venerdì 30 novembre 2007

INTERVISTA A IRINA LITMANOVICH, VINCITRICE DEL PREMIO SIMONA GESMUNDO CORTI D’ANIMAZIONE 2007 PER LA SEZIONE “DISEGNO ANIMATO”

di Francesca Villani

1. Hai preso ispirazione da qualcosa o qualcuno per il tuo film?
Quando cominciai a studiare animazione al Corso Superiore per registi e sceneggiatori a Mosca, dovetti scegliere una storia per il mio futuro film di diploma. Avevo alcune idee, ma la mia passione più forte fu di scrivere un film basato su una storia ebraica, dove avevo vissuto in passato. Andai in biblioteca a cercare del materiale. Lessi diverse favole ebraiche; poi incontrai un responsabile della biblioteca e gli parlai del mio lavoro. Lui mi mostrò questa poesia. Voleva pubblicarla in un libro sui sette saggi di Khelom. La lessi e decisi che questa sarebbe stata il mio film.

2. Ci parli del processo di lavorazione del tuo film, dall’idea iniziale al prodotto finito?
E’ un processo lungo, difficile e doloroso. Ogni film inizia con un’idea o con un sentimento che porta alla realizzazione di questa idea. Da un’immagine o due che si hanno molto chiare in mente. Come un paesaggio che si vede attraverso una finestra della casa che stai visitando per la prima volta. Quando ho letto questa poesia per la prima volta ho “visto” questi sette vecchi seduti in una piccola stanza buia a pensare a cose molto semplici. Li ho visti andare al collegio. Uomini diversi, ognuno con il proprio fato e la propria vita, che cercano di decidere al posto di altri che non sanno cosa fare. Come dubitano, discutono e trovano l’accordo. E infine giungono alla decisione. Felici di averlo fatto. Come me, in diverse fasi della vita.
Ho scritto la sceneggiatura di questa poesia, che è andata cambiando durante tutta la stesura del film. Ma alcuni dettagli sono rimasti – come il topolino che salta fuori dall’orologio.
I personaggi sono diventati figure vive e vicine a me. Ho cominciato a disegnarli in situazioni, pose ed espressioni diverse. Ho fatto diversi schizzi del villaggio di Khelom. Delle persone che ci vivevano. Con il mio insegnante abbiamo sviluppato i loro movimenti, le posture, le emozioni. Contemporaneamente lavoravo allo storyboard del film. Ho cercato di trovare la struttura del film: il ritmo, i tempi e il contenuto di ciascuna scena. Dopo aver completato la prima parte –lo storyboard del primo collegio, allora il film cominciò a esistere di vita propria.
Insieme al disegno e allo storyboard bisognava anche pensare alla tecnica e alla parte musicale del film. Come rendere questi personaggi maneggiabili, vivi come nei bozzetti – in molti casi i personaggi animati ed il loro mondo perdono la loro attrattiva via via che il film viene realizzato. In questa fase ho sfruttato i consigli di Y.B.Norshtein, di cui avevo scelto la tecnica delle carte ritagliate per il mio film. Egli mi spiegò il materiale da usare per costruire i personaggi, che pittura usare per lo sfondo – dettagli che sono veramente importanti per utilizzare questa tecnica. Quando ho iniziato a girare, Igor’ Skidan-Bosin – fantastico cameraman – ha contribuito con la luce e l’atmosfera giusta. E’ stata una vera fortuna lavorare con maestri di questo livello.
Per quanto riguarda la musica, abbiamo lavorato assieme io e mio padre, che vive in un’altra città (Voronezh). Gli ho mostrato la poesia e lui ha subito composto le musiche. E’ una cosa fantastica – lui può aprire un libro di poesie e suonare, come fosse musica scritta. Ogni volta che c’era qualche scena nuova, mi chiamava per farmela ascoltare per telefono. La musica è cambiata insieme al film. La versione finale alla fine delle riprese era molto diversa rispetto all’inizio.
E dunque, è un processo molto complicato, che dipende dal materiale che viene scelto per il film. Ma sicuramente tutto comincia dal sentire un’idea, che si sviluppa poi in una sceneggiatura e uno storyboard che contiene tutto il mondo del film con i suoi suoni e la sua musica.

