di Gaetano Bencivinni
Gli opposti sono il principio delle cose. Bianco e nero, maschio e femmina, pari e dispari e così via. Lo sosteneva il medico Alcmeone, contemporaneo di Pitagora, vissuto a Crotone intorno al 500 avanti Cristo.
Una spiegazione semplicistica, che oggi potrebbe farci sorridere, ma che allora, nel mondo antico, era considerato un importante contributo allo sforzo del pensiero filosofico di fornire una spiegazione più o meno soddisfacente dei fenomeni naturali.
Dobbiamo attendere l’Enciclopedia delle scienze filosofiche di Hegel, per capire che il reale è l’unità dialettica degli opposti. Dobbiamo attendere il materialismo dialettico di Marx, per capire che la coppia “ uomo e natura”, attraverso il processo lavorativo, dà vita ai diversi modi di produzione, che caratterizzano il percorso della storia.
Dobbiamo attendere il pensiero moderno, per capire che l’armonia tra “ naturale ed artificiale” è decisiva per dar vita a quello che oggi chiamiamo “ sviluppo sostenibile”. Dobbiamo attendere il pensiero contemporaneo, per capire che la coppia “ globale e locale” è decisiva per decodificare la complessità della realtà circostante.
L’Uno deve rispettare l’Altro. La reciprocità sta alla base dell’armonia del Cosmo.
Queste cose diceva il medico Alcmeone, filosofo presocratico, troppo spesso dimenticato.
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