venerdì 30 novembre 2007

INTERVISTA A MARTIN RAHMLOW, VINCITORE DEL PREMIO SIMONA GESMUNDO CORTI D’ANIMAZIONE 2007 PER LA SEZIONE “DIGITALE”

di Francesca Villani

Hai preso ispirazione da qualcosa o qualcuno per il tuo film?
Il titolo “Anguille” è ispirato a una scena del romanzo di Gunther Grass, “Il tamburo di latta”, in cui alcuni uomini pescano anguille con una testa di cavallo mozzata. La conversazione tra il Viaggiatore e la Guerra, in uno sfondo surreale e angosciante, ricorda in qualche modo la Divina Commedia, direi. Il modello del personaggio del Viaggiatore si ispira alle sculture di Giacometti e per il paesaggio martoriato dalle bombe ho guardato le fotografie e i disegni di Otto Dix sulla Prima Guerra Mondiale.

Il film ha richiesto una lavorazione di quasi quattro anni, dall’idea iniziale al prodotto finito. Perché?
Intanto è un film in 3D che dura ben 17 minuti con 5 personaggi e cinque ambienti diversi. Prova a realizzarlo in minor tempo! Scherzo, ovviamente, ma bisogna ricordare che si tratta del lavoro di uno studente: non si ha a disposizione una filiera di produzione come in un vero studio di animazione; e si impara mentre si crea, si fanno errori, ed è necessario tornare indietro due o tre volte per correggerli.

Chi è “il viaggiatore”?
Sei tu. Potrebbe essere chiunque, perché tutti sono alla ricerca della fortuna.

Dedicarti all’animazione è stata per te una scelta, una passione, un lavoro o ci sei entrato per caso?
E’ stata una punizione! Ma ho sempre amato disegnare e adoro le storie, perciò l’animazione sembra una buona scelta nel mio caso.

Quali sono le tue radici culturali?
Sono nato e cresciuto a Kiel, sul Mar Baltico, una regione ricca di storia e di cultura. Qui ci sono le meravigliose città della storica Lega Anseatica e dei paesaggi spettacolari.

L’animazione digitale è secondo te una questione di tecnologia oppure è un’arte?
E’ piuttosto uno strumento, come una matita. Ma oggi viene ancora usato in una maniera piuttosto tradizionale, conservatrice. Niente di male, certo, ma credo che in futuro ci sarà spazio per approcci più originali e indipendenti.

Il tuo film è molto romantico, nel senso letterario del termine. Sei d’accordo con questa opinione?
Sì e no. Dipende dalla tua prospettiva. Se lo guardi con gli occhi della Guerra, per esempio, sarebbe meglio definirlo patetico.

Qual è il messaggio del film, se c’è?
Potrei rispondere a questa domanda con una sola parola oppure con pagine intere. Mi sembra più giusto lasciare la cosa all’interpretazione individuale.

A cosa stai lavorando adesso? Hai nuovi progetti nel campo dell’animazione oppure il tuo film è stato semplicemente un gradino verso qualcos’altro?
Al momento sto lavorando all’Università di Volda, in Norvegia, come insegnante di Maya (software per la modellazione, l'animazione, gli effetti e il rendering 3D, n.d.r.). E ho appena iniziato a scrivere la sceneggiatura per un nuovo cortometraggio.

Come ti immagini il futuro del cinema d’animazione? Che rilevanza ha nel tuo paese? E’popolare tra i giovani?
Mi chiedo se i grandi studi di produzione statunitensi continueranno a produrre film di intrattenimento per famiglie, storie con personaggi di peluche che devono imparare ad accettarsi l’un l’altro, oppure se nel futuro si tenterà di fare dell’altro. In Germania il cinema d’animazione ha una rilevanza solo in relazione all’intrattenimento spettacolo per bambini.

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