3. Il tuo cortometraggio si basa su una poesia russa in Yiddish, ma si legge anche come una favola per bambini. Cosa ti ha affascinato particolarmente nello scegliere questo soggetto?
E’ proprio così: da un lato si tratta di una storia semplice, che ogni bambino può capire, dall’altro riguarda anche gli adulti. Per i bambini molte cose sembrano chiare perché essi credono a cose impossibili, a differenza degli adulti. Ecco perché i bambini amano i cartoni animati: un’altra realtà è migliore della vita quotidiana. Nel mio film ho cercato di rendere il mondo interessante per tutti. Non dipende solo dalla storia , ma anche da una scelta artistica. Sarebbe stato possibile disegnare in maniera più semplice, come sono fatti molti cartoni animati, ma per me non sarebbe stato interessante. Nel cinema d’animazione è possibile creare un mondo che è metafora della vita reale. E’ poesia da guardare ed ascoltare. In questa storia, le persone hanno sempre qualche sorta di problema. E vanno in cerca di aiuto da altri uomini, più saggi. Ma anche i saggi sono uomini e possono perdere la pazienza. E’ come un circolo vizioso – appena si trova la soluzione ad un problema, ne viene subito un altro. La storia mi è sembrata l’ideale metafora dei casi della vita. E’ ben noto che un autore può rispecchiare la propria vita e il proprio approccio ad essa nel suo lavoro. Se questo approccio trova risposta in altre persone, si può dire di essere fortunati.

4. Dedicarti all’animazione è stata per te una scelta, una passione, un lavoro o ci sei entrato per caso?
Quando ero a scuola, c’era l’usanza di far compilare dei questionari agli alunni. Era sempre presente la domanda: quale professione vorresti fare da grande? Io scrivevo sempre due cose: artista d’animazione o stilista. Quest’ultima, per accontentare mia madre. Ricordo una mostra a Voronezh – la città in cui ho vissuto per 14 anni e in cui ho finito la scuola. Lo studio di Mosca “Souzmultfilm” esponeva diverse immagini, sfondi e personaggi dei miei film preferiti. Uno era “Vinnie the Pooh” di F.Khitruk .Chi avrebbe immaginato che sarebbe stato uno dei miei maestri! Stentavo a credere che questi personaggi fossero di carta o di celluloide. Per me erano vivi. Fu uno shock. Così cominciai a pensare che anch’io avrei potuto disegnarli. Capii immediatamente come poter realizzare un film. Specialmente quando la tv cominciò a mandare in onda i cartoni Disney tradotti in russo.
Poi me ne dimenticai per alcuni anni. Volevo fare la pittrice. Andai a Gerusalemme, feci recitazione in un teatro e studiai all’accademia d’arte per due anni . Al terzo anno dovetti scegliere la specializzazione per il biennio successivo. E scelsi animazione. Mi sono diplomata con il film “La lettera” basato su una novella di Daniel Kharms. Lo mandai al festival internazionale di “Krok”, che si tiene su un battello a vapore. Fui invitata a partecipare per Israele: lì conobbi tutti i maestri dell’animazione russa e decisi che sarei tornata a Mosca per studiare lì in questo settore. Quindi, in parte è stata una scelta, in parte un caso. Penso che in ogni mestiere, quando lo si ama, questi ingredienti –passione, scelta e caso- funzionino insieme.


5. Quali sono le tue radici culturali come regista d’animazione?

Tutto gioca un ruolo nella formazione professionale di una persona: la gente che si incontra, il paese in cui si vive, gli amici, i libri, i film, gli spettacoli, la musica – tutto ciò che entra nella sfera della percezione e della comprensione.
Posso sicuramente dire si essere stata influenzata da personaggi importanti in diversi ambiti artistici. I film di Chaplin, Tarkowsky e Fellini sono molto significativi per me. Artisti - Rembrandt, Caravaggio, Degas e Monet, Pavel Fedotov. Scrittori – Bulgakov e Dostoevsky. Musicisti – Bach, Nino Rota e Chaplin. Nell’arte dell’animazione – Y.Norshtein. Ne potrei citare molti di più. La cosa principale per questi artisti e tirare fuori i sentimenti delle persone, trovando le immagini artistiche essenziali di eventi, di persone, di tempi. Questo per me è interessante nell’arte.
Tutto quello che so fare oggi lo devo alle persone che ho incontrato e ai miei genitori, che hanno dedicato molto tempo alla mia crescita e alla mia formazione sin dall’infanzia. Alla scuola d’arte di Voronezh avevo un’insegnante che si chiamava E.A. Petrova. Avevamo dodici anni quando cominciammo a studiare, ma lei ci trattava già da adulti. Perciò dovevamo comportarci bene: era una vergogna se disegnavamo male.
A.Zagorodnyh è artista e direttore di uno studio che frequentai finita la scuola. Ad una sua mostra vidi un piccolo acquerello intitolato “Horizontal” – mi piacque così tanto che avrei venduto il mio pianoforte (secondo me quello era l’oggetto più prezioso che avevamo in casa). Poi quando mi convinsi che non era possibile, mi accontentai di conoscere l’artista e cominciai a fare apprendistato nel suo studio. Prima della mia partenza per Israele, mi disse.” Ira, conosci tutte le mie opere. Voglio farti un regalo: scegline una! “ E io scelsi “Horizontal”.
In Israele ho incontrato tante persone meravigliose che mi hanno aiutato molto in questo nuovo paese – potrei scrivere tanto su di loro. Ho recitato per cinque anni al teatro “Mikro” di Gerusalemme. La direttrice di questo teatro, I. Gorelik, è la mia prima maestra di vita e nell’arte. Tutti gli anni in Israele sono stati in stretto contatto con le sue opinioni.
Durante i due anni del Corso Superiore per Registi a Mosca, ho parlato con molte persone, viste sino ad allora solo in televisione. F.S.Khitruk , Y.B.Norshtein e V.P.Kolesnikova mi hanno insegnato a realizzare film animati. V.P.Kolesnikova mi ha insegnato il movimento- il cuore dell’animazione. Senza di esso i personaggi non potrebbero muoversi sullo schermo. Quando le si chiede chi è l’animatore lei risponde “un attore che disegna”. In questo senso, la mia esperienza teatrale mi aiuta molto nella realizzazione dei film.
Parlare di “radici culturali come regista di animazione” è complesso perchè è una cosa globale. E’ come analizzare un cammino di vita. A me riesce di rendere un’idea più vera di questa analisi nelle mie opere.

