’Aieta.
Al secolo successivo, il ‘700, rimontano invece due pezzi piuttosto singolari.
Nella Chiesa di S. Benedetto di Cetraro è conservato, infatti, in cantorìa un organo tra i più belli della scuola napoletana. Ricco d’intagli dorati, decorazioni ed angeli musici, è stato restaurato di recente; e le sue risorse acustiche hanno mostrato un registro complesso e variegato: capace d’adattarsi agevolmente ad ogni evento della liturgia.
Nella Chiesa di Montevergine di Paola è custodito poi un organo risalente al 1752. Racchiuso in una cassa di pregevole fattura, esso reca sulle ante di chiusura bei decori a motivi vegetali su fondo rosso lacca. La fronte, scompartita in tre campate da pilastrini rastremati, racchiude il fascio delle canne a profilo piramidale. Intagli in oro e motivi di ghirlande sopra un fondo scuro ne completano finemente l’aspetto.
Tra gli esemplari risalenti all’800, ne segnalo ancora due: d’impianto originale e d’eleganza ricercata.
A Verbicaro, nella Chiesa di S. Maria del Piano è un organo di bottega locale; costruito a Rotonda, in Basilicata, dai Maestri Tripaldi e Mastrolorenzo. Ha un disegno più unico che raro; che abbina con gran disinvoltura motivi classici a stilemi neogotici; e reca sulla cimasa due putti a tutto tondo divisi da una ghirlanda in legno: un esempio, dunque, di fattura originale delle maestranze del Pollino.
Ed ancora a Paola, nella Chiesa del Rosario, un capolavoro di levigata eleganza ci è dato dalla cantorìa; che ospita, nel mezzo, un maestoso organo del 1888 di Pacifico Inzoli; recante, sui cassoni laterali, bei dipinti che riproducono strumenti musicali.
Insomma, quanto basta per dire che nelle nostre chiese - oltre a quadri, sculture, affreschi ed altari - è possibile ammirare – ed anche sentire, in questo caso – opere d’arte, come gli organi, che da sempre hanno accompagnato la celebrazione dei riti religiosi. Riempendo la navata del loro suono grave e mistico. Un suono che giunge spesso da legni, avori e bronzi confezionati in epoche lontane. Ma che ancora fa sentire la sua voce suggestiva.

Radio1One
(Venerdì 11 Gennaio 2008)

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