lunedì 28 aprile 2008

Il sito archeologico di Blanda

di Carlo Andreoli

Tra le tante risorse del Tirreno Cosentino, un posto di rilievo è occupato pure dall’archeologia; che vanta siti che rimontano dall’era paleolitica fino al tardo impero della civiltà romana. Ed uno dei siti più importanti della nostra riviera è costituito dai resti dell’antica città italica di Blanda, scoperti di recente sul colle del Palècastro, prossimo alla contrada Poiarelli del Comune di Tortora. Di questi resti di città faceva già menzione un erudito del ‘500, come il Barrio, che citava sul Palècastro “le vestigia di un’antica cittadella”; fino a giungere a studiosi più recenti, quale Oreste Dito, che nel 1934 segnalava come i ruderi del Palècastro fossero riconducibili senza meno alla scomparsa città di Blanda. Ma, dopo qualche rinvenimento sporadico occorso negli anni ‘70, bisognò giungere fino al 1990 perché una campagna di scavi, ordinata dalla Soprintendenza ai Monumenti, potesse dare adito alla scoperta sistematica dell’intero sito, che offre ancora oggi nuovi rinvenimenti.
Sul pianoro del Palècastro, che presenta un’estensione di circa 5 ettari, s’è scoperto, dunque, come esso abbia avuto una frequentazione originaria di popoli enotri, risalente circa al VI secolo a.C.; i quali furono i fondatori dell’antica cittadella, dato che “palècastro” in greco arcaico vuol dire appunto “città vecchia”. Ad essi subentrarono, quindi, popoli lucani; i quali, nel IV secolo a.C., dominavano un territorio esteso dalla Lucania fino alle foci del Lao. Furono loro che cinsero di mura la città, per un perimetro lungo circa un chilometro; a segno dell’importanza strategica che Blanda aveva acquisito in questa fase. E, per essersi i Lucani schierati con Annibale, durante la Seconda Guerra Punica, la città fortificata di Blanda fu espugnata dai Romani nel 214 a.C., come tramanda Tito Livio. Sicché, da allora, prese inizio la frequentazione romana che culminò, nel I secolo a.C., con la costruzione d’una città nuova, chiamata Blanda Julia, di cui sono emersi i monumenti più importanti. Si tratta, innanzitutto, d’un foro – piccola piazza quadrata – intorno a cui si snodano, per tre lati, una serie di botteghe, un vano porticato ed una piccola basilica. Circostanza che fa credere che Blanda Julia sia stata soprattutto un centro d’amministrazione e non quindi una città vera e propria. Sul lato opposto, sono stati scavati, invece, tre tempietti di tipo italico, accostati l’uno all’altro, preceduti da una breve gradinata che immetteva prima al pronao e quindi al naos, la cella interna del tempio. Nel piazzale era quindi sistemata una fontana e lungo il fianco della piccola basilica s’ergeva la statua d’un magistrato cittadino, Arrio Climeno, che s’era distinto per alcune elargizioni, di cui è rimasta solamente la base iscritta. Il tipo di lesioni riscontrate su un tempio lascia presumere che un sisma, intorno al II secolo d.C., abbia dato inizio al tracollo della città romana. Anche se Blanda fu, in seguito, sede d’un vescovado di cui si fa memoria fino al secolo VIII. Ma, divenuta feudo longobardo e quindi minacciata dalle continue incursioni saracene, a partire dal secolo IX l’antica cittadella del Palècastro si spopolò del tutto; e la sua gente migrò verso l’interno per fondare la città nuova di Tortora.
Della vecchia Blanda resta oggi l’impianto, che si profila inciso sul colle del Palècastro e che presenta continue novità, come una domus rinvenuta di recente sul lato occidentale del pianoro. Mentre talune opere d’arte, come la fronte d’un sarcofago strigilato dei primi tempi del IV secolo d.C., hanno trovato un’adeguata sistemazione nella Mostra Permanente di Palazzo Casapesenna a Tortora.
Un modo giusto per unire insieme il passato ed il presente d’un solo territorio; per farci intendere che il futuro della storia è proteso tutto nel domani.


Radio1One
(Venerdì 25 Aprile 2008)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ricordatelo sempre! I blandani fondarono Tortora, non Maratea!!!!