6. L’animazione digitale è secondo te una questione di tecnologia oppure è un’arte?
L’animazione è un’ arte. “Digitale” significa semplicemente che si possono utilizzare mezzi digitali, come il computer o la telecamera. Sono soltanto degli strumenti che ti permettono di realizzare qualcosa.

7. Il tuo film è attraversato da un filo di ironia. Puoi spiegare il senso del ballo finale dei personaggi?
Il senso è che non sempre la gente riesce a trovare immediatamente la soluzione ad una situazione difficile. Anche il più saggio dei saggi. Ma quando si ha la gioia di vivere, è una festa e tutte le difficoltà sono dimenticate e smettono di esistere. Almeno temporaneamente. Le danze accompagnano ogni festeggiamento nella tradizione ebraica. E anche a me piace la danza.

8. Qual è il messaggio del film, se c’è?
Non ho voluto cercare alcun messaggio. Ho solo raccontato una delle storie della gente di Khelom.

9. A cosa stai lavorando adesso? Hai nuovi progetti nel campo dell’animazione oppure il tuo film è stato semplicemente un gradino verso qualcos’altro?
Sto lavorando a diversi progetti, relativi all’animazione e non solo. Disegno, creo animazione per i film degli altri. Non molto tempo fa ho cominciato ad insegnare animazione ai bambini.
Ho delle idee che mi piacerebbe realizzare. Una è un film basato sui miei ricordi di infanzia e sui racconti dei miei genitori. Vari avvenimenti divertenti accaduti dall’età di tre anni e ho vissuto prima a Leningrado, poi a Rostov sul Don e Voronezh. Una delle cose più importanti da ritrarre in un film sarà anche la vita a Gerusalemme, e più tardi a Mosca. Mi piacerebbe catturare il tempo, e me dentro di esso, dove ho vissuto e vivo ora, le persone che incontro e a cui trasmetto la poesia di questi luoghi – dei “Life Sketches”.
Un’ altra idea è basata sulle favole e i racconti sui sette saggi di Khelom. Non sarà la continuazione del film precedente, ma piuttosto l’evoluzione degli stati d’animo dei saggi in varie situazioni, divertenti, tristi, commuoventi in cui si trovano. E dopo il mio viaggio a Roma, vorrei ambientare lì una storia sui sette saggi. Sono rimasta molto colpita dal Ghetto e dalla sua atmosfera. Sarebbe interessante collocare questi sette vecchi ebrei al tempo dell’Impero Romano e sviluppare un viaggio nel tempo e nei diversi luoghi del mondo.
E ancora, c’è una storia di I. B. Singer. Un film che riguarda la vita che continua dopo la morte, perché i nostri cari sono sempre vicini quando ne abbiamo bisogno.
Infine l’idea di girare un film ispirato a un racconto di I.L Peretz. Si tratta di una parabola, basata su una storia fantastica, di una capra che riusciva a catturare le stelle con le corna. Mi interessa capire qual è la vera causa della felicità per gli esseri umani.
E’ molto difficile trovare i finanziamenti ai propri progetti. Per ora sto sviluppando queste idee in casa. Certo mi piacerebbe girare i miei film senza dover dipendere da un altro studio di animazione a Mosca, ma questo significa avere un produttore ed uno studio personale.

10. Come ti immagini il futuro del cinema d’animazione? Che rilevanza ha nel tuo paese? E’popolare tra i giovani?
Fino all’inizio degli anni ’90 in Russia (ex Unione Sovietica), c’erano finanziamenti pubblici per il cinema d’animazione. Questo significava doversi solo concentrare sugli aspetti creativi. Per questo motivo, fu fondata una grossa scuola d’animazione , lo studio “Souzmultfilm”, che sfornava 36-40 film l’anno. Inoltre, i finanziamenti arrivavano indipendentemente dal successo economico, perciò tutti questi film erano fruibili comunque, e diversi per tecnica e stile. I.P.Ivanov-Vano, R.A.Kachanov, F.S.Khitruk, Y.B.Norshtein, E.V.Nazarov, A.Y.Khrzhanovsky, G.Y.Bardin, V.M.Ugarov- molte generazioni di bambini sono cresciute con i film di questi maestri e molte generazioni di studenti hanno appreso da loro.
Oggi molti registi realizzano film o intere serie coperte da una distribuzione per il cinema e la televisione. L’interrogativo fondamentale è quanto spettacolari riusciranno ad essere e come saranno recepiti da un grande pubblico. Il finanziamento statale è limitato. I cortometraggi d’autore non hanno potenzialità commerciali e non interessano ai distributori. Questo è il motivo per cui i registi indipendenti devono attendere a lungo i finanziamenti statali o trovarsi un produttore. Non è facile convincere chi ha i soldi a investire nel tuo prodotto, senza sapere quale profitto ne trarrà.
I nuovi film animati d’autore trovano spazio nei festival, in programmi specializzati, in alcuni cinema o in internet - http://vision.rambler.ru/cartoons/.
C’è un sito che contiene tutte le informazioni sul cinema d’animazione russo: registi, sceneggiatori, artisti, disegnatori, attori, film : - http://www.animator.ru/db/?ver=eng
Ci sono alcuni studi a Mosca che lavorano molto, per esempio il “Pilot” Studio. Producono la serie intitolata “La montagna delle gemme”, basata sulle favole di diverse nazioni sovietiche- http://www.pilot-film.com/
(questo sito è solo in russo).
Lo Studio “Metronom” ha appena ultimato un ciclo di cortometraggi basato sulle ninne nanne. Il titolo è “Ninne nanne dal mondo” - http://www.lull.ru/eng/index.html

11. Dopo la cerimonia del premio, ti sei concessa una “vacanza romana”. Quali sono state le tue impressioni dell’Italia?
Ho sempre sognato di venire in Italia,ed è stato un grande evento per me. Quando sono arrivata in piena notte a Cetraro, l’albergo mi è sembrato una reggia. La mattina dopo, uscendo all’aperto, ho visto il paradiso terrestre –piante di ulivo e mandarino al mare fanno questa impressione. Probabilmente Adamo ed Eva si trovavano in un posto simile.
Mi piace molto il colore marrone, e la prima coincidenza a Roma è stata trovare quelle tonalità del marrone e dell’ocra che mi hanno fatto immediatamente sentire a mio agio. Tutte le cose che ho letto e studiato alla scuola d’arte e poi all’Accademia le ho apprese solo attraverso le immagini, la letteratura, le favole- qualcosa che sembrava molto lontano e non verosimile. Ma qui ho subito capito che tutto ciò è realmente accaduto molti secoli prima del Cristianesimo e che ancora è lì. E il Cristianesimo è in fondo solo una fase della storia dell’umanità.
Michelangelo. Ho visto Mosè, e la cappella Sistina. E’ stato impressionante pensare alle migliaia di persone che passano per questo luogo e restano per ore con la testa all’insù. Persone da tutte le parti del mondo che trascorrono ore in fila. Il Giudizio universale, e la Pietà in San Pietro.
Caravaggio mi ha anche molto colpito, anche se ho visto solo una piccola parte delle sue opere.
Gli italiani, poi, sono gente meravigliosa. Ero in autobus e non sapevo a quale fermata scendere. Gli altri passeggeri hanno iniziato a consultarsi ad alta voce, finchè uno ha alzato la mano, e mi ha dato l’informazione esatta.
Sono stata al museo Barberini e Doria Pamphili. Ma soprattutto ho camminato in giro per la città senza riuscire a fermarmi. Una volta ritornata a Mosca, ho continuato a passeggiare per Roma nei miei sogni, ma mi sono svegliata perché non sono riuscita a raggiungere via Margutta: non esiste una strada con questo nome nella mia città.

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